Secondo appuntamento con la rubrica di Enrico Zoi ‘A tavola con…’.  – Oggi l’attenzione va tutta a David Lynch. E ci facciamo raccontare il suo rapporto con l’enogastronomia da uno dei massimi conoscitori della sua opera, quel Matteo Marino autore del saggio I segreti di David Lynch (BeccoGiallo, 2018), nonché fondatore del sito davidlynch.it, attorno ai cui social si raccoglie la più vasta comunità italiana di fans del regista di Twin Peaks. Di Marino è anche il booklet della limited edition Blu-ray di Inland Empire, realizzata da CG Entertainment.

La torta di ciliegie

Se dici Twin Peaks – esordisce Marino -, dopo il tormentone ‘Chi ha ucciso Laura Palmer?’ la seconda cosa che ti viene in mente è una bella fetta di torta di ciliegie con accanto un caffè nero bollente. Specialmente se hai appetito! E vale anche il contrario: oggi l’immagine di una torta americana da cui fuoriesce un ripieno di un bel rosso invitante ci fa pensare subito a Twin Peaks, perfino se non ne hai mai visto una puntata. Un binomio indissolubile.

Nella serie di culto creata da David Lynch e Mark Frost all’inizio degli anni ’90, il cibo della tavola calda americana, a cui aggiungeremmo le ciambelle che trangugiano gli agenti alla stazione di polizia (e parliamo di tavolate immense di ciambelle ricoperte di glasse lucenti di tutti i colori), è la base sicura da cui partire e a cui tornare prima e dopo i viaggi nell’incubo che i protagonisti sono chiamati a intraprendere, e con loro noi spettatori. Quel cibo tipico, quel comfort food, è un inno alla vita semplice e all’amore, un invito all’accoglienza, alla condivisione e alla socialità, e prende connotazioni quasi epiche quando i personaggi ne decantano le lodi.

Ma a Twin Peaks tutto è doppio, dalle cime gemelle del titolo alle vite degli abitanti, per non parlare della dimensione ulteriore che l’agente speciale Dale Cooper intravede nei sogni, il cui ingresso si apre nei boschi che circondano la cittadina. È un posto di cui vediamo solo una sala d’attesa, con i pavimenti a zig zag e le tende rosse, una Red Room dove, se le cose vanno male, il caffè si solidifica nella tazzina e non puoi berlo…

Anche il cibo paradisiaco del Double R (è il nome della tavola calda di Twin Peaks, come sanno bene i fan) ha quindi il suo doppio negativo: la ‘garmonbozia’, una specie di pappa di mais di cui gli abitanti di questa dimensione interstiziale si nutrono. In Lynch quasi niente viene spiegato chiaramente, ma nel caso della garmonbozia sappiamo con esattezza che si tratta della rappresentazione tangibile del dolore e della sofferenza degli esseri umani, di cui l’essere noto come BOB è particolarmente ghiotto”.

Questo per Twin Peaks. E nei film?

Ho cominciato da Twin Peaks perché è l’esempio lampante del ruolo del cibo nelle opere di Lynch (una torta di ciliegie ricopre anche un ruolo fondamentale nella terza stagione della serie, rilasciata nel 2017), ma c’è anche il famigerato ‘pollo meccanico’ di Eraserhead, surreale correlativo oggettivo dell’angoscia provata da Henry Spencer durante la cena coi genitori della fidanzata che, a sua insaputa, ha dato alla luce un bambino a malapena formato, a malapena umano. C’è la valenza sociale e normalizzante del tè bevuto in The Elephant Man, per esempio quando il dottor Treves porta John Merrick a casa sua a conoscere la moglie. C’è il diner di Mulholland Drive, il Winkie’s, altra tavola calda, questa volta losangelina (e si potrebbe aprire una parentesi sul diner come luogo simbolo americano/hopperiano).

È qui che Lynch ambienta una delle sequenze più inquietanti della sua filmografia, quella in cui una figura tutta nera (una barbona) spunta fuori da dietro un muro sul retro del locale, spaventando a morte un uomo che aveva sognato proprio quel momento. Facendo ricerche per il mio libro I segreti di David Lynch ho scoperto che la scelta del luogo delle riprese non è stata casuale: quello dietro il locale – nella realtà si chiama Denny’s – ai vecchi tempi era l’angolo dove la mattina si mettevano in coda le comparse in cerca di un ingaggio.

Quel Winkie’s è un analogo di Hollywood, un posto con una facciata scintillante e seducente che però nasconde un lato oscuro, in agguato per tutti, soprattutto per i sognatori. Perché è così che per alcuni finisce il sogno di diventare attore a L.A., una città che di notte – chi l’ha visitata lo sa – si riempie di senzatetto anche giovanissimi, aspiranti star che non ce l’hanno fatta. E prendono posto proprio sui marciapiedi della famosa Hollywood Walk of Fame, come Lynch fa vedere in Inland Empire. Il cibo e i suoi luoghi nelle opere di Lynch si caricano quindi di valenze e simbolismi, di funzioni e di emozioni. Il cibo non è quello che sembra”.

