Singolare romanzo “La Compagnia delle Illusioni” di Enrico Ianniello. Sospeso tra echi di Eduardo e di Pirandello, procede non senza originalità in un crescendo che, se all’inizio mantiene tiepido il lettore, nella seconda parte ambisce a maggiori emozioni, in qualche caso raggiungendole, in una curiosa osmosi fra déjà vu e novità. Un libro che, comunque, ci sentiamo di consigliare, anche come esempio di quanto l’attuale panorama letterario popolare italiano (attenzione, non la paraletteratura) difficilmente proponga grandi vertici, ma, in linea di massima, offra buoni lavori più incompiuti che incompresi, opere che, dopo la lettura, non lasciano né indifferenti né differenti.

La scelta di situazioni enogastronomiche

Assai interessante è, dal nostro punto di vista, la scelta di situazioni enogastronomiche. A parte i titoli di alcuni capitoli, che, in ogni caso, vale la pena menzionare (‘Due capricciose e un calzone’, ‘Le zeppole nel vino’, ‘Sfoglia di cipolla’, ‘Tango, birra e sciù’, ‘Natale senza capitone’), gli inserti legati a vivande e bevande sono ben amalgamati nel contesto della storia e adeguatamente motivati e trattati da Ianniello. Il che non è scontato e merita la sottolineatura e qualche citazione. Come sempre, senza spoilerare.

All’inizio del romanzo, il protagonista Antonio saluta la mamma con questo dialogo…

“Ciao mammà, ci vediamo più tardi!”
“Torni a mangiare?”
“No, mammà, oggi no. Tu tieni la frittata di maccheroni già pronta. L’insalata sta nel frigorifero, te la devi solo condire, olio e limone!”
“E bravo, perché se non me lo dicevi tu me la mangiavo così, comm’a ‘na pecora! Scusa, ma chi ti ha insegnato a fare le zeppole, a te? E la genovese? E la pasta e cuccuzzielle con l’uovo?”
“Tu, mammà, tu.”
“E il tòrtano ‘nzogna e pepe? E la scarola coi fagioli?”
“Tu, mammà!” rispondevo, pizzicandole le guance, così sorrideva. Lo facevo perché era bella, ma pure perché, visto che la dentiera ci era costata un po’ cara e amara, almeno la sfruttavamo, ce la guardavamo un poco.
“E la pasta al forno con le polpettine?”
“Tu! E senza polpettine?”
“Sempre io, te l’ho insegnato. Quindi mi raccomando a te, per la strada, statte accorto, invece di pensare all’insalata mia.”
“Mammà, ma io tengo quasi cinquant’anni!”
“E che significa? Ci sta un sacco di gente falsa, in giro.”
“Su questo tieni ragione, mammà! Un sacco di gente falsa.”

Vino rosso, zeppolelle di alghe, scagliuozzi, crocche…

Alcune cene o pranzi del romanzo? Una cena a base di vino rosso, zeppolelle di alghe, scagliuozzi, crocche, spaghetti alla scarpariello, melanzane alla parmigiana, fritturina di paranza, friarelli, mozzarellina. Un’altra con frittura di paranza e insalata di limoni e menta. E poi un pranzo con spaghetti alla Procida e un’altra cena (con piccola festa) con “mattonella calda calda di pasta al forno. Poi […] un bicchiere di vino e due fette di pane”.

Chiudiamo con altri due estratti, uno quasi socioantropologico, l’altro più curioso.

Il primo è dedicato al cibo del camorrista:avrà avuto ventidue, ventitré anni, capelli rasati sulle tempie, barba lunga e curata, il look del camorrista à la page, insomma. La casa, chiamiamola così – una trentina di metri quadrati scarsi senza finestre -, era stracolma di tute, scarpe e cappellini, tutto nero, anche se pieno di strisce colorate; poi buste di negozi alla moda delle strade più eleganti della città, mentre nell’angolo cottura si ammucchiavano resti di rosticceria, involti, pacchetti, cartocci unti, buste di plastica, rimasugli di fritto e cosce di pollo smozzicate e, disseminate ovunque, lattine di birra. Settanta, ottanta lattine vuote, direi. C’era giusto un corridoietto per passare in mezzo a quel mare di monnezza e vestiti di marca, mettendo un passo davanti all’altro”.

Il secondo è un ardito accostamento fra pizza e… zombie! Ma qui ci fermiamo…

“La Compagnia delle Illusioni”, di Enrico Ianniello. Il libro è servito.

Enrico Zoi