Ospite illustre di questa settimana Paolo Ciampi, in assoluto il mio scrittore di viaggio preferito.  La nota che ci ha inviato, prima di partire per un nuovo viaggio ha tutta la poeticità della sua penna, la sua visione di viaggio, il sapore inaspettato di “un’aringa sul baltico”.

Il viaggio e il cibo

La cosa più buona che ho mangiato in uno dei miei viaggi? Solo un’esitazione prima di rispondervi e soprattutto di rispondermi. Un indugio appena, giusto per ripetermi, ancora una volta, che un cibo non è solo quel cibo. E’ quella terra, quella cultura, quella gente. E per chi viaggia, quel momento.

L’altrove del viaggio

E dunque, lascio da parte la tajine assaporata una sera in un villaggio dell’Atlante, l’odore delle spezie mescolato al vento dell’Africa. Oppure la stupefacente zuppa di verdure servita come un dono in Cambogia, dopo la meraviglia dei templi di Angkor. L’altrove del viaggio che non può prescindere dal cibo.

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No, lascio questo e altro da parte. Perché la cosa più buona è stata un panino all’aringa, acquistato su un molo del Baltico e divorato su una panchina. Solo con mio figlio, nove anni appena: il nostro primo viaggio insieme, in bicicletta.

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Silenzio e rumore

Avevamo pedalato a lungo e ora riprendevamo fiato, prima dell’ultimo strappo. Il mare davanti, un faro che presto avrebbe cominciato il suo lavoro, un traghetto appena partito, diretto in Svezia. Il silenzio che solo lassù, con quella luce. Il primo morso e un sapore pieno in bocca.

La legge di Confucio

Diceva Confucio: “Non c’è uomo che non possa bere o mangiare, ma sono in pochi in grado di capire che cosa abbia sapore”. E io avevo accolto quel sapore: c’era tutto il mare, tutto il grande Nord. Incrociai lo sguardo di mio figlio, senza bisogno di una parola. In quel panino sul molo si rivelava il nostro viaggio assieme a molte altre possibilità di viaggio.

Paolo Ciampi