A Coruña il vento soffia sempre. Mentre scruti l’orizzonte sugli scogli che proteggono la spiaggia cittadina del Riazor non puoi che sentirlo forte.
Ti sferza, ti abbraccia e ti attraversa i capelli con quel salmastro deciso che si mescola agli spuzzi delle onde dell’oceano infrante sulla riva.

Architettura barocca

Vento e salmastro sul Riazor


É una Spagna che non t’aspetti. Soprattutto se nella mente hai solo l’immagine stereotipata da turista fatta di caldo, sole e flamenco. Siamo in Galizia in una terra spagnola forse meno nota ma straordinariamente affascinante per il viaggiatore.
A Coruña è il punto più estremo a nord ovest della penisola iberica. Siamo a pochi chilometri dal Portogallo e non lontano dalla Francia con affaccio diretto sull’oceano Atlantico.

Jogging sulla spiaggia del Riazor

A Coruña. Più nord Europa che Spagna


Dici Galizia e pensi a Santiago di Compostela. Del resto la tappa finale del più celebre Camino è città più nota. A Coruña però è speciale. Specie per chi ama uscire dagli itinerari del turismo e dalle città sovraffollate.
Qui le caratteristiche che rendono la Spagna celebre sono annacquate da atmosferiche eleganti e romantiche più riferibili al Nord Europa.

La penisola galiziana dove sorge A Coruña

Una città tre nomi

Iniziamo svelando l’arcano. la città come si chiama? La Coruña, A Coruña o Coruña?
Non c’è una definizione giusta e una sbagliata. Vanno bene tutte e tre. la differenza è solo che la prima è la definizione in lingua castigliana e quindi quella raccomandata dalla Real Academia Espanola de la Lingua. Praticamente la corrispondente della nostra Accademia della Crusca.
La definizione A Coruña, ufficiale della città è espressione della lingua galiziana ed è accettata e riconosciuta dallo stato spagnolo anche nei documenti ufficiali.
Coruña è invece l’espressione senza articolo usata nel colloquiala, accettata e riconosciuta da tutti.

Tramonto sul Riazor

A spasso fra antico e moderno seguendo l’odore del mare

Una città portuale vivace, ma anche una bella città di mare dove le coste frastagliate, sempre spazzate dal vento, alternano baie a scogli ed alte e basse maree.
Siamo in una penisola dove antico e presente armonizzano, dove la Torre di Hèrcules svetta maestosa rimembrando i tempi che furono e dove è bello perdersi nei ciottoli delle viuzze della Ciudad Vieja. Seguendo l’odore delle specialità del mare qui cucinate alla perfezione.

L’antio faro, la maestosa Torre di Herucles

Il faro dei romani

Appena arrivi e ti avventuri verso il centro in taxi non potrai che innamorarti della Torre di Hèercules. Il tassista loquace ci fa da cicerone con quella sua faccia che pare uscita direttamente da un film di Aldomovar.
Non possiamo che farci lasciare lì. Sulla cima della collina che svetta sul mare e ai piedi di quel faro. “Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco” tiene a specificare il nostro tassista mentre ci saluta.
Maestoso con i suoi 55 metri di storia. Chissà quanta vita avrà visto dalla sua costruzione in epoca romana in poi lì davanti.
Quanti sospiri di marinai, quanti lamenti di schiavi, quante notti laboriosi di piccole lampare. Una ventata più forte distrae e così decidiamo di andare giù nella città antica. Seguendo il profumo delle barche e del pescato fresco.

Tramonto sulla baia

Tramonto millecolori sul Riazor

Prima di arrivare seguiamo la linea della costa lasciandoci amabilmente schiaffeggiare dalle onde alte dell’oceano che si confondono con la pioggerella leggera che cade fine da un cielo che sa d’Inghilterra.
Quando arriviamo alla spiaggia del Riazor, fortunatamente affollata solo da sporadici podisti, il sole è tornato a fare capolino lasciandoci godere di tutte le sfumature del blu dell’oceano. Intenso all’orizzonte e quasi ceruleo, poi sfumato in tante tonalità da fare invidia alla scala colori di un pittore.
Sediamo a un tavolo oltre la strada della costa per proteggerci dal vento. Una fresca sangria come aperitivo al tramonto vista oceano è doverosa. Peccato però che lo stomaco reclami nonostante la passeggiata sia affollata così come i tavolini di tapas e aperitivo.
Uno sguardo all’orologio che segna le ventidue e trenta. Sorridiamo vedendo in diretta questo strano angolo della Spagna mandare a letto il sole nell’oceano a così tarda ora.
Ecco perché sentiamo i morsi della fame, ma le sfumature del tramonto sull’oceano soddisfano la fame di bello. In mezz’ora una tavolozza di colori sfuma dietro al nostro bicchiere di sangria fra arancioni e rosa difficili da raccontare, ma tutti da vivere.

Pulpo a la feira
Pulpo alla fiera nella Ciudad Veija

Solo quando il sole si è tuffato nella linea dell’orizzonte andiamo a perderci nella città vecchia tornando a seguire l’odore del pescato fresco.
I nostri passi hanno l’eco. Suonano sul selciato della città medievale. Strette stradine e perfetti incroci ad angoli retti attraggono. Ognuno di essi, sia a destra che a sinistra conduce al mare. Siamo nella piccola e stretta penisola nella penisola chiamata Ciudad Veija dove il grigio delle pietre e l’eleganza delle linee barocche si perde nel sobbollire del pulpo.
Le pulperie sono ovunque. Eleganti e raffinate, minimal e modaiole, antiche e ingiallite. Il richiamo è forte.
Scegliamo di entrare in una di quest’ultime per togliere ogni rischio di cornice per turista distratto. Del resto il grande pentolone che sobbolle con i polpi dentro e la signora addetta al rimestar dell’acqua sono proprio lì, in bella mostra. Anzi occupano quasi metà locale.
La signora sorride con reverenza mentre sediamo a un vecchio tavolino di formica. La luce dentro il locale brilliccicca giallognola. Sugli sgabelli un gruppetto di attempati signori che discutono animatamente fra loro in allegria mentre brindano e assaggiano pulpo.
Il nostro cameriere che ci serve il pulpo appena tolto dal pentolone della signora sorride al viaggiatore. Grembiule che doveva essere bianco, penna biro all’orecchio destro, tovagliolo sul braccio e baffone d’ordinanza.

frutti di mare a go go

Il suo fascino convince mentre conduce a una degustazione imperdibile. Dove l’arroz con carabineros y zamburinas al Celeiro, piatto galiziano per eccellenza fa da padrone. Un riso con gamberi e capesante locali servito anch’esso appena tolto da un’altro pentolone fumante “governato” dalla signora del pulpo.
Del resto A Coruna cozze,vongole, cannolicchi, noci di mare, ostriche, granseole, granchi e capesante sono un po’ ovunque. Difficile anche trovarli cucinati male… Ovunque sono sempre freschissimi, ben polposi e cucinati in quella modalità semplice e tradizionale che rende il pescato autentico.
Per chi ha voglia di osare consigliamo di provare i percebes. Sono i frutti di mare più tipici della Galizia quasi impossibile da trovarsi altrove. Piccoli, scuri e poco invitanti nell’aspetto. In bocca però sono un esplosione indimenticabile di sapori…