Articolo di Enrico Zoi per la rubrica “A tavola con…” –Anna Magnani dal punto di vista del suo rapporto con il cibo, la tavola, la convivialità? Ce la racconta Chiara Ricci, “Cultore della materia di Storia del Cinema e di Filmologia” (Università Roma Tre) e saggista e critica teatrale e cinematografica.

Chiara esordisce con alcune parole della stessa Nannarella: “’Un seno questo? Du’ caciocavalli. E la panza? Sempre gonfia, guarda qua, su ‘ste gambette de rachitica: ‘na patata infilata su du’ stecchini?’. Credo che per iniziare a raccontare dell’aspetto enogastronomico di Anna Magnani questa sua affermazione, ai limiti dell’’autodistruzione’ per qualunque donna, sia un curioso e interessante punto di partenza.

Anna Magnani e la cultura culinaria

Sì, perché il cibo è vita e così facendo l’attrice, pur ironizzando crudelmente sul suo aspetto fisico e quasi certamente inconsciamente e senza neanche pensarci, ha espresso un concetto totalmente contrario di partenza, facendosi essa stessa espressione di vita. Avrebbe potuto paragonarsi a qualsiasi altro essere o ad altra forma esistente in Natura. Invece, ha scelto proprio di prendere esempi nel campo del mangiare, e perché no?!, anche della buona cucina, quella più rustica, verace, diretta figlia della terra.

La stessa Anna Magnani è da considerarsi in tal senso, nell’accezione più nobile dell’espressione. Da sempre la nostra attrice è stata considerata figlia e donna del popolo, donna tra le donne, mater per antonomasia. È anche vero, però, che l’attrice è stata nella vita privata molto di più: donna di cultura, di gusti raffinati, amata dagli intellettuali ed artisti più celebri del Novecento. Da Renzo Vespignani a Tennessee Williams, da Renato Guttuso ad Alberto Moravia, da Eduardo De Filippo a Carlo Levi, solo per citarne alcuni.

 

Anna Magnani un’attrice relegata allo stereotipo di donna rumorosa e battagliera

Forse, il nostro cinema di allora ha mancato un’occasione, relegando l’attrice prevalentemente allo stereotipo di donna rumorosa, battagliera, pronta alla parolaccia, irruenta, impetuosa, incontenibile, tutta istinto e passionalità. Mi scuserete di questa breve ma doverosa precisazione, ma ho ritenuto utile e necessario riportarla per avere uno sguardo quanto più ampio e aperto riguardo la Magnani”.

Un’introduzione doverosa, Chiara, che penso ci sarà utile nell’entrare al nostro focus, ovvero al legame e al rapporto dell’attrice romana con la cucina…

“Da buona romana de Roma – prosegue la Ricci –, non si può negare che Anna Magnani avesse un bel legame con la buona cucina per quanto la sua professione e il suo mestiere, portandola spesso in giro per il mondo, abbiano potuto concederle. Pare avesse una predilezione per il vino rosé, per la pasta, il gelato (numerose sono le fotografie in cui viene ritratta sui set de La rosa tatuata (Daniel Mann, 1955) e Pelle di serpente (Pelle di serpente, 1958) e persino nell’episodio ‘La traversata’ diretto da Nanni Loy e contenuto nel film Made in Italy (1965) la vediamo affrontare decisa assieme alla sua famiglia una delle vie più trafficate e intasate di Roma per prendere un gelato ai regazzini.

È proprio il caso di chiederci: riusciranno i nostri eroi? Recuperate questo film e questo episodio veramente ‘sfizioso’, per utilizzare un termine che ben si adatta al campo culinario. Ma non solo, amici e colleghi della Magnani più volte nelle loro interviste hanno ricordato le sontuose cene di casa Magnani, soprattutto per festeggiare i Capodanno (dove era quasi rigoroso non essere tredici a tavola), per riunirsi e vedere il Festival di Sanremo, o trascorrere qualche giorno nel suo buen retiro a San Felice Circeo”.

Kino. Abbasso la ricchezza!, aka: Zum Teufel mit dem Reichtum, aka: Peddlin’ in Society, Italien, 1946, Regie: Gennaro Righelli, Darsteller: Anna Magnani, Vittorio de Sica. (Photo by FilmPublicityArchive/United Archives via Getty Images)

Qualche ristorantino?

“Come si è accennato, l’attrice ha mangiato nei ristoranti più in voga del periodo in tutta Italia e non solo. A Roma i ristoranti maggiormente frequentati erano La Carbonara a Campo de’ Fiori, l’Antica trattoria Angelino di Piazza Tor Margana, dove negli anni Sessanta veniva consegnato l’omonimo premio che la Magnani ha ricevuto il 27 aprile 1961, e ovviamente i caffè di Via Veneto, all’epoca sede e ispiratrice de La dolce vita.

