Torna l’Infiorata di Genzano. Città dell’infiorata dal 1778 ma anche città del vino e del pane. Siamo in provincia di Roma, sui Colli Albani. Per essere precisi sul versante esterno del cratere vulcanico del lago di Nemi in una delle Infiorate più famose fra tutte quelle che esistono in Italia (LEGGI).
L’Infiorata di Massimo D’Azeglio
“L’infiorata di Genzano si fa per l’Ascensione. Serve alla processione che gira le principali vie del paese – racconta l’ultrasessantenne Massimo D’Azeglio in una pagina dei suoi ‘Ricordi’. Più o meno intorno alla metà degli anni Sessanta dell’Ottocento. Consiste in un suolo di fiori che copre totalmente il terreno sulla salita che dalla piazza conduce alla chiesa.
Alcuni giorni innanzi la festa dell’Infiorata di Genzano , le donne e ragazze del paese vanno per prati, per boschi e per giardini, e li spogliano di fiori, che portano a casa a fastelli. Poi sfogliano questi fiori ad uno ad uno, ed ammucchiano le foglie dello stesso colore, onde compongono alla fine una specie di tavolozza piena di tinte diverse.
Il lavoro certosino delle donne
Ogni casa che fronteggia la strada s’incarica di coprire lo spazio che le sta dinnanzi, ed esegue un disegno diverso. Chi fa un ornato, chi un fregio, chi l’arme del duca Sforza, antico signore del paese. Chi la propria, se l’ha, chi quella del Vescovo o del Papa e via via. Con una lunga funicella logora e quindi flessibile, che si dispone in terra a norma del disegno, si fissa prima il contorno che poi s’empie di foglie de’ vari colori.
Il magnifico tappeto amato da Garibaldi e D’Annunzio
“L’insieme riesce vivacissimo e visto dal piede della salita si mostra come un tappeto magnifico, che duole di veder poi guastato da’ piedi della processione”.
Altri grandi furono ammaliati dalla variopinta festa. Gabriele D’Annunzio, ospite nel palazzo degli Sforza Cesarini, e poi Giuseppe Garibaldi, Hans Christian Andersen, Nikolaj Gogol, Renato Guttuso, Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Nilde Iotti.
L’Infirata di Genzano, riferisce lo storico Galieti che “la gaia costumanza, in verità, si ricollega con quanto si cominciò a fare in Roma, il 29 giugno 1625, nella basilica vaticana da Benedetto Drei. Capo della Floreria Apostolica, seguito più tardi nell’incarico dallo stesso Bernini. Costumanza che ben presto venne imitata in tutto l’orbe cattolico, per conferire maggior decoro e splendore alle maggiori feste ecclesiastiche ed in particolare alla processione del Corpus Domini”.
E a Genzano prese le mosse nel 1778, grazie all’iniziativa dei fratelli Arcangelo e Nicola Leofreddi.
La prima festa europea
Fino a diventare, come riporta il bel libro che Carlo Feliciani ad essa ha dedicato nel 1844, per definizione del bibliografo Gaetano Moroni una “festa europea”. Del resto, fu proprio nell’Ottocento che gli spettatori presero ad aumentare di anno in anno, al punto da rendere necessari imponenti servizi d’ordine. Migliaia di persone affluivano un po’ da ogni parte del Lazio e dell’Italia, utilizzando tutti i mezzi a disposizione per i tempi.
Nel 1864, furono addirittura organizzati dei treni speciali provenienti da Roma, con fermata a ben quattro chilometri dal paese. Del resto, in quello stesso anno, che dovette far registrare un’affluenza eccezionale, i Genzanesi improvvisarono – nel senso letterale del termine – non si sa quante trattorie, per un totale di quattromila coperti!
turismo di massa ottocentesco
Già, perché a Genzano, celebre bosco sacro in età classica, attualmente bel borgo ad una trentina di chilometri da Roma, a 435 metri di altezza sul livello del mare, si producono olive e uva da vino. E’ patria, fra l’altro, di un rinomatissimo aleatico frutta e ortaggi.
Merita di essere vista con attenzione, oltre a Palazzo Sforza Cesarini e Santa Maria della Cima, la fontana barocca di piazza Frasconi.
La grande Infiorata di 350.000 fiori, articolata in quadri su una superficie di circa duemila metri quadrati, nella centrale Via Italo Belardi (già Via Livia), è ormai in dirittura d’arrivo.
Così, alla processione del Corpus Domini, non dovremo fare altro che scorrere, come il tempo. Sul tappeto di ginestre, margherite, garofani, bossi, finocchi selvatici, romici crespi, semi di scopa, viti, capraggini, vecce, acacie, riso, olivi, rose, papaveri, pini, castagni e perfino caffè… che magia di profumi e colori!