Enrico Zoi per la rubrica “A tavola con…”  oggi con SERGIO STAINO  nel ricordo di sua moglie Bruna Pinasco.

Sergio Staino a tavola: scopriamo il grande vignettista e disegnatore scomparso nell’ottobre del 2023, uno dei numeri uno della satira italiana, padre dell’immortale personaggio di Bobo e amico, tra l’altro, dello Slow Food Scandicci, nel racconto familiare della moglie Bruna Pinasco…

Sergio Staino e la moglie Bruna Pinasco

Sergio Staino e la moglie Bruna Pinasco

“A Sergio piaceva praticamente tutto – dice la signora Bruna –. Anche i cibi più strani. Tranne un po’ la cucina giapponese: il crudo, quello no, non lo attirava. Aveva una predilezione per le pastasciutte, per la pappa al pomodoro e per la ribollita, insomma i piatti toscani [Sergio Staino era originario di Piancastagnaio, in provincia di Siena]. Ma anche la cucina meridionale andava bene. E poi io sono peruviana e a lui piacevano le pietanze della mia terra.

Era uno che assaggiava tutto e di tutto. Amava molto mangiare, soprattutto in compagnia. Da solo, gli interessava meno. Organizzavamo tantissime cene alle quali invitava sempre gli amici: era la cosa che maggiormente gli piaceva. Chiunque gli volesse parlare lui lo faceva venire subito a pranzo o a cena, che erano momenti non solo per mangiare ma anche per incontrarsi, chiacchierare e conoscersi. Erano pasti informali, però non con gli stessi. Preferiva mettere insieme persone diverse e non note le une alle altre piuttosto che fare una cena fra quattro che già si conoscono”.

Bobo e Sergio

Bobo e Sergio

Con cosa accompagnava i suoi pasti?

“Sergio non beveva mai superalcolici. Gli piaceva il vino, preferibilmente rosso”.

Ma era un intenditore?

“Lui, sì, si considerava un intenditore, ma non credo che lo fosse [ride]. Diciamo che sapeva riconoscere un vino buono da uno meno buono!”.

Le cene o i pranzi natalizi o pasquali come andavano?

“Avvenivano a casa nostra con i figli, ma anche con amici. Nemmeno quei pasti erano chiusi. Anzi, erano invitati tutti quelli che sarebbero rimasti soli perché non avevano dove andare. Così venivano da noi. Il menu era il mio, più americano: obbligatorio il tacchino con purè di mele. Di italiano c’erano, magari, gli sformatini all’inizio e le insalate”.

Sergio cucinava?

“Quando ci siamo messi insieme cucinava alcune cose, che poi via via non ha più fatto, tipo i peperoni ripieni e altri due o tre piatti. Ma non era bravissimo, anche perché, se non trovava un ingrediente, ne metteva un altro. Non seguiva le regole, quindi gli poteva venire bene come no! Poi non ha più cucinato”.

Sergio e la figlia Ilaria fanno la pasta

Sergio e la figlia Ilaria fanno la pasta

Un aneddoto?

“Sergio, avendo problemi anche di vista, odiava i piatti rettangolari o quadrati: una volta, a un pranzo a Barcellona insieme a Carlo Petrini e ad altri amici, con questi piatti senza bordo, non riuscì a mangiare niente. Lui era per i piatti con il bordo, quelli classici, non per le soluzioni nuove di design”.

Hai citato Barcellona: vi piaceva viaggiare?

“Sì, viaggiavamo moltissimo e a lui piaceva sempre assaggiare i cibi locali: in Germania, Francia, Spagna, ma anche in Africa e in America Latina. Poteva stare mesi senza pastasciutta!”.

Chiudiamo segnalando che, dal 30 marzo scorso, l’enorme archivio cartaceo delle opere di Sergio Staino “Satira e Sogni” è consultabile in versione digitale sul sito www.sergiostaino.it/satira-e-sogni/

 

Gli ultimi due articoli della rubrica:

A tavola con…MARISA SANNIA

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Cin cin tra Bibi e Bobo

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