Tra i ristoranti più significativi per l’attrice vi è la trattoria Federici a Ladispoli, luogo assai caro alla Magnani e a Roberto Rossellini negli anni della loro unione. Nella località balneare laziale, infatti, Rossellini era di casa: lì abitavano i suoi nonni e i suoi zii, lì ha trascorso gran parte della sua infanzia e anche il periodo successivo al matrimonio con la costumista Marcella De Marchis, lì ha girato i suoi primi cortometraggi e, pare, è sempre lì che sia avvenuta un’intima anteprima tra amici del capolavoro del cinema neorealista Roma città aperta.

Inoltre, la Magnani e Rossellini avevano un altro importante punto di riferimento culinario a Furore dove, al culmine del loro amore e durante la lavorazione de Il miracolo, il secondo episodio del film L’Amore (l’altro è La voce umana), si rifugiavano e dove la Magnani aveva acquistato nel Fiordo uno dei monazzeni, ovvero una casa dei pescatori.

Anna Magnani, right, rubs noses with her son Luca as they celebrate the boy’s 14th birthday in a nightclub in Rome, Italy, October 23, 1956. (AP Photo)

In questa località i due artisti erano soliti frequentare l’Hostaria di Bacco, aperta nel 1930 da Raffaele Ferraioli. Si racconta che la Magnani fosse golosa di una prelibatezza tipica del posto, i ferrazzuoli, un tipo di pasta realizzata a mano con il ferretto (simile ai maccheroni) e poi condita con pesce spada, pinoli, peperoncino e rucola.

Parlando di pasta, Magnani e Rossellini non si può non citare un episodio che negli anni e nei racconti è divenuto quasi una leggenda. Si racconta, infatti, che un giorno in procinto di pranzare (alcuni riportano a Roma, altri in Costiera amalfitana, altri ancora all’Hotel Excelsior di Venezia) a Rossellini si avvicini un cameriere o un portiere dicendogli di aver lasciato il telegramma che aspettava – ed era di Ingrid Bergman! – era arrivato e che, come da sue indicazioni, glielo avrebbe consegnato quando sarebbe stato solo, cioè senza la Magnani.

Quest’ultima che già aveva intuito cosa stesse accadendo tra il suo compagno e l’attrice svedese, andando su tutte le furie ma senza scomporsi troppo, dopo aver mescolato gli spaghetti nella zuppiera (altri parlano di stelline in brodo) abbia preso il recipiente e lo abbia rovesciato sulla testa del suo amato commensale. Vero o falso che sia, anche questo racconto/leggenda fa ben intuire il rapporto concreto, viscerale della Magnani con il cibo, usandolo – sprecandolo – persino come ‘arma’ e oggetto di vendetta. Simile alle torte in faccia di Buster Keaton e del cinema muto, per intenderci”.

E a proposito del suo cinema?

“Anna Magnani esplode al grande pubblico italiano e internazionale grazie al cinema e, in particolare, alla sua interpretazione della Sora Pina in Roma città aperta di Roberto Rossellini (1945), in cui si narra della capitale sotto l’occupazione nazista. Come si può ben immaginare, in quel periodo a Roma, come nel resto dell’Italia e del mondo, mangiare e acquistare il cibo è quasi impossibile. I prezzi sono alle stelle.

Per fare un esempio, un chilo di zucchero costava circa mille lire! Il cibo si compra servendosi delle tessere annonarie e naturalmente viene venduto razionato. Vivere è assai difficile, soprattutto se pensiamo a quanti bambini sono nati negli anni del Fascismo per seguire la politica della compagna demografica di Benito Mussolini. C’è un intero Paese letteralmente da sfamare.

In Roma città aperta la Sora Pina fa più volte riferimento alla mancanza di cibo per la propria famiglia, eppure con dignità riesce a preparare un decoroso pranzo di nozze per il festeggiare la sua unione con il tipografo Francesco, da cui aspetta un figlio. Purtroppo, però, la storia avrà tutto un altro risvolto drammatico. Qui ciò che ci interessa è il rapporto del cibo e della quantità del cibo a disposizione di cui si narra.

fotogramma del fil “Abbasso la miseria”

È il cinema neorealista, è la verità che viene portata sul grande schermo. Pensiamo anche ai successivi Abbasso la misera! e Abbasso la ricchezza! Entrambi diretti da Gennaro Righelli rispettivamente nel 1945 e 1946. Nel primo, ambientato nell’immediato dopoguerra, la Magnani è Nannina, donna ambiziosa che spinge suo marito – ingenuo e fin troppo onesto – a entrare nel mercato della borsa nera come i suoi vicini di casa che, non solo si sono arricchiti, ma posseggono una provvista di cibo non indifferente.

