Al via una nuova rubrica di Gustarviaggiando: Enrico Zoi tratteggia alcuni ‘ritratti enogastronomici’ di big del cinema e della cultura nazionale e internazionale attraverso il racconto di alcuni fra i massimi esperti e biografi.
Si inizia con il numero uno fra i registi, Stanley Kubrick, che scopriamo ricco di sorprese e spunti nell’intervista a Filippo Ulivieri, il maggior esperto italiano del cinema del maestro newyorkese.

“Se è piuttosto noto che Stanley Kubrick ha inserito in ogni suo film almeno una scena ambientata in bagno – con l’ovvia proliferazione di articoli e saggi accademici sul tema, come sempre succede con qualsiasi aspetto del cinema e della persona di Kubrick, non importa quanto minuscolo – a ben vedere si possono ritrovare altrettante scene incentrate sul cibo – spiega Ulivieri -: dall’inevitabile crapula romana nel peplum Spartacus, in cui Gracco (Charles Laughton) e Batiatus (Peter Ustinov) concordano sulla mitezza e ragionevolezza degli uomini pingui che volentieri cedono ai piaceri della gola, al cibo sintetico mangiato con poco gusto dagli astronauti in 2001: Odissea nello Spazio.

Spesso il cibo viene inserito in scene domestiche: Wendy Torrance (Shelley Duvall) prepara ripetutamente da mangiare per la famiglia nell’enorme cucina dell’Overlook Hotel, uno dei pochi momenti di serenità per i Torrance, e Alice Harford (Nicole Kidman) chiede al marito a che ora vuole cenare, una domanda che nel clima di tensione coniugale di Eyes Wide Shut evidenzia tutti i non detti tra moglie e marito. Visivamente, la scena più incisiva è quella di Arancia Meccanica in cui Alex (Malcolm McDowell) viene drogato dallo scrittore con un bicchiere di vino avvelenato e si accascia immergendo la faccia in un piatto di spaghetti al sugo.

Forse Kubrick non si concentra sull’aspetto enogastronomico in nessuno dei suoi film, ma la costante presenza del cibo, esattamente come quella delle scene nei bagni, ci ricorda che, prima di tutto, siamo sempre animali con bisogni fisiologici”.

In questo contesto qual è la scena più memorabile di tutte?

“Direi che la scena in cui il cibo ha maggior valore drammaturgico è in Barry Lyndon: dopo lo scandaloso episodio di violenza fisica tra Barry e il suo figlioccio Lord Bullingdon, la compassata nobiltà inglese lo ignora freddamente; in una sala da pranzo, Barry tenta invano di invitare al proprio tavolo Lord Vendover, che accampa scuse visibilmente infastidito da quell’approccio. È una scena di di sottile crudeltà, in cui la macchina da presa immobile si limita a registrare gli eventi e dove il rumore delle posate nel vuoto dell’enorme sala risuona come e più che fatali colpi di spada”.

Abitudini alimentari del Maestro?

“Tre sono gli aneddoti kubrickiani più famosi legati al cibo: il primo lo ha raccontato Malcolm McDowell. Invitato a cena a casa di Kubrick, McDowell restò sorpreso nel vedere Kubrick mangiare a caso una pera cotta, un boccone di stufato, una fetta di torta. ‘Oh, è solo cibo’, si giustificò Kubrick, ‘anche Napoleone mangiava così’.
Kubrick era immerso nelle ricerche per il suo film su Napoleone Bonaparte e molti dei suoi collaboratori hanno scherzato sull’identificazione tra i due personaggi. ‘Non dobbiamo iniziare a chiamarti Napoleone, eh, Stanley?’, chiosò McDowell.

L’altro aneddoto riguarda i pranzi con gli sceneggiatori convocati a casa negli anni ’90: Kubrick si divertiva a preparare tramezzini, sovrapponendo fette di pane e affettati in pile sempre più alte; in alternativa, il ristorante cinese take-away era uno dei suoi preferiti. Non mi è mai capitato di sentire quale fosse il suo piatto preferito, o il suo vino preferito. Frederic Raphael, lo sceneggiatore di Eyes Wide Shut, commentò che il vino che Kubrick gli offrì durante una pausa – una bottiglia da supermercato – era di qualità mediocre.

Un altro aneddoto riguarda gli incontri con i giornalisti e con i collaboratori che Kubrick teneva spesso in un ristorante cinese vicino casa. A detta di tutti, era un ristorante atroce, con un cibo immangiabile. Se non ricordo male, credo che se ne sia lamentato anche Fellini. Da metà anni ’70 li incontrava tutti a casa sua, con pasti o spuntini preparati da una cuoca. Quando capitava in visita da Kubrick, cucinava Riccardo Aragno, lo scrittore che si è occupato della traduzione italiana dei copioni per le nostre versioni doppiate.

Credo che la moglie del regista, Christiane, tedesca, fosse più incline alla buona cucina di quanto non fosse Kubrick. So che lui rimpiangeva i bagel di New York: a suo dire c’era un solo panificio a Londra che riusciva ad avvicinarsi alla qualità di quelli che era solito mangiare nella sua città natale. Direi in sostanza che Kubrick non aveva un particolare interesse per la cucina o per il piacere della tavola. Tutti gli episodi puntano a un rapporto molto funzionale con il cibo. A sentire i racconti di Emilio D’Alessandro, il suo assistente personale, parrebbe quasi che Kubrick dedicasse più cura alla preparazione dei pasti dei suoi animali che ai propri. Mi è rimasto impresso il fatto che cucinasse personalmente i filetti di merluzzo per i propri gatti: in bianco con il latte, nel microonde”.

Essendo Kubrick un personaggio leggendario, ci sarà qualche leggenda da sfatare…

“Di recente si è diffusa la storia secondo cui Kubrick avrebbe obbligato Jack Nicholson a mangiare solo sandwich al formaggio, cibo che lui detesta, durante tutto il periodo di riprese di Shining, in modo da portarlo alle vette di follia necessarie al personaggio di Jack Torrance. In realtà, è solo una fandonia che si è inventato un anonimo utente di IMDb, sito che da qualche anno ha introdotto una disgraziata sezione ‘curiosità’, in cui chiunque può scrivere aneddoti legati alla lavorazione di un film. Con Kubrick – anzi, con l’immagine mitologica di Kubrick genio perfezionista, ossessivo e megalomane – inventarsi aneddoti assurdi sul sadismo e la tirannia è fin troppo facile”.

Filippo Ulivieri (1977) è autore di “Stanley Kubrick e Me”, biografia dell’assistente di Kubrick Emilio D’Alessandro, recentemente ripubblicato in una nuova edizione da Il Saggiatore, e di “2001 tra Kubrick e Clarke: Genesi, realizzazione e paternità di un capolavoro”, un libro che racconta la lavorazione di “2001” attingendo da documenti finora inediti tra cui il carteggio tra il regista e lo scrittore. Dal 1999 gestisce ArchivioKubrick.it (http://www.archiviokubrick.it/), la principale risorsa online sul regista. Le sue ricerche sui progetti incompiuti di Kubrick e sulla sua bizzarra immagine pubblica sono state presentate in varie conferenze internazionali e sono apparse su testate italiane e straniere. È co-autore della sceneggiatura di “S is for Stanley”, di Alex Infascelli, vincitore del David di Donatello come Miglior Documentario.

 

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