Articolo di Enrico Zoi per la rubrica “A tavola con…” – Attrice, giornalista e direttrice artistica dell’AquaFilmFestival, ecco Eleonora Vallone. Con lei, personaggio poliedrico e solare, dialoghiamo per questa nostra puntata di ‘A tavola con…’. Essendo lei doppia figlia d’arte – di un grande attore, Raf Vallone, e di una grande attrice, Elena Varzi -, l’intervista diventa una conversazione familiare a tutto tondo.

Quanti ricordi cinematografici con Raf Vallone (che fu anche calciatore del Torino e del Novara, giornalista e partigiano)! Riso amaro, Non c’è pace fra gli ulivi, Il cammino della speranza, Il Cristo Proibito, Gli eroi della domenica, Uno sguardo dal ponte, e tanti altri film…

E come non citare, per Elena Varzi, lungometraggi quali È primavera, Il cammino della speranza, Il Cristo proibito, Roma ore 11, Gli eroi della domenica…

Insomma, un bel segmento del cinema italiano del dopoguerra è passato da casa Vallone, con Eleonora che ha proseguito la tradizione di famiglia e ha anche creato un suo importante festival cinematografico, l’AquaFilmFestival appunto.

Eleonora Vallone

Eleonora Vallone

A tavola con… Raf Vallone ed Elena Varzi

“Se partiamo con papà – esordisce -, iniziamo dalla cena, che per lui e per tutta la famiglia era un culto. Complessivamente eravamo in cinque, anche se raramente eravamo cinque in realtà: avevamo sempre tanti ospiti! Qualcuno più famoso, qualcuno meno, ma sempre nomi importanti.

Sebbene fossi piccola, mi ricordo Oriana Fallaci, Marlene Dietrich, Curzio Malaparte, Ira von Fürstenberg! Ma, al di là di ciò, la cena era un culto in primis dal punto di vista ‘filosofico’, con racconti, dibattiti. Era questa una componente sempre molto alta, senza contare che mio padre aveva due lauree e parlava bene latino e greco, che io, fresca del liceo, non rammentavo! Non era mai banale, diceva sempre cose significative.

Io, quando ero molto piccola, mentre i miei fratelli crollavano dal sonno, ero curiosissima: i bambini andavano a letto e io restavo lì ad ascoltare queste cose per me strane e meravigliose in mezzo a tutti i ‘grandi’. E poi la cena era un culto anche per l’aspetto culinario: papà era un grande amante della tavola ed era molto esigente. Per sua fortuna mia madre cucinava benissimo: era una grande cuoca e lo viziava. Preparava sempre pietanze nuove, inventate, originali, comunque molto sane. Tanto per dire, non ho mai mangiato fritti a casa mia. Era aiutata anche da diversi camerieri”.

Raf Vallone ed Elena Varzi con la piccola Eleonora

Raf Vallone ed Elena Varzi con la piccola Eleonora

Qualche ricordo in particolare?

“Mi viene in mente quando arrivavano le aragoste vive che dovevano essere cotte subito. Ecco, io le aragoste non le mangiavo, perché sentivo i suoni diciamo strani che emettevano, ma a parte questo erano entrambi bravi cuochi, infatti ogni tanto cucinava pure lui. Però la cosa importante erano i prodotti, che chiaramente dovevano essere di altissima qualità.

Ricordo che, quando non eravamo a Roma ma a Sperlonga, andavamo a fare la spesa insieme e papà sceglieva lui il pesce dal pescivendolo, la frutta, le mozzarelle. La mamma preferiva andare in alcuni posti dove le facevano un po’ di sconto, papà invece andava da altri. E lì si discuteva un po’: era una piccola e divertente rivalità. C’era una bottega che avevamo soprannominato ‘Poco poco’ perché, alla domanda ‘quanto costa?’, i gestori rispondevano sempre ‘poco poco’. E papà così li chiamava. Adesso si chiamano ancora Le sorelle Poco poco!”.

Papà gustava anche viaggiando?

“Sì, quando tornava dai suoi viaggi portava sempre delle cose per le quali io impazzivo, tipo il salmone selvaggio di Parigi, ricordo la carta, il profumo! Non parliamo dei vini, che erano quasi sempre del Nord o francesi. E io oggi, quando mi fanno assaggiare un vino, capisco subito se è buono o no, anche senza etichetta. Probabilmente perché sono stata abituata ad apprezzare un vino non dal prezzo ma dalla qualità: certe cose si imparano da bambini”.

Elena Varzi

Elena Varzi

E tu aiutavi?

“Sì, da piccola ero ‘addetta alle guarnizioni’: le adoravo. Le facevo anche in occasione di pranzi importanti. La portata era come un quadro”.

Quali erano le specialità di papà?