Quali sono le abitudini alimentari di Lynch?

Stranamente, su questo aspetto della sua vita abbiamo tantissime informazioni! Lynch infatti si è guadagnato nel tempo la reputazione di avere abitudini alimentari bizzarre e ossessive. Il fatto che la fonte principale di questa fama sia lui stesso può farci venire il dubbio che gli aneddoti sul cibo siano esagerati ad arte, il proverbiale fumo negli occhi soffiato in faccia agli intervistatori per sottrarre tempo alle domande troppo dirette sul significato delle sue opere (la sua reticenza in proposito è risaputa) e al tempo stesso offrire qualcosa di buffo e memorabile da scrivere ai giornalisti, così tutti sono contenti. Le testimonianze di diverse persone attorno a lui tuttavia convergono: a Lynch piace fissarsi. La fissazione la porta avanti magari per cinque, sei mesi, finché si stufa di quel cibo, e passa a un altro, che rimane invariato per altri cinque o sei mesi”.

Puoi farci degli esempi?

Più di quanti vorrei! Te l’ho detto che la faccenda è estremamente documentata. La prima e più persistente fissazione di cui si ha notizia risale al 1973: Lynch ha pranzato con un frappè al cioccolato presso la famosa catena Bob’s Big Boy di Los Angeles per ben sei anni consecutivi, tutti i giorni alle 14.30 in punto. ‘Molti di quei Bob hanno chiuso da quando ho smesso’, scherza quando lo racconta. A Lynch piace la routine, la ripetizione. Per un periodo sappiamo che ha pranzato con un più sostanzioso tonno su lattuga e ricotta, dopo di che è passato a feta, pomodori e un po’ di tonno conditi con olio d’oliva e aceto.

Poi lo stadio successivo: non solo preferiva mangiare la stessa cosa tutti i giorni (dal tonno era passato a un’insalata con noci, uova, vari tipi di verdure, niente pesce, niente carne), ma ogni boccone doveva avere lo stesso sapore, perciò l’insalata veniva immancabilmente frullata (sì, frullata, avete capito bene), e cosparsa infine di parmigiano. Non è molto noto, ma Lynch lo adora. Quando era sposato con la montatrice Mary Sweeney, la cena consisteva in un cubetto di parmigiano ricavato da una forma, tagliato da lei in pezzi e servito dentro un tovagliolo, da sbocconcellare accompagnato con un buon vino rosso.

Matteo Marino che mangia la torta di ciliegie (2)

Il matrimonio è finito dopo un mese ‘per differenze inconciliabili’. Un altro suo pranzo fisso più recentemente è consistito nel cosiddetto ‘brodo del Dr. Bieler’, una zuppa salutista a base di prezzemolo, zucchine, fagiolini e sedano (frullati, ovviamente) inventata da un medico qualche anno fa, seguita da esattamente sette mandorle. Nel 2020, durante una sessione di domande e risposte online per la David Lynch Foundation, il regista ha descritto così la sua routine:

‘Mi sveglio, mi lavo i denti e vado in bagno. Poi prendo un cappuccino e fumo una sigaretta. Poi faccio meditazione, prendo del nettare di amrita o un piccolo frullato con proteine in polvere, mirtilli e pesche. Quindi vado a lavorare’. Ho cercato cosa fosse questa amrita su Google: mi è uscito fuori un integratore alimentare rinvigorente e antiossidante a base di piante e derivati (uva spina indiana, sandalo, cannella, curcuma, pepe) usato nella tradizione ayurvedica, e mi è uscita l’amrita della mitologia induista detta ‘acqua della vita eterna’, una bevanda che gli dèi, non ancora immortali, sfiancati dalla lotta contro gli asura (i demoni), riuscirono a produrre solo chiedendo il loro aiuto. Di quale delle due tipologie farà uso Lynch?”

Come mai segue questi schemi alimentari così rigidi? Ha mai parlato delle motivazioni?

Quando gli è stato chiesto, Lynch ha risposto che lo fa perché è rassicurante ed efficiente, e accresce la sua creatività. Non perde tempo a pensare a cosa mangiare e può dedicare tutto il suo tempo al lavoro. ‘Quando la vita è ordinata, sei libero di raggiungere mentalmente qualsiasi posto, anche i più oscuri. Hai una sorta di base sicura da cui partire’, ha dichiarato. Poi quando è in vacanza o in viaggio, mangia quello che c’è di buono nei posti che visita e punto, in quelle occasioni non è schiavo delle sue abitudini consolidate. Non che non veda lui stesso la stravaganza di tale comportamento. Una volta ha preso in considerazione di parlare con uno psicanalista di questi cicli alimentari fissi. Gli ha chiesto: ‘L’incontro potrebbe influenzare la mia creatività?’. ‘Devo essere onesto’, gli ha risposto l’analista. ‘Potrebbe’. Lynch l’ha ringraziato e salutato”.

2. Matteo Marino - Foto di Adriana Tuzzo

E cosa beve Lynch?

