Articolo di Enrico Zoi per la rubrica “A tavola con…”

Chissà perché succedeva sempre tutto a tavola, solo, unicamente, a tavola?”. Se lo domanda Marco Risi, uno dei registi che hanno saputo ben narrare l’Italia degli ultimi quarant’anni, nel bellissimo libro che ha dedicato al padre, Dino Risi, uno dei maestri del cinema nazionale: ‘Forte respiro rapido. La mia vita con Dino Risi’ (Mondadori, 2020).

E noi glielo abbiamo richiesto…

“Ma perché era il posto dove ci si ritrovava tutti, si era costretti a stare seduti uno di fronte all’altro, non potevi alzarti a meno di una lite furibonda (come, peraltro, è successo), era il momento di ritrovo. Il pranzo o la cena dovrebbero essere momenti per lo più conviviali, ma c’è sempre qualcosa che cova sotto.

Forte respiro rapido

Forte respiro rapido

Dipende anche dai caratteri delle persone, però bevendo e mangiando spesso scatta quella domanda o quella risposta che fa nascere la discussione, una discussione che può prendere una direzione positiva o negativa a seconda degli umori. A casa nostra tutto era legato agli umori di mio padre, era lui il direttore d’orchestra, che stabiliva se una cosa fosse giusta o sbagliata, se valesse la pena ascoltarla o meno.

Sì, succedeva tutto a tavola: io non andavo nel suo studio a dirgli le cose che volevo dirgli. E anche oggi è così. Uno che al cinema la racconta spesso proprio a tavola è Ferzan Ozpetek”. Ma sono tanti gli esempi in tal senso a teatro o al cinema: Eduardo, Benvenuti, Monicelli, Ferreri…

In generale, com’era Dino Risi rispetto al cibo?

“Era un disordinato nell’affrontare pranzi e cene, però gli piaceva mangiare bene e non amava molto la nouvelle cuisine, forse anche perché ai suoi tempi non era ancora esplosa. Certe volte arrivava a mangiare pesante e a bere vino e altro per sognare: per lui i sogni erano importantissimi, andava a letto presto perché per lui era come andare al cinema.

Se una sera aveva voglia di un horror o di un film da incubo, si abbuffava di pasta alla puttanesca, di cibi pesanti e di vino per avere sogni turbolenti. Io no: sogno, sì, ma ricordo poco, solo frammenti. In questo siamo diversi. A me piacciono le trattorie più che i ristoranti eleganti, dove si mangia bene e si dialoga. Ne ho una dove vado spesso: prima c’erano due fratelli, i quali, anziani, hanno ceduto a due siciliani, pure bravi. Insomma, mi piace mangiare bene”.

Una vita difficile

Ha detto che era disordinato, però non per la prima colazione. Leggo nel suo libro: “Il rito della prima colazione era sempre quello e lo eseguiva meccanicamente: dallo sportello il piattino, dallo scolapiatti il bicchiere, dal frigo il latte rigorosamente intero, dall’altro sportello il ciambellone che tagliava a cubetti sul piattino. Di solito in vestaglia. Si sedeva al tavolino quadrato del salotto di fronte alla macchina per scrivere. Appoggiava le mani sulle ginocchia e faceva un lungo respiro. Fissava il bicchiere di latte. Lentamente. Una volta finito, rimetteva a posto e sciacquava coltello, bicchiere e piattino, senza detersivo. Ogni tanto lo facevo io per lui”.

“Sì, è vero, però solo quando stava al residence. A casa colazione non l’ha mai fatta. E anche lì la faceva solo perché doveva nutrirsi, però il caffellatte gli piaceva e al bar prendeva il cappuccino senza schiuma”.

Lea Massari e Alberto Sordi in Una vita difficile

Lea Massari e Alberto Sordi in Una vita difficile

Uno dei passaggi del libro che colpisce maggiormente è quando lei racconta di come sia cambiato il rapporto di suo padre con il Circeo, dove aveva casa, dopo il terribile massacro della metà degli anni ’70…

“Sì, l’idea che questi disgraziati avessero avuto addirittura l’ardire di andare a mangiare tranquillamente al ristorante mentre le ragazze agonizzavano era per lui – e non solo per lui! – agghiacciante. Prima di allora, mio padre andava spesso a mangiare Da Alfonso Al Faro. Alfonso era un ex pugile che gli piaceva molto. Dopo quel crimine ci saremo andati forse una volta o due. Quell’evento segnò molto tutti e mio padre non veniva più al Circeo”.

C’è qualche scena – mi passi il termine! – ‘gastronomica’ nel cinema di suo padre?

“Mi viene in mente subito la cena di ‘Una vita difficile’, del 1961. Il giornalista di sinistra Silvio Magnozzi (Alberto Sordi) e la sua compagna Elena Pavinato (Lea Massari), vengono invitati a cena – una bella tavolata elegante e ricca – dal marchese Capperoni (Daniele Vargas) pochi giorni dopo il referendum del 1946 tra Repubblica e monarchia.

Durante la serata, arriva la notizia della vittoria del fronte della repubblica e gli invitati, evidentemente monarchici, abbandonano la tavola. Sordi e la Massari, invece restano a sedere e si mangiano un bel piatto di pasticcio con le polpette, sia perché contenti del risultato, sia perché erano praticamente digiuni da giorni!”.

Una scena che racconta benissimo un passaggio importante della storia d’Italia e che è possibile rivedere a questo link

Profumo di donna, il pranzo con attendente e fidanzata

Profumo di donna, il pranzo con attendente e fidanzata

Ancora qualcosa?

“Sì, penso a ‘Profumo di donna’, del 1974. C’è un pranzo in un ristorante di piazza Santa Maria a Trastevere, a cui partecipano il Capitano Fausto Consolo, non vedente (Vittorio Gassman), il suo attendente Giovanni Bertazzi, detto Ciccio (Alessandro Momo), e la sua fidanzata Michelina (Elena Veronese).

Gassman, benché cieco, capisce subito che la ragazza non è altro che una furbetta. La cosa divertente è che, alla fine del pasto, egli dice al cameriere (Alvaro Vitali), alzandosi: ‘Fate mettere una lapide sul locale: qui mangiò, malissimo, il Capitano Lungavista!’. Ma solo nel doppiaggio: in diretta diceva ‘benissimo’, ovviamente per opportunità con il ristorante. Poi ci saranno anche rimasti male, ma erano anni in cui certe cose si potevano fare: la gente era più spiritosa e capiva le esigenze artistiche. Oggi forse li avrebbero denunciati!”. Per rivedere la scena cliccate su questo link

“Non si è mai in un modo solo”

Chiudiamo citando un estratto da una sorta di esame di coscienza di Dino Risi ricostruito dal figlio sulla base delle ultime interviste rilasciate dal padre: “Ho amato molto la natura, il mare, le donne, il cinema, il teatro, i viaggi, i libri, la musica, il vino, le fragole con la panna, gli spaghetti alla puttanesca, la cioccolata, le paste di mandorla”. E Marco Risi giustamente chiosa: “Per dire: non si è mai in un modo solo”.

Dal suo libro tutto questo traspare, e anche molto, molto di più. Poiché ‘Forte respiro rapido’ è un viaggio nella vita di padre e figlio che coinvolge il lettore sia dal lato umano (indimenticabili alcune pagine fra ironia e profondità) sia nell’aspetto più strettamente cinematografico, al punto che viene voglia di rivedere i film dei due registi, sapendo che lo potremo fare con uno sguardo e una sensibilità nuovi.

Forte respiro rapido

Forte respiro rapido