Gli dei in Sicilia erano proprio di casa. Storia e mito si fondono e si confondo per dare vita ad una Terra ricca di Miti, eroi e leggende. E proprio in Sicilia, ad Enna, nacque l’affascinante mito delle stagioni. La stagionalità, concetto oggi più che mai attuale e al quale tutti dovremmo prestare molta attenzione nell’acquisto dei prodotti agricoli.
La rocca della dea dei raccolti
Enna. I primi uomini giunti in provincia di Enna furono, verosimilmente troiani. Qui fondarono villaggi, costruirono strade ed edificarono templi ai loro dei. Lavorando la terra e cacciando, divennero potenti e vollero consacrare la rocca più alta dei “Monti della lana” (gli Erei) a Cerere, dea propiziatrice dei raccolti onorata da tutte le genti di Sicilia.
Attorno agli dei nacquero le prime leggende su semidei, su strani esseri metà uomini e metà animali, su ninfe e giganti. La credulità della gente e la fantasia di poeti e scrittori legarono ad ogni anfratto, ad ogni scoglio, pietra ed a ogni fonte, un mito.
L’entroterra diviene così il luogo del mito e della leggenda ed inebria, con i suoi misteri, grandi pensatori e viaggiatori del passato: Cicerone, Goethe e Stendal…
Il ratto di Proserpina
Ma il mito per eccellenza è il “Ratto di Proserpina”, figlia di Cerere e di Giove, avvenuto ad Enna per opera di Plutone, dio degli inferi. Questi spalancate le acque del lago di Pergusa, rapisce la fanciulla caricandola d’impeto sul cocchio trainato da quattro cavalli neri.
Cerere, disperatamente alla ricerca della figlia, provoca carestie e siccità, cataclismi e improvvise inondazioni, sconvolgendo l’ecosistema.
Un compromesso risolve il problema. Giove, interpellato dalla dea, stabilisce che Proserpina viva sei mesi con la madre sulla terra e sei mesi con il marito, negli inferi. Ed ecco dal ciò le stagioni.
La nascita delle stagioni
La civiltà contadina, sublimata nel culto di Demetra – Cerere, che qui aveva uno dei più noti santuari, vive ancora in Sicilia accanto alle tradizioni arabe e ai tanti “spagnolismi” dell’età moderna. A ciò si aggiunge una gastronomia ricchissima di prodotti e preparazioni legati alla sua tradizione agro-pastorale.
Cosa mangiare ad Enna. La focaccia medievale
Uno dei prodotti gastronomici più caratterizzante della provincia di Enna è sicuramente la guastedda ennese denominata anche Vastedda cu sammucu. Si tratta di una focaccia di origini verosimilmente medievali, che viene abbondantemente farcita con tocchetti di salame e tuma.
La vastedda o guastedda viene preparata, come da tradizione, con ingredienti semplici. Per l’impasto si utilizzano farina di grano duro, lievito naturale, acqua, sale, strutto, latte e uova, mentre per realizzare la farcitura si utilizzano tuma fresca tagliata a fette, salame affettato e dadini di pancetta soffritta. Il tutto cosparso di fiori di sambuco.
L’utilizzo di questo ingrediente giustifica il fatto che questo particolare piatto venga servito prevalentemente nella tarda primavera in corrispondenza della fioritura dell’albero del sambuco. Per renderla dorata e fragrante questa preparazione necessita assolutamente di cottura nel forno a legna.
Il Pan del DITTAINO
Sempre parlando di prodotti da forno, è d’obbligo citare il Pan del Dittaino. Pane che si fregia del prestigioso marchio comunitario DOP. Questo pane deve il suo nome al luogo dove viene prodotto, infatti la sua produzione si concentra prevalentemente nella Valle del Dittaino. Come per altre preparazioni, gli ingredienti di questo pane sono semplici si tratta, infatti, di farina di grano duro, acqua, lievito e sale.
e grandi formaggi
La ricca gastronomia ennese vanta anche una certa produzione casearia legata ancora alle tecniche tradizionali. Uno dei prodotti più apprezzati in questo ambito gastronomico è il piacentino o piacentinu ennese. Si tratta di una particolarissima qualità di formaggio impreziosita dall’aggiunta del pepe nere e dello zafferano che gli conferisce gusto e colorazione particolari.
E OTTIMI DESSERT
Altro capitolo molto ricco della gastronomia ennese è rappresentato dai dolci. Si tratta spesso di preparazioni molto semplici ma ricche di gusto. Tra le innumerevoli preparazioni dolciarie vanno assolutamente ricordati gli ‘nfasciateddi, biscotti ripieni di una preparazione a base di vino cotto di fichi d’india. Ma ci sono anche i masciatèddi nuziali di Agira, ed ancora di Agira i piscilina ,i mustazzola di meli. I pasti di Nàpuli a Troina gli sgrinfiati di Calascibetta. Una serie di dolciumi con nomi tanto curiosi quanto invitanti quali cannatèlle, chitellini, degerine, pittiddi, zìppuli; quindi la deliziosa suppa angelica. Gli zuccarini di Nicosia; il tortòne di Sperlinga le cassatèddi di ricotta e poi, poi…… Per adesso basta, ma c’è ne sono ancora tanti altri, perché ogni borgo ogni masseria ha il suo dolce o piatto “povero” della tradizione che lo identifica.
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