Questa è la MIA Firenze. Mia perché sono nata qui? Oppure sono nata qui perché è la Mia città? In attesa di risolvere questo dilemma penso a uno dei miei angoli preferiti di questa città rugosa di vicoli e di pietra grezza. E ne viene fuori l’anima forte di contrasti, di colori e di impulsi, città di vizi e di virtù. Penso che il quartiere dell’Oltrarno, la “rive gauche” di Firenze, sia il mio preferito.
L’antico Borgo Pitiglioso
Non così evidente, un po’ nascosto. Un luogo che si concede piano e non a tutti. Siamo in via de’ Bardi in quello che in epoche passate si chiamava il Borgo Pitiglioso e gli abitanti non ne andavano, ovviamente, così fieri. Qui c’era una massiccia presenza del popolino, lavoratore, sporco e pidocchioso, quello che mandava avanti l’economia spicciola della città. Questo quartiere, sovente devastato da frane della sovrastante collina, ospitava casette modeste e incredibili palazzi dall’aspetto massiccio, sobrio ed elegante, oscure botteguccie e incredibili giardini con prospettive inedite.
Parliamo della striscia lungo il fiume che si estende da San Niccolò (notevole la torre medievale, parte delle mura di Arnolfo di fine ‘200) fino a San Frediano, al Torrino di Santa Rosa e all’omonima porta. Poi si allarga a sud. Punta con via Romana e via de’ Serragli verso il suo terzo vertice di un ideale triangolo: Porta Romana, l’estremità sud del nostro centro storico.
Miniato, il principe martire
- Tanta storia è racchiusa qui. Qui dove i primi cristiani si installarono, ricchi e benestanti appena fuori dalla porta sud della prima cerchia muraria, al lato meridionale del Ponte Vecchio. Si trattava di mercanti siriaci, di lingua greca. Di questa comunità faceva parte Miniato, un ricco principe, che fu decapitato durante le persecuzioni dei Cristiani ad opera di Decio.
Forse questo nome vi dice qualcosa, dato che esiste una meravigliosa basilica romanica sulla collina a sud est di Firenze. Guarda la città e la facciata è visibile anche dai lungarni. Miniato sarebbe morto in città e poi, dopo aver portato la sua testa fin alla sommità di quel colle, fu lassù sepolto il 25 ottobre dell’anno 256. Per questo motivo la chiesa, fondata più di mille anni fa, è orientata con l’abside a sud est, nel punto in cui il sole sorge a quella data.
La passeggiata più bella del mondo
Per arrivare fino a lassù possiamo passare dalla porta San Miniato, dopo aver percorso via de’ Bardi e avere sbirciato dentro qualche bottega artigiana o qualche portone. Senza dimenticare di passare davanti a Palazzo Mozzi, severa residenza trecentesca di questa ricchissima famiglia di banchieri e tesorieri pontifici. Qui nel 1273 fu ospite papa Gregorio X.
Oltrepassata la Porta di San Miniato la strada si impenna e la salita diventa molto ripida. Siamo all’esterno delle mura ma se non ci facciamo impressionare dopo poco la salita diviene più lieve. A questo punto si può addirittura scegliere tra una scalinata meditativa, lungo le 14 stazioni della via crucis, oppure una ben più piacevole passeggiata attraverso il Giardino delle rose, tra alcune sculture di Jean-Michel Folon, donate dalla vedova dell’artista nel 2011.
Rose, profumi e veduta: gustatevi il momento
Con la buona stagione e con le numerose fioriture primaverili (circa 350 specie diverse di rose!), le vedute che si aprono salendo, favoriranno la contemplazione di ciò che ci circonda.
È importante gustarsi il momento e godere di tutto: una farfalla, la fontana, le sculture, le varietà più uniche di rose. A dire il vero trovo intrigante questa parte di Firenze: sai da dove parti e dove vorresti andare, ma il cammino può prendere davvero pieghe inaspettate.
Il Giardino delle Rose è comunque un giardino pubblico, comunale, gratuito.
