Il miele: iniziamo a conoscerlo davvero.Stesso prodotto, non obbligatorietà di distinzione in etichetta ma una sottile differenza di origine. E una specifica particolarità organolettica. C’è il miele e c’è la melata.

C’è il miele e c’è la melata… miele, ape-bottinante

Il consumatore attento, davanti allo scaffale del supermercato, si sarà più volte trovato davanti a barattoli riportanti in etichetta la definizione “melata”. Se, come me in gioventù, anche voi siete almeno una volta stati colti dal dubbio che il vasetto – lasciato sbadatamente nel settore mieli da qualche inserviente – contenesse una sorta di mostarda di mele, questo è il momento giusto per svelare l’arcano e rispondere a tutte le vostre curiosità.

Il miele secondo la legge

Per l’occasione chiederò un piccolo aiuto alla Santa Lex (sed lex). C’ un Decreto Legislativo 179/2004, che riprende la direttiva europea 110/2001. Secondo questo il miele è “la sostanza dolce naturale che le api producono dal nettare di piante o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o dalle sostanze secrete da insetti succhiatori che si trovano su parti vive di piante che esse bottinano […] e lasciano maturare nei favi dell’alveare”.

C’è il miele e c’è la melata… barattoli di  miele di vario tipo

Differenze

Leggendo tra le righe della normativa, che identifica il miele secondo l’origine, abbiamo la risposta al nostro antico dubbio amletico. Se il miele in senso stretto è “la sostanza che le api producono dal nettare di piante”, la melata nasce “dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o dalle sostanze secrete da insetti succhiatori che si trovano su parti vive di piante” .

In sintesi – per usare termini cinematografici – la melata è una coproduzione di piante (in particolare conifere come abete bianco e rosso) e parassiti (metcalfa o altri rincoti). Insieme assalgono e succhiano la linfa per nutrirsene, trattenendo le sostanze azotate ed espellendo gli zuccheri in eccesso. Queste secrezioni zuccherine vengono poi raccolte dalle api e trasformate in miele.

Miele e melata

Entrambi i prodotti sono quindi figli delle api e delle piante. Entrambi sono estratti dall’apicoltore allo stato liquido ed entrambi hanno la medesima composizione chimica. A voler esser pignoli, il miele di melata ha una percentuale inferiore di zuccheri a vantaggio dei sali minerali. Sta di fatto che la legge – forse anche per una questione di appeal – non impone l’obbligatorietà di distinzione in etichetta. E, detto tra noi, chi si tufferebbe con entusiasmo su un prodotto che passa prima dallo stomaco di parassiti e poi anche da quello delle api?

C’è il miele e c’è la melata…metcalfa

Melate

Quindi c’è il miele e c’è la melata. Gli amanti di aromi “caldi” non resteranno però delusi. Assaggiando le principali melate prodotte in Italia, come quella di abete o di metcalfa – insetto particolarmente odiato da giardinieri professionisti e provetti, tanto da nascondere l’evidenza e vendere il prodotto sotto il più simpatico “Melata di Bosco” o “Miele di Melata” – potrebbero scoprire delle piacevoli caratteristiche organolettiche: colore scuro, è vero…ma stato liquido a lungo e aroma che ricorda le particolarità di liquirizia, caramello e malto. Senza dimenticare che studi recenti dicono che il miele di melata sia ancor più energizzante del miele di nettare e, per la maggior presenza di sali minerali, agevoli il recupero fisico in attività sportive. Scordatevi certamente un abbinamento con formaggi o altre pietanze salate, ma provatelo e riprovatelo su pane toscano, toast e naturalmente al cucchiaio! E quando fate acquisti ricordate che: C’è il miele e c’è la melata.

Maurizio Melani
Miel Magister

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