e Il 22 marzo del 1921, a Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone, nasce un mito del cinema e del teatro nazionali, Nino Manfredi. Cento anni dall’arrivo in questo mondo di un grande attore, cantante, showman… insomma, i titoli e gli appellativi, con lui, si possono affollare sulla pagina all’infinito. Un mostro sacro, e tanto basta a farlo risiedere per sempre e indelebilmente nei nostri cuori, occhi, affetti…

Raccontarlo dal nostro punto di vista enogastronomico è, insieme, facile e difficile. Alte sono, infatti, sia la probabilità di trascurare qualcosa, sia la necessità di scegliere, se no ne uscirebbe quasi un’enciclopedia!

L’esordio di Nino Manfredi

Come non partire dal suo esordio come… barista di Ceccano. Ecco l’inventore della storica frase “Fusse che fusse la vorta bbona”) nell’edizione del 1958 di Canzonissima, un avvio attoriale fulminante, una bella e divertente ‘gamba tesa’ nello spettacolo italiano. Con la sua inconfondibile parlata, con il contorno delle ottime mozzarelline di bufala e pagnotte locali. Lo potere vedere o rivedere, a seconda dell’età, qui:  https://www.youtube.com/watch?v=d2GaDaogYc0.

Un primo riferimento cinematografico, che registriamo a puri fini statistici, poiché Manfredi non è tra i ruoli principali (interpreta un ladro), è in ‘Susanna tutta panna’ (1957). Il film di Steno  ha come protagonista un’icona degli anni ’50, Marisa Allasio, e racconta la storia di Susanna, pasticcera milanese, il cui massimo vanto è la torta “Susanna tutta panna”, la cui ricetta conosce solo lei. Torta che è al centro dell’azione dell’intera pellicola.

L’ amatriciana con lo zucchero

Del 1969 è ‘Vedo Nudo’, lungometraggio in sette episodi di Dino Risi. Se ne ricorda la scena di Nino Manfredi con Enrico Maria Salerno, che preparano un’amatriciana mettendo lo zucchero al posto del sale. Una gustosa metafora dell’amore gay che alla fine – si intuisce – sboccerà fra il ragioniere torinese Carlo Alberto Ribaudo (Salerno) e Ercole/Ornella (Manfredi). La trovate qui: https://www.youtube.com/watch?v=8V_9GCDeC14

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Con ‘Pane e cioccolata’ (1974), di Franco Brusati, veniamo a una delle opere più importanti dal nostro punto di vista. Questo perchè , oltre a essere un film bellissimo e pluripremiato (fra gli altri riconoscimenti, David di Donatello e Grolla d’Oro a Manfredi per l’interpretazione), attua anche una riflessione sulla ristorazione italiana in Svizzera e, quindi, sul fenomeno dell’emigrazione. Citiamo da un bell’articolo di Domenico Guzzo, del 2010, pubblicato in ‘Italies’ ‘Pane e cioccolata. Cronaca ordinaria di una straordinaria emigrazione. La ristorazione italiana nella Svizzera anni ’70’.

Negli anni Settanta ed Ottanta, la ristorazione italiana ha rappresentato la punta di diamante dell’industria alimentare in Svizzera, e questo in ragione dell’ottimo rapporto qualità/prezzo proposto, della popolarità della sua gastronomia e dell’assimilazione della maggioranza degli svizzeri alla minoranza italiana; ma gli albori di un tale successo ficcano le radici in contesti di surrettizia o palese xenofobia, di precariato professionale e sociale, di disadattamento, di depressione nostalgica, di emarginazione, e di alienazione che si cristallizzavano lungo faglie di sfruttamento economico e di reciproca impreparazione morale alla diversità. La storia di Giovanni (Nino) Garofoli (Pane e Cioccolata, di Franco Brusati, con Nino Manfredi, 1974), apprendista cameriere stagionale in un ristorante della Svizzera tedesca a metà degli anni Settanta, incarna l’incipit ricorrente di buona parte di quei futuri ristoratori che sapranno schiudere atti di dignità e soddisfazione da iniziali crisalidi di disagio e sconforto”. Qui la versione completa: https://journals.openedition.org/italies/3375

Il re della mezza porzione

Sull’onda della malinconia e dell’amarezza per il fallimento di una generazione, ricordiamo un altro grande lungometraggio, ‘C’eravamo tanto amati’ (1974), di Ettore Scola. Qui la cena in trattoria, dal ‘re della mezza porzione’, fra l’insegnante Nicola Palumbo (Stefano Satta Flores), l’avvocato Gianni Perego (Vittorio Gassman) e Antonio, portantino di ospedale (Nino Manfredi), con il ritorno nei piatti del picchiapò, tipica ricetta romana basata sul recupero di carne lessa e con tutto il retrogusto della nostalgia di questa scena memorabile e negli anni vanamente imitata in altri film. La potete riapprezzare qui: https://www.youtube.com/watch?v=n7ROVHND0XE.