Progettato da Giuseppe Poggi nel 1865, nel periodo di Firenze Capitale (LEGGI il nostro articolo) fu però aperto al pubblico nel 1895. L’occasione fu quella della festa delle Arti e dei Fiori, che poi sarebbe diventata poi un appuntamento annuale. Merita davvero una o più visite, anche per il piccolo Giardino Giapponese che si trova al suo interno, realizzato dall’architetto giapponese Yasuo Kitayama nel 1998, secondo i criteri zen dell’oasi Shorai. Sho in giapponese significa pino, un albero sempreverde, associato all’idea di indistruttibilità. Il suono di questa parola dovrebbe ricordare il rumore o il fruscìo degli aghi di pino mossi dal vento. Shorai significa “futuro”, ed è l’auspicio di una lunga amicizia tra gli abitanti di Firenze e di Kyoto, che questo giardino ci hanno donato nel 1998.
E ora via, verso San Miniato e la sua magia
La gratitudine quindi, per questo giardino, per tutte le piante che ci circondano e le curiose sculture di Folon, ci riempie il cuore e ci alleggerisce per la seconda parte della salita, quella che ci porterà fino a San Miniato al Monte.
Un’ultima occhiata alla città prima di varcare il cancello e ricongiungersi alla scalinata che ci porterà lassù. Da qui la città è incorniciata da un’ installazione di Folon molto evocativa: una vera e propria cornice a forma di valigia, con la sagoma di una nave in basso…..”Partir”! Questo il titolo dell’opera. Difficile resistere dal fare una foto…
Qui niente è fuori posto
Dopo tanta luce questa scala grigia e ombrosa sembra fatta apposta per rimettere a posto i nostri pensieri e centrarsi di nuovo sulla nostra meta. Questa determinazione ci servirà per non farci distrarre questa volta dal Piazzale Michelangelo, che lambiremo appena, uno dei luoghi più spettacolari. Dalla posizione rialzata che questa grande terrazza ci offre, la vista è veramente completa. E, aggiungerei, armonica. Niente è fuori posto: i colori, le forme, le torri e i campanili… Tutto così familiare ed elegante. Davanti al piazzale i terrazzamenti verdi sono stati magistralmente sistemati dall’architetto Poggi con le Rampe e con una splendida fontana ottocentesca restaurata di recente, proprio davanti alla Torre di San Niccolò.
Verso est, invece, da dove vediamo arrivare il fiume, quasi nascosto nell’oliveta sottostante, si trova il meraviglioso Giardino dell’Iris. L’iris, o giaggiolo, è il simbolo di Firenze, e qui se ne trovano migliaia di varietà. Attenzione però: il giardino è aperto soltanto durante il periodo della fioritura!
Noi però passeremo oltre e saliremo per lo scalone realizzato dal Poggi per la Basilica di San Miniato al monte. La chiara facciata sarà per noi come un faro, sempre più nitida e particolareggiata man mano che ci avviciniamo. E solamente quando saremo di fronte,sentiremo l’esigenza di voltarci e vedere il cammino fatto, e le mura della città, e tutto il resto…
Non mi stanco di guardare la facciata della chiesa, potrei contemplarla per ore…
Forse dipenderà dal perfetto equilibrio dei colori bianco e verde del marmo di Carrara e del Serpentino di Prato. Forse dalle armoniche proporzioni che richiamano simbologie arcaiche. O ancora dalle forme geometriche perfette e dalla luce del mosaico. Mi colpisce il simbolo del Seme della Vita sotto la lunetta sinistra, la porta dalla quale probabilmente entravano i pellegrini in visita, data l’indicazione sullo scalino (HAEC EST PORTA COELI ). Si tratta di un cerchio dentro il quale è raffigurato un fiore a sei petali. Forma perfetta derivante dalle intersezioni di 7 cerchi, che troviamo talvolta anche in edifici precristiani o perfino nell’antico Egitto. Una sensibilità che trascende il tempo e lo spazio. all’interno di meraviglioso gioiello del romanico fiorentino troviamo inoltre un “tappeto” di marmi intarsiati e, tra le altre immagini fantastiche e simboliche, il cerchio dello zodiaco.
La chiesa è ricchissima di elementi interessanti da guardare e contemplare, ma un’esperienza che suggerisco di fare a chi si trova nei paraggi all’ora giusta, è quella di entrare, senza esitazioni, verso le 18-18,30. A quell’ora i monaci Olivetani cantano i vespri. La musica e il canto “sentiti “ con il corpo e con la presenza…beh non è la stessa cosa che ascoltare un cd, credetemi.
Uscire al crepuscolo, dopo aver ascoltato ed assorbito quelle vibrazioni credo che sia una degna conclusione di questa passeggiata. Ed un preludio ad una bellissima serata!
Patrizia Falaschi
Guida Turistica innamorata di Firenze
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