Articolo di Enrico Zoi per la rubrica “A tavola con…”Enrico Zoi intervista Claudia Endrigo

Sergio Endrigo è uno dei cantautori più bravi, melodici ed emozionanti della storia della canzone italiana. Alcuni dei suoi brani sono leggenda: Io che amo solo te, Lontano dagli occhi, Canzone per te, Girotondo intorno al mondo, Era d’estate, Via Broletto 34, Ci vuole un fiore, Teresa, L’arca di Noè… che dire di più? Gli occhi brillano al solo pensiero!

La nostra chiave per ricordarlo è, come sempre, quella enogastronomica, guidati, in questo caso, dalla figlia Claudia, che, al padre, ha dedicato nel 2017 il libro Sergio Endrigo, mio padre: artista per caso, con successiva edizione molto più ricca di contenuti (all’interno ci sono anche tutti i suoi testi): Sergio Endrigo, l’artista gentiluomo (Baldini e Castoldi, 2021).

libro mio padre Sergio Endrigo

libro : “Sergio Endrigo, mio padre”

Un uomo curioso del mondo con la passione per il pesce

“Papà aveva un ottimo rapporto con il cibo – esordisce -. Era curioso in tutte le cose e questa curiosità me l’ha trasmessa. Certo, non amava il sushi né avrebbe mai mangiato le cavallette! Mi raccontava che, già durante la sua povera infanzia, aveva voglia di formaggi e in generale di assaggiare cose che non si poteva permettere. In seguito, si è tolto tanti sfizi.

La nostra passione era il pesce, i crostacei, tartufi di mare, i ricci, le ostriche. Anch’io ci vado pazza. Poi lui mi ha fatto avvicinare anche alle frattaglie, dalla trippa allo zampetto di maiale. Adorava la lingua salmistrata… quella io no! Sì, era davvero curioso per il cibo. E cucinava anche bene.

Mi manca tutto di lui. Mi ricordo quando mi chiamava in ufficio, poi andava al mercato e per la sera mi preparava la zuppa di pesce e il soufflé di cioccolato con panna. Faceva pochi piatti, ma era veramente tanto bravo. E poi gli piaceva cenare con gli amici”.

Aveva un ristorante preferito?

“Da piccola fino all’adolescenza andavamo spesso al Bolognese, a Roma. Lui amava il bollito e mi ricordo l’arrivo del carrello fumante pieno di carne da accompagnare con la salsa verde. Rammento anche due ristoranti di pesce: L’Isola d’Oro e Sora Pia… ma poi… sì… uno dei ricordi più teneri dell’ultimo periodo! Impazziva per i mussoli, che sono simili alle cozze, ma non sono i tartufi. Il nome tecnico del mussolo è… arca di Noè!

Sono tipici dell’Istria: lì, invece delle caldarroste, ti davano

Da noi sono difficilissimi da trovare. Io andai al mio negozio di fiducia con una conchiglia di mussolo, la feci vedere al pescivendolo e riuscii a farglieli trovare. Si mangiano cotti con un panno umido sopra, ma solo 5 minuti. Hanno un picciolo duro, va aperto e dentro c’è l’acqua di mare. Sono praticamente introvabili, ma, quando andai nel 2009 in Istria per l’inaugurazione del monumento a papà, volli mangiare i mussoli!”.

Endrigo Pantelleria

Sergio Endrigo a Pantelleria

Prima dicevi che gli piaceva cenare con gli amici…

“Sì, ne abbiamo fatte di cene con amici, il cibo abbondava, ma non abbiamo mai avuto il gusto di stare tanto a casa a tavola, abbiamo sempre mangiato un bel piatto di pasta o un secondo con le verdure: non grandi banchetti casalinghi, tranne quando andavamo a Terni dalla nonna”.

Nei viaggi, amava assaggiare i piatti locali?

“Papà amava la fegjoada, piatto tipico brasiliano. Lui andava in Brasile dal 2003, portava la carne che io cucinavo e, se avanzava, la surgelavamo: e diceva che era la più buona che avesse mai mangiato. Però nelle sue canzoni non ci sono grandi allusioni al cibo: direi che il tema ricorrente sia il mare. Certo, lui ha viaggiato tantissimo.

Mi raccontava Isa Bardotti che, quando andarono in Russia nel 1965, non ne potevano più della borsche, che è una zuppa molto ricca, e lui aveva fatto mettere nella valigia di Isa spaghetti e salsa al pomodoro. Io in ogni Paese dove vado mangio quello che trovo, non voglio per forza spaghetti e caffè, ho una grande curiosità come lui e mi piace assaggiare proprio per conoscere il luogo dove sono.

Ecco, papà non amava molto il piccante, non avrebbe mangiato malese o thailandese, ma era molto curioso. Anch’io ho sempre sostenuto che bisogna assaggiare, purché non ci sia repulsione. Il cibo è un piacere, ma prima lo assaggi e poi puoi dire che ti piace o non ti piace!”.

Sergio Endrigo

Sergio Endrigo

Sergio Endrigo

Sergio Endrigo

Sergio Endrigo

Sergio Endrigo