‘Brutti, sporchi e cattivi’ (1976)

Ancora Ettore Scola, ancora un personaggio eccezionale di Nino Manfredi, il Giacinto Mazzatella di ‘Brutti, sporchi e cattivi’ (1976). Ambientato nelle baraccopoli della periferia romana dei primi anni Settanta, premio per la miglior regia al 29º Festival di Cannes.

Memorabile e agghiacciante la scena del pranzo con la pasta alle melanzane avvelenata, preparata dalla di lui consorte Matilde (l’attrice Linda Moretti), con pasta corta, melanzane fritte, pomodori, uva passa, pane grattato, noci, pecorino e… veleno per i topi! Ecco il link per rivederla: https://www.youtube.com/watch?v=f7wOKUhpv_g.

‘Cafè Express’ (1980)

Veniamo al 1980. Il film è ‘Cafè Express’, di Nanni Loy. Nino Manfredi è Michele Abbagnano, un invalido di mezza età, il quale, per vivere e pagare il collegio al figlioletto, fa il venditore abusivo di caffè, come clandestino, sulla tratta ferroviaria notturna da Vallo della Lucania a Napoli.

Per questo ruolo l’attore, che negli stessi anni è testimonial di una nota marca di caffè, vince il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista. Decisamente meritato. A questo link (https://www.youtube.com/watch?v=kOcKFYxI1eg) la scena del pasto del portantino Antonio Cammarota, che ci consente di menzionare l’ottimo caratterista Gigi Reder, troppo spesso ricordato solo come il Filini dei film di Fantozzi.

Gli spaghetti alla puttanesca di Domenico Ceccacci

È una maggiore leggerezza afrodisiaca quella che viene evocata dagli spaghetti alla puttanesca di Domenico Ceccacci (ovviamente, Manfredi) in ‘Spaghetti House’ (Giulio Paradisi, 1982). Il film prende spunto dalla rocambolesca vicenda reale di un cameriere italiano a Londra. Insieme ad altri quattro italiani, vorrebbe licenziarsi dal ristorante dove lavora per mettersi in proprio. Qui la spassosa scena della cottura con ‘didascalie’ erotiche: https://www.youtube.com/watch?v=VLmFweL_TEk.

Un uomo semplice

Da tutte queste citazioni emerge un Nino Manfredi dai gusti enogastronomici chiari e non sofisticati, come conferma anche una sua dichiarazione del 1999:

Io sono un uomo semplice, nato in Ciociaria, e ho abitudini semplici a tavola. Mi piacciono i piatti poveri della tradizione contadina, non mi interessano pietanze sofisticate, con nomi strani e piene di burro. Sarà che ho un fratello medico e che non mi sono mai abbuffato a tavola. Il mio pasto ideale? Frutta (che mia moglie mi obbliga a mangiare prima su consiglio dei dietologi) e   un piatto di pasta o pesce e la verdura’”. E come, del resto, appare anche da un libro che lo stesso attore pubblica nel 1985 e che si intitola ‘La vera alimentazione mediterranea’.

Tanto è importante la componente enogastronomica nelle pellicole interpretate da Nino Manfredi che, nel 2014, a dieci anni dalla sua scomparsa, Eataly organizza una serata speciale in suo onore e anche  la moglie Erminia Ferrari partecipa.

In quell’occasione, vengono presentate quattro ricette ispirate a quattro dei suoi film ‘Pane e Cioccolata’, ‘Brutti sporchi e cattivi’, ‘C’eravamo tanto amati’ e ‘Susanna tutta panna’. La chef è Alessandra Mariani.

‘Un friccico ner core. I 100 volti di mio padre Nino’

Infine, un ricordo del figlio Luca Manfredi, che, proprio in occasione del centenario della nascita, ha appena dato alle stampe il libro ‘Un friccico ner core. I 100 volti di mio padre Nino’. Luca  lo racconta nelle sue mille qualità e nelle tante debolezze, fragilità e paure. ” Un ‘impasto’ complicato di ingredienti umani, che hanno plasmato l’attore, il marito, il padre e il nonno. ‘Era un po’ come il pane casareccio della sua terra ciociara – scrive Luca -: compatto e saporito fuori, ma con tanti “buchi” nascosti al suo interno’.

Buon compleanno, Nino!