L’uomo fa un tentativo in tal senso, viene arrestato a Napoli e torna a casa con il piccolo Nello che, dopo una iniziale diffidenza di Nannina, viene accolto in famiglia senza più pensieri per il mercato nero. Anche in questo film, non mancano riprese riguardanti il cibo e, soprattutto, riguardo la modalità sia per averne sia di vederlo come fonte di guadagno anche se a discapito di alcuni.

In Abbasso la ricchezza!, invece, la Magnani è Gioconda Perfetti, una donna che si è arricchita con la borsa nera e abbandona la sua bottega di fruttivendola in Trastevere. Il denaro, però, le dà alla testa e perde ogni contatto con la realtà, con le sue umili origini, cadendo preda di truffatori che le mangiano (è proprio il caso di dirlo!) l’intero patrimonio facendola fallire su tutti i fronti. Dalla frutteria si passa a tavole imbandite di ogni ben di Dio: carne, pasta, dolci, insaccati… c’è di tutto e di più. Eppure, tutto viene perso e la donna torna mesta e con l’orgoglio ferito a lavorare nella bottega di frutteria trasteverina.

Ricordiamo anche L’Onorevole Angelina che Luigi Zampa dirige nel 1947. Qui la Magnani è la protagonista che diventa portavoce del popolo e delle donne della sua borgata romana (Pietralata) dove si vive senza acqua, servizi, nel fango, e invasi dall’acqua del ‘biondo Tevere’ quando piove. La donna, così, diviene l’immagine di una parte della nostra nazione di allora e sfiora la sua entrata in Parlamento. Questo ovviamente avrebbe portato a dei benefici ma anche ad accettare dei compromessi. Angelina non accetta e torna a occuparsi della ‘politica interna’ di casa.

In questo meraviglioso film che traccia uno spaccato sociale ben preciso dell’Italia del dopoguerra si riporta alla luce sia la campagna demografica mussoliniana che ha pesato molto sulle donne di allora e sulla scarsità del cibo. La Magnani/Angelina è in prima fila per fare la baccajate all’emporio degli alimentari per prendersi di prepotenza ciò che spetta a una famiglia, i beni di prima necessità: pane, pasta, latte per i bambini. Ed è così che sulla tavola della famiglia la donna si ritrova a condire una zuppiera di spaghetti lamentando anche di essere cotti come una colla.

Ecco, la percezione del cibo e dell’alimentazione inizia a cambiare. Anche se di poco, i tempi sono ancora difficili. Ma l’alimentazione, il cibo iniziano ad essere pensati in altro modo, seppur vadano ancora conquistati, o meglio, sottratti di prepotenza per la propria sussistenza e sopravvivenza. Facciamo un piccolo salto nel tempo e arriviamo agli anni Sessanta, il boom economico.

Gli anni della celeberrima Cinquecento, della televisione, degli elettrodomestici in casa, della moda, dei giovani ribelli dalla gioventù bruciata, dei figli di quella campagna demografica che ora vogliono addentare e prendersi (giustamente!) tutto quanto gli è possibile. Sono gli anni delle contaminazioni gastronomiche (persino la Magnani cede all’assaggio della cucina cinese in America), della rivalutazione delle tavole che ora sono apparecchiate, imbandite, arricchite da porcellane, cristalli, vetro, cibi cucinati e ben ponderati.

Anche questa trasformazione si intravede nel cinema di Anna Magnani e possiamo vederla attraverso due film: Risate di gioia di Mario Monicelli (1960). Questa sorta di ‘evoluzione’ la si nota nel primo film, la cui vicenda si svolge interamente tra la notte di San Silvestro e il primo giorno dell’anno, quando Anna Magnani in compagnia di Totò ritrovano la compagnia che ha abbandonato la nostra attrice a Piazza dell’Esedra (oggi Piazza della Repubblica) per scaramanzia: tredici a tavola proprio no! I due ritrovano la comitiva in un ristorante cinese mentre mangiano fettuccine.

E anche la Magnani e Totò ordinano fettuccine. Una doppia porzione! Il cibo viene, così, consumato in altri luoghi che non siano la propria casa e la propria cucina. E infatti, in questo stesso film la coppia Totò – Magnani si ritrova al locale Milleluci (all’Eur) dove una masnara di gente è in attesa del nuovo anno lanciandosi festoni, coriandoli e danzando sulle note di Una zebbra a pois (ma non perdete il duetto dei protagonisti in Geppina Geppi’!)”.

Film che hanno fatto la storia del cinema italiano

Stai citando tanti film che hanno fatto la storia del cinema italiano delineandone anche un itinerario sociologico e di costume: è possibile fare una lettura del cinema di Anna Magnani da questo punto di vista?

