Olio extra vergine d’oliva a prezzo alto? Qual’è la sua virtù in tempi di “carestia” olearia?
Scoprirete perché le frodi nel settore olio in Italia sono aumentate del 278%. Meno 38% di produzione di olio extra vergine di oliva nel 2018 in Italia per la frangitura secondo i dati Ismea.
Una produzione vicino al minimo storico rispetto alla media di 170.000/180.000 quintali l’anno corrisponderà un inevitabile aumento del prezzo.
E questo non è scontato che sia un male. Anzi.
Olio extra vergine d’oliva. Un calo mondiale
Una situazione non solo italiana. La “carestia olearia” dell’olio extra vergine d’oliva sta colpendo anche la Grecia (-20%) e la Tunisia (-21%) L’intensiva produzione della Spagna (1,4 milioni di kg,) si conferma leader mondiale, mentre in controtendenza è la Turchia con un + 33% anche grazie alle olive libanesi, siriane e giordane.
La somma di tutti questi numeri fa emerge un calo mondiale di produzione media del -9% e il conseguente rialzo dei prezzi calcolabile ad oggi sul +14%.
La tendenza 2018/2019 in Toscana
E in Toscana qual è la tendenza? Le previsioni più ottimistiche per la produzione di olio extra vergine d’oliva si attestano su un calo del 29%-30% mentre in rumors ufficiosi (ma molto vicini alla realtà vera) azzardano una previsione del -40%.
La causa è rintracciabile da una parte nel naturale calo di produzione dopo un annata felice come quella passata e dall’altra una stagione calda che ha favorito nella regione, anche se a macchia di leopardo, l’attacco della temuta mosca.
Solo numeri. Vero. Ma il consumatore gli comprende fino in fondo o servono solo agli statistici?
Lui è interessato solo ad un altro numero: il prezzo; ignorando che è invece comprendendo i numeri e le difficoltà di una filiera complessa che si può dare vero valore al prezzo finale.
Informare in etichetta
La grande sfida dell olio ’extra vergine è riuscire a informare correttamente il consumatore. Tracciabilità certa, etichettatura comprensibile e tanta cultura ed educazione. (LEGGI)
Quando si va davanti allo scaffale del supermercato e si decide per un extravergine a 3,5 euro al litro credendo di fare una scelta di risparmio ci si sbaglia di grosso.
Si sbaglia perché non si sa che in Italia, solo nel 2015, le frodi nel settore olio sono aumentate del 278% e che i Nas hanno trascorso l’anno a sequestrare extravergini adulterati, contraffatti e adulterati.
Non sappiamo che nonostante i controlli è veramente difficile riuscire a monitorare i flussi, specie nei porti del sud da cui entra… di tutto…
Del resto non siamo informati nemmeno sul fatto che la Turchia a metà strada fra vecchio continente ed Asia gioca a stare in Europa solo quando si tratta di riversare sui nostri scaffali quintali di olio (anche siriano, giordano, libanese e di altre provenienze mediorientali) non eccelso e che una buonistica norma “aiuta Tunisia” permette a questo paese di esportare in Europa senza dazio alcuno il suo olio con la mosca trattato con scarso igiene.
Ma chi sa davvero leggere un etichetta? Chi ha spiegato o spiega al consumatore che la generica indicazione di olive di provenienza italiana o comunitaria è un legale gioco delle tre carte?
Poco emerge ma è incontrovertibile che l’Italia non è autosufficiente ed è costretta ad importare per la gioia dei vicini arabi.
Produciamo infatti circa 500mila tonnellate di extra vergine quando ne consumiamo 600mila, ma ciò nonostante siamo i primi esportatori al mondo. Del resto l’appeal che ha il made in Italy non è imitabile e poco importante se poi nelle bottiglie di extra vergine italiano si trova per ‘80% olio straniero!
Un folle rompicapo, una situazione al limite del paradosso fra realtà che cambiano secondo come le leggiamo anche nell’oliveto toscano. Ben 4 Dop (Terre di Siena, Lucca, Chianti Classico, Seggiano) e l’IGP “Toscano”.
Anche nelle nostre eleganti bottiglie certificate e tracciate c’è qualcosa che potrebbe sembrare strano se non ci fossero state già inchieste e condanne passate in giudicato. E’ davvero curioso che a una produzione media di circa 160mila quintali risponde un export di 400mila quintali. Attenzione però, potrebbe anche essere tutto nella norma dato che è permesso acquisire olive e olio italiano ed europeo.
Difficile davvero riuscire a spiegare al consumatore perché deve spendere più di 8 euro per una bottiglia quando sullo stesso scaffale luccica al suo fianco una bottiglia a 3 euro?
E a nulla servono le motivazioni salutistiche in quanto è notorio che un extra vergine di qualità è la migliore medicina per prevenire malattie cardiovascolari, diabete e ipercolesterolomia ma non basta.
Ai primi di settembre Ismea ufficializzava prezzi medi mensili di 8,6 euro/kg. per Il Dop Terre di Siena, 9,1 euro/kg. per il Dop Chianti Classico e 7,2 euro/kh. Per l’Igt Toscano.
Il prezzo è giusto? Sì. Ma la provocazione è che è giusto sia così anche in ottica di prevenire lo spreco alimentare.
Ebbene sì. I prezzi è bene che aumentino. Non perché servano a smuovere l’economia, ma perché chi più spende oltre a curare la sua salute cura il pianeta non sprecando inutilmente e salvaguardando le eccellenze della tavola.