Gli spaghetti alla carbonara. Al posto del guanciale o della pancetta, però, metteva il prosciutto, perché meno grasso. E non li faceva mai impiastricciare: dava importanza ai tempi. Faceva anche delle gare di spaghetti alla carbonara: a New York, con Frank Sinatra, e vinceva sempre! Insomma, gli spaghetti li faceva come si deve, ben al dente, squisiti! Era bravo anche con il filet tartare, con il vino rosso. Lui faceva due o tre piatti squisiti, mamma invece faceva tutto squisito!”.

Quali erano allora i piatti della mamma?

“A pranzo, in genere, mangiavamo grandi insalatone e cose simili, la sera il suo piatto forte erano le melanzane alla parmigiana, ma anche i supplì, il pollo alla cacciatora, l’agnello (che ora non mangerei più, ti sto parlando degli anni ’60/’70). Ed era tutto leggero! La cucina, a casa mia, era una cosa sacra. Guai anche se non arrivavamo a tavola tutti nello stesso momento: non si poteva sgarrare di un minuto.

Papà era preciso e severissimo. E comunque il gusto della cena era importante sotto ogni punto di vista e qualcosa mi deve essere rimasto perché anch’io adoro cucinare. Però io mi invento tutto, non guardo le ricette e vengono fuori delle pietanze pazzesche riuscendo a usare ingredienti che si sposano e si esaltano. Ho una cucina mia, non grassa. Mi piace molto mangiare, ma non ingrasso perché non preparo cose esagerate. Il gusto del mangiare è una delle bellezze della vita”.

E i tuoi genitori te l’hanno trasmesso alla grande, direi.

“Sì, ho avuto un’educazione altissima da questo punto di vista”.

Raf Vallone con Eleonora appena nata

Raf Vallone con Eleonora appena nata

Avevate un ristorante preferito per le vostre cene o i vostri pranzi fuori?

“Sì, ma purtroppo molte di queste trattorie non ci sono più, come, a Roma, Gigetto er pescatore, o Il cambio, a Torino. Mio padre ha studiato a Torino e ha giocato anche nel Torino, quando il Torino era campione d’Italia, e poi avevamo una casa a Sestriere e, anni prima, a Cortina d’Ampezzo, e c’era sempre un ristorante per ogni luogo dove eravamo. Anche a Parigi e a Madrid”.

E quando papà o mamma si trovavano davanti a un piatto particolare di una cucina non nostrana, come si comportavano?

“Assaggiavano. Pure in viaggio, assaggiavano. Anche perché i piatti che mamma aveva imparato erano quelli della cultura internazionale che aveva conosciuto. E poi viaggiavamo moltissimo assorbendo le varie culture locali! Viaggiavamo sempre insieme, con papà e mamma. Spesso, benché non sempre, riuscivamo a seguire papà sui set. Un anno era a girare vicino a Bardonecchia e noi abbiamo lasciato la scuola a Roma e ci siamo scritti a quella di Bardonecchia.

Ricordo un Natale con l’Albero fatto a Madrid, un altro anno a Torino al Principe di Piemonte. Ho fatto la prima elementare a Parigi, poi purtroppo mi hanno riportato a Roma! Infatti, va bene sì il prosecco, ma adoro lo champagne. Quando eravamo piccoli e si doveva studiare, per esempio, la cultura greca, papà ci portava ad Atene e ci spiegava. Per lui la storia era un fatto concreto ed era logico conoscere i posti per immaginare.

Ricordo, da ragazza, di essermi innamorata di Lorenzo de’ Medici, ma proprio innamorata: invece dei Beatles avevo i poster di Lorenzo de’ Medici. Papà ci faceva fare il diario di tutti i quadri che vedevamo: agli Uffizi, al Prado, in Grecia. I viaggi (ma anche le giornate normali, non solo ai musei) erano corredati dei nostri diari, dove dovevamo dire perché un’opera ci piaceva o non ci piaceva. Era una cosa terribile, ma è stato anche un esercizio che mi ha aiutato a capire cosa è bello e cosa è brutto, ad avere una mia personalità: un insegnamento per me enorme. Ci ha portato in tutti i musei del mondo e io oggi ho un’adorazione per l’arte, soprattutto per la pittura”.

Aqua Film Festival 2024

Aqua Film Festival 2024

Uno sguardo all’oggi.

“Credo che oggi, tra le diete e i vari artifici inventati, tra i problemi e lo stress, non si dia abbastanza importanza al momento, a quando mangiamo. Io stessa mangio velocissima. Invece, bisognerebbe dedicare i pasti a se stessi e agli altri vicino a noi. Infine, a breve per Castelvecchi Editore, uscirà il mio primo libro autobiografico ‘Quante vite per una? Le mie sette vite’. Dovrete scoprirle!”.