Falso Chianti: L’UE vieta l’utilizzo del simbolo del gallo. Il vino toscano, come tanti prodotti  agroalimentari italiani, sono sempre più investiti dal fenomeno delle imitazioni. Non è certo una novità ma è importante sapere che, nell’anno del Covid, il valore ha superato i 100 miliardi. Lo afferma, in una nota, la Coldiretti Toscana nel commentare positivamente la decisione del Tribunale dell’Ue di vietare l’utilizzo del simbolo del Gallo per vini diversi dal Chianti. Lo ha deciso il Tribunale dell’Ue. Si conferma così  la decisione con cui l’Ufficio Ue per la proprietà intellettuale (Euipo) aveva respinto la richiesta di registrazione di un marchio simile. 

“Le frodi rischiano di danneggiare ulteriormente le esportazioni di bottiglie di vino toscano all’estero dove, dopo anni di costante crescita, si registra un calo del 3,2% nel 2020 con una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza Coronavirus”, denuncia il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi.

Attacco al made in Italy

I nostri marchi storici la cui immagine è stata costruita con il lavoro di intere generazioni è un fatto grave. E in questo anno di pandemia la mancata vendita per frode si aggiunge a quella per le chiusure e la mancanza di turismo.

Ancora Coldiretti ricorda che in Toscana la superficie vitata è pari a circa 60mila ettari di cui con una produzione totale vino di 2.657.000 ettolitri.   Una produzione divisa tra una quota di vini rossi e rosati pari all’85 per cento e di vini bianchi del 15 per cento.  Un lavoro spesso ancora oggi fatto con competenza e qualità che ha saputo innovare senza dimenticare le salde radici del passato.

Chi “copia” il cibo e il vino italiano? Il vino in polvere…

Chi copia il cibo  e il vino italiano?  Sempre secondo Coldiretti sono i paesi emergenti e i più ricchi. Cina ma anche Australia, Sud America, Stati Uniti prinicpalmente. In Europa poi si vendono wine Kit, polvere solubile che riproduce i più noti vini italiani. Anche conserve, salumi, formaggi sono vittima di “copie”.
Un lavoro che incide molto sulle nostre aziende, sulla nostra immagine nel mondo. “Dalla lotta alle imitazioni dei falso Made in Italy a tavola nel mondo – conclude la Coldiretti – si possono creare ben 300mila posti di lavoro in Italia.”

La storia della vite in Italia affonda le radici nei millenni. In Toscana arrivò nel Chianti con gli Etruschi. Non si producevano i vini di oggi, ovviamente, ma il nostro vino ci “appartiene”  e va difeso dagli “usurpatori”.

Cosa si può fare?

Per un non italiano che non ha mai assaggiato davvero i nostri prodotti è facile essere ingannato. Manca, nella maggioranza dei casi, un bagaglio culturale importante a cui attingere. Così dobbiamo difenderci e stare sempre più attenti perchè la frode è sempre dietro l’angolo. Occore investire in cultura enogastronomica direttamente negli altri paesi e non solo invitando qui giornalisti e blogger e far loro assaggiare. Occorre portare sui territori chi poi andrà a ricercare i nostri prodotti. Occorre fare educazione alimentare “italiana” passando attraverso la cultura. Attraverso i nostri “cavalli di battaglia” culturali. Non ci mancano.

Redazione