‘È un fan dell’acqua in bottiglia e del vino rosso. Ma soprattutto, qualsiasi sia il cibo fisso del semestre, c’è una bevanda che non manca mai nelle sue giornate: il caffè. ‘Anche un pessimo caffè è meglio che niente caffè’ è il suo motto. Ha raccontato di averlo assaggiato per la prima volta quando aveva tre anni, attratto dall’odore della tostatura. In casa ha una macchina, la Marzocco, per prepararsene uno come si deve ogni volta che vuole. E stiamo parlando di… venti tazze al giorno!

Non stupisce che il saggio/reportage David Lynch non perde la testa di un altro grande David (David Foster Wallace), in visita al set di Strade perdute per scrivere quello che sarebbe diventato un capitolo di Tennis, Tv, trigonometria, tornado (e altre cose divertenti che non farò mai più), si apra con la descrizione del suo primo incontro con il regista intento a pisciare contro un albero: a quanto pare beveva così tanto caffè che non aveva sempre tempo tra le riprese di correre fino ai bagni. Al contrario di Dale Cooper, che ama il caffè ‘nero come il buio di una notte senza luna’,

Lynch lo prende macchiato e (a seconda se si trovi in un periodo salutista o meno) molto zuccherato. La sua passione lo ha portato addirittura a lanciare una linea di caffè tutta sua, product placement al contrario, dalla serie alla vita reale. Chi l’ha provata mi ha detto che dai suoi chicchi si ottiene effettivamente un ‘damn fine coffee‘, per citare sempre l’agente Cooper. Pensa che quando nel 2014 ho fondato il sito davidlynch.it, ho scelto come sottotitolo ‘Cinema, Twin Peaks, arte, meditazione, musica e caffè’!”

Ti viene in mente qualche altro aneddoto o curiosità?

Posso dirti che Lynch per molto tempo non ha mai cucinato in casa sua, soprattutto per via dell’odore, né permetteva ad altri di cucinare, piuttosto ordinava una pizza (cibo da aggiungere alla lista). A parte la quinoa. È addirittura possibile vederlo cucinare quinoa, in una video-guida di venti minuti estremamente particolare (link:), che lo mostra pure mentre lava i piatti.

Da quello che so, la sua posizione in fatto di cibo cucinato in casa col tempo si è ammorbidita. Chissà se ha fatto costruire la sua cucina ideale, così come l’ha descritta in un’intervista: ‘Sono convinto che la cucina dovrebbe essere separata dal resto della casa, fatta per lo più in cemento e acciaio inossidabile, con tubi ad alta potenza e scarichi nel pavimento. Dovrebbe avere un’enorme ventola di scarico per evacuare il fumo prodotto dal grasso. Altrimenti me lo immagino rivestire le pareti e tutte gli oggetti della casa, e questo per me non va assolutamente bene’. Una visione molto lynchiana”.

Un’ultima cosa: se uno volesse assaggiare la torta di ciliegie di Twin Peaks, cosa può fare?

La prima scelta sarebbe quella di raggiungere il Twede’s Cafe, il vero locale che si è travestito da Double R per il tempo delle riprese di tutte e tre le stagioni di Twin Peaks. Si trova a North Bend, nello stato di Washington, a una mezz’ora di macchina da Seattle, e sul menu ha letteralmente la ‘Twin Peaks Cherry Pie‘. Ovviamente è meta di pellegrinaggio dei lynchiani e delle lynchiane di tutto il mondo. In seconda istanza, a Los Angeles c’è il Du-par’s, un ristorante in stile diner in cui Lynch e Frost, mangiando e bevendo le loro specialità, ebbero l’idea iniziale della serie, per cui inserire la torta di ciliegie tra le hit del Double R fu un gesto spontaneo.

Se non vogliamo prendere un aereo, possiamo infine cimentarci noi stessi ai fornelli. Ma quale ricetta seguire? Trovate tre varianti (compresa quella originale del Du-par’s) in quest’articolo di davidlynch.it , dove trovate anche un video con mia mamma che mi cucina la sua versione (italianizzata ma comunque buonissima) per il mio compleanno, come ogni compleanno da quando la serie uscì in Italia su Canale 5. Scegliete la vostra preferita, accompagnatela con una pallina di gelato alla crema o alla vaniglia e un caffè dannatamente buono, e celebrate così la creatività e la passione di uno dei più grandi registi della storia del cinema. Se volete celebrarla invece con un frullato di insalata, liberissimi!”

Chiudiamo specificando che Matteo Marino non è solo David Lynch! Nato a Roma nel 1977, è critico cinematografico e televisivo. Ha collaborato con molte riviste tra cui ‘Film TV’, ‘Cineforum’ e ‘Filmcronache’. Dopo aver pubblicato per Lindau e Il Castoro Cinema, nel 2016 inizia a collaborare con BeccoGiallo, per cui, oltre al saggio su Lynch, ha scritto con Claudio Gotti i tre dizionari delle serie tv, raccolti nel 2021 in un unico volume riveduto e aggiornato, con contenuti inediti, dal titolo Serie tv cult OMNIBUS, e FILM POP ANNI ’80, scritto con Simone Stefanini (2020).