Articolo di Enrico Zoi per la rubrica “A tavola con ”  – Affidiamo al regista Alessandro Rossellini, che ne è il nipote, un breve ritratto di uno dei Maestri del cinema italiano visto attraverso la lente di ingrandimento della cucina, della buona tavola, del gusto: Roberto Rossellini.

Alessandro Rossellini è autore, tra l’altro del documentario ‘The Rossellinis’ (2020), dedicato alla ‘dinastia’ del grande regista: veramente un’opera pregevole, un film sensibile e sincero, (auto)ironico e attento, un affresco familiare condotto con amore e capacità di introspezione e di critica. Lo trovate su Raiplay a questo link: https://www.raiplay.it/programmi/therossellinis.

Un film nel quale, come recita il testo che proprio su Raiplay, introduce alla visione, “all’età di 55 anni Alessandro Rossellini, nipote di Roberto, decide di incontrare tutti i componenti della famiglia per comprendere se anche loro siano affetti da una malattia che lui definisce come ‘rossellinite’. È cioè convinto che l’ingombrante figura del nonno, sia sul piano professionale sia su quello privato, abbia finito con il condizionare l’esistenza dei suoi consanguinei nonché di coloro che con essi hanno avuto legami affettivi, a partire da sua madre, la ballerina afroamericana Katharine Brown”. Merita.

Presa_del_potere pasto

Presa_del_potere pasto

la via dei ricordi

E induce noi a volerne sapere di più e a chiedere ad Alessandro di dare il via a tutti i suoi ricordi… Ne esce una conversazione su Roberto Rossellini forse non esaustiva dell’argomento, ma genuina, schietta e simpatica, proprio come il documentario.

“La prima cosa che mi viene in mente tra i film del nonno è una scena de ‘La presa del potere da parte di Luigi XIV’ (1966), che racconta il recupero del potere da parte del re in un periodo di crisi all’interno della sua aristocrazia, recupero che avviene attraverso la centralità proprio del personaggio reale, il quale costruisce Versailles ponendosene al centro. Chi è più vicino a lui è da considerarsi più importante, e poi a seguire gli altri, a calare. Qui c’è la famosa scena del pasto del re davanti a tutta la popolazione nobiliare che vive dentro Versailles, con il fratello che elenca le pietanze e Luigi XIV che assaggia qualcosa. Il potere si manifesta anche attraverso il cibo”.

Un frammento del film di Rossellini è visibile qui si susseguono piselli, il verduraio al quale si chiedono notizie della lattuga, il maialino da latte, le guarniture alle ceste di frutta (perché naturalmente anche l’occhio vuole la sua parte) giudicate scarse di salsa e di guarnizione, la pasta delle frittelle (‘è ben lievitata?’), le frittelle con la marmellata (’24 al cioccolato e 24 alla vaniglia). Questo per quanto riguarda l’interno della cucina. Poi arriva il fatidico momento del pasto, un autentico rituale, completo di ‘musica del re’.

Aggiungeremo che, al di là del film, le fonti storiche raccontano come Luigi XIV usasse mangiare quattro minestre, carne di fagiano e pernice, insalata di legumi, castrato in umido, prosciutto, dolci, frutta e uova sode. D’altronde, è noto che il re fosse di appetito! Ma torniamo ai film di Roberto Rossellini.

Alessandro Rossellini

Alessandro Rossellini

Il cibo nei film di Rossellini

“Mi viene in mente una scena di ‘Francesco Giullare di Dio’ (1950) – prosegue Alessandro -, in cui i frati mangiano dei tuberi e ne muoiono: i maiali possono cibarsene, gli uomini no! Un’assunzione velenosa che mi ricorda anche la cicuta che deve bere Socrate nel film tv a lui dedicato dal nonno nel 1970. In questi due film, penso al valore del cibo come vita, ma anche come morte. Nel suo cinema, il cibo è metafora di grandi valori della vita: il potere, la morte e la vita stessa”.

Completiamo la riflessione di Alessandro, menzionando per la cronaca due episodi di ‘Francesco Giullare di Dio’, dedicati uno alla ‘Meravigliosa cena con sorella Chiara ‘ e l’altro a ‘Un pranzo per quindici giorni’. Il film sul Santo di Assisi è disponibile su PrimeVideo, mentre quello su Socrate lo trovate su Youtube (tinyurl.com/SocrateRossellini).

