Dove mangiare a Firenze? È nostra abitudine condurvi a scoprire luoghi desueti e anche stavolta non faremo eccezione. Preferendo, come da consuetudine la sostanza all’apparenza abbiamo scelto di portarvi con noi a cena in un ambiente speciale che pochi in realtà conoscono.

Paesaggio sulle Tre Cime di Lavaredo innevate
Le tre Cime di Lavaredo, Dolomiti

Dove mangiare a Firenze? Cronaca di una serata speciale

Dove mangiare a Firenze se non nella sezione fiorentina degli Alpini, peraltro una delle più vecchie d’Italia anche se si trova lontano dalle montagne così amate dai militari con la penna nera. Una sezione che raccoglie gli alpini di Toscana e Umbria con 1700 soci suddivisi in 7 gruppi toscani e umbri.

Immagine del 1963 di tre bambini vestiti da alpini con sullo sfondo il leggendario ponte di Bassano
Il ponte degli alpini di Bassano del Grappa in una foto datata 1963

Un piccolo mondo dall’Adamello al Grappa

Dove mangiare a Firenze? La sede Ana (Associazione Nazionale Alpini) è situata a due passi dalla stazione di Santa Maria Novella. In attesa dell’adunata nazionale alpini che Firenze si candida ad ospitare.
Dopo l’ingresso un percorso obbligato porta alla scoperta di un piccolo incredibile museo della storia italiana. Il mondo dell’alpino con le divise, le mostrine, le lettere i ricordi e gli oggetti personali. Tracce di vita che rimandano a uno spaccato di guerra, montagna e sofferenza. Oggetti che quasi parlano, vivi più che mai in quelle ordinate bacheche.
La loro visione è quasi ipnotica e conduce dritta sull’Matajur, sull’Adamello e sul Grappa dove sono stati consegnati all’eternità eroi silenziosi che non sapevano di esserlo.

ritratto di due fratelli gemelli, entrambi alpini durante un raduno
Gemelli alpini

Una grande sala luminosa ci accoglie per una delle tante cene organizzate per l’autofinanziamento del volontari in congedo. Impossibile non amare gli alpini impossibile non farsi conquistare dai loro sorrisi sinceri, le loro mani ruvide che stringono fortissimo in un buonasera, la loro galanteria quasi d’antan, e quegli occhi intensi ce vividi contornati da volti scavati dal gelo e dal vento.

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Gruppo di alpini in parata

Bollicine clandestine

L’aperitivo è uno sfizio da praticare intorno a cui tutte le penne nere si avvicinano. Saltano i tappi a corona da bottiglie anonime. “È un Valdobbiadene – annuncia l’alpino oste che quel vino lo ha scelto per l’occasione – solo che siccome è quello che eccede la produzione è disponibile così solo per gli amici”. L’orgoglio di una rete di conoscenze e bevute.

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L’alpino veterano che suona la campana!

Due grandi tavolate a destra e sinistra del tavolo presidenziale accolgono persone di ogni estrazione e origine tutte accumunate dall’amore per questo corpo. E tutte che si fanno coinvolgere e travolgere da brindisi improvvisati. Tutti raggiungono il proprio posto a tavola al suono della campana che invita a sedersi suonata da uno dei veterani. Dotato di cappello e penna originali “di oltre sessanta anni fa”, tiene a puntualizzare il campanaro.

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Paolo, il cuoco della sezione Alpini di Firenze

Tutti hanno una storia o un aneddotto da raccontare legata al corpo degli alpini. Chi un parente, chi un episodio speciale della vita. Momenti da ricordare, come quelli che scorrono nelle vecchie reclame incorniciate ai muri che rimandano a un tempo che fu.

Paolo e Carlo “cochi” con stellette

Dalla cucina professionale curatissima esce Paolo baffone spavaldo e “cuoco da poco perché mia moglie a casa non mi faceva avvicinare ai fornelli” e il suo silenzioso aiutante Carlo che affila i coltelli.
Facce allegre, fare deciso e tanta simpatia. Di loro colpisce la voglia di regalare gioia ai palati e un ora di allegria, ma soprattutto il senso di appartenenza anche dentro la divisa da cucina sono alpini. Immancabile infatti, anche sul cappello da cuoco la mostrina d’ordinanza..

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Carlo, aiuto cuoco affila i coltelli…

La cena corre allegra e gradevolissima fra un ottima amatriciana, in onore degli amici del Centro Italia di Amatrice, e una tenerissima arista con piselli.
Non manca il gelato e il grappino (difficile orientarsi fra la vastità delle opzioni che solo gli alpini sanno proporre) che chiude una serata allegra di amicizia, cameratismo e italianità.

Una cena desueta da replicare. Una serata davvero speciale che di stelle ne ha tante e vere. Non sono quelle patinate delle guide, ma quelle che riscaldano cuore e anima brillando forte in cima alla penna nera.