“Sì, il suo cinema andrebbe letto anche da questo punto di osservazione: come riflesso, come proiezione dei cambiamenti di una società e – nel nostro caso specifico – anche dell’evoluzione e della percezione che l’Italia (in particolare tra il 1940 e il 1960) ha della gastronomia, del cibo inteso anche come ricchezza, abbondanza, crescita, benessere e poi puro gusto, sapore, arte culinaria, profumo.

Pur mantenendo il suo significato intrinseco della libertà di un Paese, della sua gente e della sua crescita. Quasi certamente la nostra attrice non si sarà resa conto di essere, anche questo senso, la cartina tornasole della verità di un popolo (non importa se maschile o femminile), della sua storia e rappresentazione.

Questo, se possibile, rende la sua osservazione, il suo studio, il suo profilo e la sua analisi ancora più affascinanti e colmi di inesauribili spunti di riflessione. Ecco, questo secondo me è il profondo legame che esiste tra Anna Magnani e l’enogastronomia: quello del racconto e delle vicissitudini di un Paese che ha lottato per la sopravvivenza prima, e del conquistato benessere anche culinario dopo.

Chiara Ricci

La tavola intesa come riunione di una famiglia ma anche terreno di scontro, di incontro, di convivialità (ricordiamo il pranzo al Biondo Tevere di Bellissima diretto da Luchino Visconti nel 1951, il pranzo di nozze impreziosito degli stornelli a dispetto in Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini del 1962 o, infine, gli incontri a pranzo e a cena nei ristoranti e nei locali della Magnani con Vittorio Caprioli nel film per la tv L’automobile che Alfredo Giannetti realizza nel 1971), di relax…

Il cambiamento, un’evoluzione della storia sociale del Novecento che il grande schermo, e in questo caso Anna Magnani, hanno reso con estrema verità e attenzione. Enrico, grazie per avermi invitata a parlare di Anna Magnani, la mia attrice preferita in assoluto. La mia passione più grande. Sin da bambina.

È grazie ad Anna Magnani che ho scelto il mio percorso universitario. È a lei che ho dedicato i miei studi, la mia prima tesi di Laurea in Dams, il mio archivio personale composto da locandine, fotografie, vinile, poster, riviste e giornali d’epoca (dal 1932 a oggi). Il mio tesoro più grande. È a lei che ho dedicato la mia nuova pubblicazione dal titolo Anna Magnani. Racconto d’attrice edito da Graphe.it e disponibile dal prossimo 26 agosto.

Ringrazio anche l’editore Roberto Russo che ha creduto e sostenuto il mio progetto sin dal primo istante. Per me ogni occasione di raccontare Anna Magnani è motivo di emozione e grande soddisfazione perché è e resterà una donna e un’attrice da cui mai si finirà di imparare, di capire, di scoprire. Uno scrigno di emozioni, sentimenti e talento che non si esaurisce ma che, nel tempo, acquista magicamente sempre più valore, senso e importanza”.

Chiara Ricci

Nasce a Roma nel 1984. Nel 2008 si laurea in Dams (Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo) con una tesi dal titolo Il Teatro davanti alla Macchina da presa – Elementi di teatro nel cinema di Anna Magnani. Nel 2010 consegue la Laurea Magistrale con lode in “Cinema, Televisione and Produzione Multimediale” con una tesi dedicata alla prima regista donna del cinema italiano Elvira Notari la cui riduzione è stata pubblicata negli Stati Uniti.

Ha curato e scritto i saggi monografici: Anna Magnani. Vissi d’Arte Vissi d’Amore, Edizioni Sabinae 2009 (con il quale vince il Premio Internazionale Giuseppe Sciacca nella sezione “Saggistica”), Signore & Signori… Alberto Lionello (Ag Book Publishing, 2014), Valeria Moriconi. Femmina e donna del Teatro italiano (Ag Book Publishing, 2015), Il cinema in penombra di Elvira Notari (Lfa Publishing, 2016), Lilla Brignone. Una vita a teatro (Edizioni Sabinae, 2018), Ugo Tognazzi. Ridere è una cosa seria e Monica Vitti (Edizioni Sabinae, 2022). Nel novembre 2022, inoltre, viene pubblicato il saggio d’inchiesta Wilma Montesi.

Una storia sbagliata (Golem Edizioni) dedicato alla ricostruzione della tragica e misteriosa morte della giovane ragazza romana trovata senza vita sulla spiaggia di Torvaianica l’11 aprile 1953. Nell’aprile 2017 l’Università degli Studi Roma Tre le conferisce la nomina di “Cultore della materia di Storia del Cinema e di Filmologia”. È Presidente dell’Associazione Culturale “Piazza Navona”, creatrice e ideatrice della Rubrica online “Piazza Navona” (www.riccichiara.com) e del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri”. È curatrice di mostre dedicate al cinema con materiale proveniente dal proprio archivio personale e tiene lezioni e conferenze in Italia e all’estero dedicate alla Storia del Cinema e del Teatro.