E durante la lavorazione dei film, qualche ricordo?

“Quando c’erano dei banchetti sul set e io andavo, volevo sempre mangiare quelle pietanze, ma non si poteva: era cibo di scena, quindi la qualità stessa… e poi le scene vengono girate un pezzo alla volta… ma, negli intervalli fra l’una e l’altra, io andavo a rubare qualcosa e mi rimproveravano. Comunque, i resti me li davano, oppure prendevano le cose dal cestino e mi dicevano che erano le pietanze del set!”.

Socrate

Socrate

Attingere ai ricordi

“Per quanto riguarda i miei ricordi delle abitudini culinarie di Roberto Rossellini – continua Alessandro -, va detto che il nonno è arrivato a pesare 160 chili e ha dovuto vivere gran parte della sua vita in ristrettezze. Negli ultimi anni, ha abitato di fronte alla casa della mia nonna, Marcella De Marchis, da cui era separato da trent’anni, però lei stava attenta alla sua cura dimagrante.

La cosa che può far ridere è che poi in realtà gli dava tonno, uova in camicia, uova al pomodoro, tutte cose considerate pesanti. Poca pasta. Ricordo anche che il nonno non poteva mangiare l’aglio, ma amava -si è visto! – le uova, l’amatriciana (una sua passione), la pasta con le vongole.

Era molto legato alla cucina tradizionale italiana, in particolare quella romana, però aveva un vero amore per il nostro Sud e per la sua cultura legata ai riti religiosi, che lui, in qualche modo, trovava anche folli, e ai riti del cibo. Soprattutto Sicilia e Costiera Amalfitana, dove ha girato molte delle sue pellicole. Mia nonna Marcella la incontrò però a Ladispoli. Lei faceva la tellinara, cioè andava a fare le vongole (telline nel mio ricordo) e lui, come ho già detto, amava la pasta con le telline, benché la facesse – chissà come! – senza aglio!

Non beveva alcool. Credo che, in gioventù, fosse uno che gozzovigliava, e poi, invece, ha portato avanti una linea di sobrietà totale da questo punto di vista, trovando che il cervello fosse l’organo più importante da salvaguardare. Ogni tanto con lui andavamo a mangiare in ristoranti di tradizione italiana”.

Francesco e Chiara

Francesco e Chiara

“Ricordo infine un episodio raccontato da Federico Fellini, divenuto non scena di un film, ma narrazione storica dell’epopea rosselliniana. Allora, Rossellini si trova sulla Costiera Amalfitana, sta girando con Federico Fellini e Anna Magnani l’episodio ‘Il miracolo’ del film ‘L’amore’ (1948).

Ha da poco ricevuto la famosa lettera di Ingrid Bergman dopo che l’attrice ha visto ‘Roma Città Aperta’ (1945) e ‘Paisà’ (1946). Mio nonno le risponde con un telegramma. In albergo, sta aspettando che lei a sua volta gli risponda. Lì c’è anche Anna Magnani, all’epoca sua amante e donna notoriamente molto gelosa.

Mio nonno va in portineria e avverte che sta attendendo un telegramma per lui molto importante, chiedendo di farglielo avere subito, ma in maniera assolutamente discreta, senza che nessuno lo venga a sapere. Il signore della portineria, durante l’attesa del pranzo con l’intera troupe del film (niente cestini, mangiavano tutti insieme, anche perché lui teneva alla democrazia all’interno del set), arriva dal nonno a capotavola (con la Magnani accanto) facendo dei cenni strani (il dito davanti alla bocca, occhiolini vari), lui fa finta di non capire, arrivando a dire: ‘Stiamo mangiando adesso, non ci disturbi!’. ‘Ma mi ha detto lei che era importante!’.

Anche la Magnani sembra far finta di niente. Poi arriva una grande zuppiera piena di pasta. Il cameriere fa per cominciare a servire, ma l’attrice lo ferma: ‘Ci penso io’. E – così racconta Fellini – rovescia tutta la pasta sulla testa di mio nonno!”.

Enrico Zoi

 

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