Per domandarsi se il vetro scuro è più ecologico siamo partiti dal vetro e da chi da generazioni lo produce. Per parlare di vetro e sostenibilità, di economia circolare e di riciclo, vogliamo partire dalla storia di un’azienda. La storia di Vetreria Etrusca.
Era il 1920 quando la Vetreria Etrusca come piccola azienda per la produzione di vetro per le ditte della zona dell’empolese che rivestono fiaschi, damigiane e tutti i contenitori usati nella produzione del vino e dell’olio. Nel 1951 Giovanni Bartolozzi Montelupo Fiorentino inizia a produrre fiaschi impagliati con la cooperativa artigiana Operai Vetrai.
Per parlare di vetro scuro e sostenibilità bisogna partire da qui e dall’incontro che le Donne del Vino della Toscana hanno avuto ospiti della vetreria Etrusca di Montelupo Fiorentino, una delle realtà più attente all’ambiente.
La cooperativa cresce velocemente e nel 1958 acquisisce l’attività della Società Anonima Vetreria Etrusca e la ragione sociale. Intanto, in questi anni il vulcanico Giovanni Bartolozzi realizza e brevetta originali tecniche per la rivestizione dei fiaschi, innovando radicalmente i processi produttivi.
“Storia del fiasco”
Il fiasco è quel contenitore, rivestito dalla paglia, che pare sia nato nel XIV secolo. Il vetro soffiato aveva la necessità di essere sostenuto da un intreccio di fibra che gli permettesse di stare eretto. Già nel Decamerone si parla del fiasco contenete vino vermiglio. L’impagliatura dei fiaschi per secoli ha dato lavoro a molte persone soprattutto donne. Il rivestimento era fatto con erba palustre facile da reperire e resistente. Fatti essiccare e poi bagnati in una conca. Un lavoro manuale che richiedeva esperienza e velocità anche perché la richiesta di fiaschi, dalla fine degli anni ’50, crebbe insieme al boom economico. Se nel 1400 il fiasco aveva una forma rotonda con il tempo divenne più ovoidale e e con l’imboccatura più stretta che si prestava meglio alla chiusura. Oggi il fiasco toscano che regalava senso di allegria e aggregazione è stato sostituito dalle bottiglie e qui riprendiamo il nostro discorso sul vetro.
la storia di Vetreria Etrusca e la scelta della sostenibilità
La storia della vetreria Etrusca prosegue con la creatività di Giovanni Bartolozzi che disegna personalmente le forme, le proporzioni, i volumi di bottiglie, contenitori, vasi, connotati da un’impronta esclusiva e originale. Non più solo contenitori ma oggetti di design. La crescita è esponenziale: l’accoglienza e la richiesta dal mercato europeo si affianca quella dei mercati internazionali e nascono contenitori di design funzionali ma innovativi. Crescono le idee, arrivano riconoscimenti e premi e si continua con l’innovazione fino a che Montelupo non offre più gli spazi adatti alle nuove necessità.
Senza mai abbandonare la sede storica Vetreria Etrusca nel 1994 viene acquisito stabilimento di Altare. Maggiore capacità produttiva, dalle 30 alle 120 tonnellate giornaliere,(che non il totale rinnovamento del 2009 arriverà a 200 tonnellate) e nuove possibilità.
L’extrabianco e il verdetrusco
Vetreria Etrusca, che ha ottenuto la registrazione del proprio marchio nel Registro dei Marchi Nazionali di Interesse Storico, è oggi una delle aziende Made in Italy più interessanti. Se alla fine degli anni ’90 erano nate le collezioni in extrabianco per esaltare con la purezza delle linee e la luminosità della trasparenza, dedicate ai distillati superato il millennio l’attenzione si rivolge al mondo del vino.
Nasce così il verdetrusco, che consente di proteggere e valorizzare il contenuto garantisce infatti una protezione al 99.9% dalle radiazioni UV che possono interagire con l’alimento, alterandolo.. Sono gli anni della nuova sede di Montelupo dove le bottiglie sono parte integrate dell’architettura.
Il vetro scuro offre una più efficace protezione dalle radiazioni dannose e la sua produzione inquina meno perchè la parte ci vetro riciclato può essere maggiore.
Sostenibilità, economia circolare, riciclo
Il vetro è sostenibilità, economia circolare, riciclo. Un materiale che può essere riutilizzato ma, soprattutto, tornare a diventare un nuovo contenitore in volumi e forme diverse. Abbiamo voluto partire da vetreria Etrusca per parlare di circolarità del vetro e sostenibilità perché questa azienda da sempre investe in pratiche “ecologiche”, per scelta e non per imposizione del mercato.
La famiglia Bartolozzi è impegnata su questo fronte basti calcolare che intorno allo stabilimento di Altare l’azienda si prende cura di un bosco di proprietà con 38.000 alberi che assorbono il 15% della produzione di CO2 emessa durante la produzione. Sempre per ridurre l’emissione di CO2 vetreria Etrusca incrementa costantemente l’utilizzo di rottame di vetro. Riducendo i consumi di materia prima si contengono i consumi di energia utilizzata per la fusione. È interessante evidenziare che per produrre 1kg di vestro fuso servono 1,1 kg di materia prima mentre oggi, Vetreria Etrusca ne utilizza solo 0,275.
I nuovi impianti, inoltre, hanno permesso all’azienda di raggiungere l’abbattimento del 40% delle emissioni di Nox rispetto ai limiti imposti dalla normativa europea.
(Gli ossidi di azoto (NOX) sono da ricondurre ai processi di combustione che avvengono ad alta temperatura e le fonti sono principalmente i trasporti, la combustione industriale, la produzione di elettricità e calore).
Se tutto questo non bastasse gli impianti aziendali sono concepiti a circuito chiuso per un corretto ciclo naturale dell’acqua. Infine, tante le certificazioni di qualità ed energetiche e l’impegno alla crescita dell’occupazione femminile.