Agresto: un antico condimento dimenticato e oggi ritrovato ritrovato. È l’agresto, che affonda le radici nella nostra civiltà.Dall’omphcium dei Romani al Verius della Francia medievale L’agresto ha una sua storia. E’ in Toscana che ha trovato il riconoscimento regionale dove sono nate gustose ricette da provare. L’agresto sembra aceto ma non lo è.
Condimento, ovvero, sostanza che si aggiunge ad alcuni cibi per esaltarne il sapore. I condimenti hanno un ruolo importante: aumentano la secrezione salivare e stimolando la digestione. Sale, olio, erbe aromatiche sono i principali condimenti oggi usati a cui si aggiunge la parte acida, cioè l’aceto (di vino o di mele) oggi purtroppo sempre più sostituito da finto aceto balsamico.
Agresto, alimento funzionale
Oggi voglio parlare di un antico condimento toscano, l’agresto, tanto ricco di qualità per cui è stata avanzata la proposta di includerlo tra gli alimenti funzionali. L’agresto è ricco di acidi organici, catechine, polifenoli e ha proprietà antiossidanti valorizzate dal metodo di produzione. Un prodotto di interesse ambientale in quanto prodotto dal diradamento estivo delle uve acerbe che in tal modo vengono valorizzate.
Dall’agresto il modo di dire: far la cresta
Condimento antico dicevamo: il termine deriva dal latino acer cioè agro o acre. Il Dizionario Enciclopedico italiano riporta “far l’agresto” pretesto con il quale i contadini coglievano l’uva immatura ma anche quella che non sarebbe loro spettata e, successivamente, si è indotto l’uso figurato nella frase : “far la cresta”.
Come si fa l’Agresto
L’agresto può essere fatto in molti modi. E’ interessante come i Romani, che amavamo il gusto acido, fossero soliti usare mosti cotti come caroenunm, defrutum e sapa ( forse da con sapere – aver sapore- e sapidus – saporito) per insaporire.
In Toscana l’agresto si otteneva da mosto di uve appena invaiate (cioè che iniziavano a colorarsi) fatto bollire con aggiunta di cannella, aglio, miele, dragoncello e un po’ di aceto di vino, tutto aggiunto a fine cottura.
L’omphcium dei Romani,
Comunque sia l’agresto, secondo alcune fonti, pare sia l’omphcium dei Romani, citato da molti autori tra cui Plinio e Dioscoride. Proprio il medico erborista del I secolo parlava di un prodotto fatto soprattutto nell’isola greca di Lesbo. ne ricordava le proprietà adatte “ai deboli di stomaco, a chi soffre di dolori intestinali” ed esaltava le proprietà astringenti. Nel medioevo l’agresto veniva usato sia nell’Oriente che nell’Occidente cristiano. Era considerato un alimento “freddo” che controbilanciava il “fuoco” delle spezie (all’epoca molto usate anche per motivi di conservazione degli alimenti). L’ Agresto è il condimento dimenticato che può rendere “attraenti” tanti piatti semplici.
Condimento del rinascimento
Nella cucina medievale francese il Verius (agresto) si preferiva all’aceto di vino nelle ricette estive. Ne è prova la sua presenza nel 42% delle ricette riportate nel celebre trattato di cucina medievale Viandier de Taillevent.
Nel nostro paese l’agresto era ben presente e ne troviamo la modalità di preparazione scritta nel XIV secolo nel primo trattato di agricoltura italiano scritto dal bolognese Piero De’ Crescenti.
L’agresto e “l’uva di tre volte”
Condimento usato fino alla prima metà del XX secolo, l’agresto è andato scomparendo dalle tavole. Ma con quali varietà di uve era prodotto l’agresto? C’è da dire che esisteva quello estivo, che si otteneva dalla diradatura dei grappoli verdi di varie varietà di uve da vino, e quello autunnale fatto con grappoli che non raggiungevano la maturazione. Tra queste c’era “l’uva di tre volte” oggi scomparsa, che ritroviamo anche in un interessante trattato enologico pubblicato nel XVIII secolo da Saverio Manetti per l’Accademia della Crusca.
La storia dell’agresto, come sempre accade per le storie legate al cibo, è di grande interesse per chi ama il percorso storico per scoprire quello attuale. Con la scomparsa della famiglia contadina l’agresto non ha più trovato una sua collocazione. In Toscana, grazie a specifici interventi normativi, ha ottenuto un riconoscimento regionale (arsia.germoplasma) dove è indicato come “Aceto d’agresto sanminiatese”. Agresto:il condimento dimenticato può trovare posto sulla tavola dei migliori ristoranti.
Lavorazione artigianale ancora oggi
La produzione viene fatta dall’ azienda Lombardi e Visconti. Una meravigliosa azienda artigianale al quale va il merito di queste informazioni (tratte dal volume di Aurelio Visconti e Giancarlo Scalabrelli). nel libro si segnala la produzione anche da parte dell’Azienda Agricola “Podere del grillo” di San Minato (ma da una verifica attuale, fatta per dare informazioni sempre corrette ai nostri lettori, non risulta attivo il numero presente sul sito e ristoro e rivendita son chiusi da anni).
Oltre all’agresto di San Miniato troviamo Agresto Dolce e Forte, la cui ricetta è descritta nel libro “Il grande libro della vera cucina toscana” di Paolo Petrone. l’Agresto Tradizionale Toscano citato da Pellegrino Artusi in abbinamento a piccone e cacciagione.
Infine una ricetta suggerita provata per voi da Josè Manfredi di Firenze: carote all’agresto..
Roberta Capanni
[…] ma imperdibile azienda della zona, ho ritrovato l’antico condimento. Per saperne di più su Gustarviaggiando.civico20.it troverete soddisfazione alla vostra curiosità, per poi procedere alla preparazione di piatti che, […]
si sá che il condimento chiamato agresto viene da lontano tempo passato,ai giorni dell’antiche grecia e roma,conosciuto come omphacium o omphakion fra i greci e come agresta fra i romani,é diventato un vero sucesso nell’epoca del medioevo con il famoso cuoco francese le viandier du tailevent,conosciuto e descrito da lui in linga francese come il o “le verjus”,é moltp pregiatto e tutto quello cibo che ne va condito con lui diventa una propria prelibatezza.@
[…] l’agresto, la salsa verde o la salsa camelina l’agliata era molto usata bella cucina medievale. L’agliata […]