Pievi del Mugello tra storia e leggende affascinanti. L’antichissima Pieve di S. Cresci in Valcava(il Lami, nel ‘700, ipotizzò che la sua prima costruzione risalisse al IV secolo) si trovacirca tre miglia toscane a scirocco del Borgo S. Lorenzo,. Così si espresse Emanuele Repetti nel suo Dizionario fisico storico della Toscana (1843). Ebbe varie vicissitudini da un punto di vista architettonico e, dopo un lungo periodo di decadenza, fu fatta restaurare da Cosimo III nel 1710. A farlo fu Giovanni Battista Foggini.  Dopo i gravissimi danni subiti dal terremoto del 1919, fu in pratica ricostruita ex novo nel 1937.

Pievi del Mugello san-cresci-lunetta

Tante le varie opere di abbellimento apportate da allora alla struttura . La volta dell’abside è opera delle Manifatture Chini. La più recente risale allo scorso luglio ed è opera di David Mayernik, professore associato all’Università di Notre Dame.

Si tratta di due nuovi affreschi realizzati su due lunette esterne, una sopra la porta d’ingresso, l’altra sul lato destro della chiesa. Mayernik ha raffigurato San Cresci sulla porta principale e i quattro compagni di martirio sul quella laterale. Il ritratto di San Cresci prende spunto dal busto-reliquiario realizzato dall’orafo tedesco Bernardo Holzmann su disegno del  Foggini. Sulla lunetta della parete destra esterna Mayernik ha affrescato i ritratti idealizzati dei compagni di martirio del Santo titolare,. Inoltre ha inserito seminascosti, i loro nomi: Panfila, Cerbone, Enzio, Ognone. Nomi non meno inusitati di quello di S. Cresci, e sui quali sono stati avanzati non pochi dubbi, né si è giunti mai a una conclusione.

San Cresci primo martire mugellano

Pievi del Mugello san-cresci1500

La storia del primo martire della cristianità in Mugello narra che San Cresci fu arrestato e imprigionato a Firenze dalle truppe dell’imperatore Decio. Con lui c’era San Miniato . Dopo essere riuscito a fuggire con un soldato convertito chiamato Ognone, trovò ospitalità a Valcava dalla vedova Panfila. La convertì alla fede cristiana guarendole il figlio Cerbone. Poi convinse a fuggire questi ultimi al sopraggiungere dei militi dell’Imperatore Decio. Però furono presi e portati ,Cresci, Ognone (o Onione) e tale Enzio presso il vicino tempio pagano dove gli ordinarono di fare sacrifici agli dei. Al loro rifiuto, li uccisero il 24 ottobre  del 250. Sul luogo del martirio Panfila, Cerbone e altri sodali non nominati costruirono un altare. Qui furono sorpresi a pregare e martirizzati dai soldati romani il 4 maggio 251.

pieve di san cresci interno (1)

Sono questi gli elementi essenziali di una ‘passio sanctorum’ redatta con ogni probabilità verso il XII secolo da un anonimo che dovette avere attinto a degli ‘acta sanctorum’ preesistenti e oggi perduti. Come consuetudine dell’epoca, l’anonimo infarcì però l’ossatura della vicenda con una quantità di evidenti anacronismi e qualche assurdità. Aggiunse monologhi interminabili sciorinati dal Santo ai soldati (li ho letti: fossero veri, verrebbe da parteggiare per i soldati!); tutto ciò per scopi, diremo così, didattici. Le ‘passiones’ dovevano servire per fare catechismo ai religiosi.

Le passiones come fiction

Attualizzando, possiamo paragonare i pochi ‘acta sanctorum’ esistenti ai documentari, dunque scarni ed essenziali, le numerose ‘passiones’ alle fiction. Se in una fiction che si rispetti non può mai mancare il primo piano del(la) protagonista che, con sguardo ispirato, proclama: “Per mio figlio (/mia madre), farei qualunque cosa!”, nelle ‘passiones’ era un assoluto classico la guarigione miracolosa di uno o più moribondi. Ed è solo un esempio. Le pievi del Mugello raccontano storie.

Tra invenzione e storia

Quello di S. Cresci è uno dei molti casi in cui gli elementi di invenzione hanno soffocato la storia originale al punto di far risultare inverosimile anch’essa. Sulla ‘Bibliotheca Sanctorum’, Giuseppe Raspini (1966) bolla la ‘Passio’ come “del tutto favolosa”. Oggi S. Cresci, malgrado la devozione mai sopita da parte dei suoi fedeli non figura tra i Santi riconosciuti dalla Chiesa. Anche la devozione è riaffermata nella festa che si tiene annualmente, la seconda o terza domenica di luglio .

Nemmeno i suoi compagni di martirio. Li cercherete inutilmente sul sito www.santiebeati.it . Ciò a dispetto di molti elementi che fanno supporre una storicità di fondo della vicenda. Come il ritrovamento di scheletri sotto il pavimento della Pieve, i resti di un tempio pagano a poca distanza. E soprattutto le quattro chiese, di cui tre pievanie, tutte antiche, intitolate a S. Cresci: oltre a quella di Valcava, la Pieve di Montefioralle (Greve), la Pieve di Macioli (Pratolino) e la chiesa di Campi Bisenzio.

Un erudito toscano del XVIII secolo (di cui non sono riuscito a rintracciare nome e testo originale) sosteneva che i martiri di Valcava non sono mai esistiti. Inoltre sosteneva che i nomi Cresci, Enzio e Onione deriverebbero da una errata lettura di una qualche iscrizione dedicata a San Crescenzione, che fu martirizzato insieme con San Lorenzo.

Quest’ultima ipotesi, a dire il vero, è più che probabile data l’assonanza. Tuttavia la presenza delle quattro chiese, oltre al fatto che i nomi dei soci di San Cresci non si trovino mai prima della riscoperta del passionale (fine del ‘500), mi porta a formulare, forse con una certa presunzione, una ipotesi diversa: che a incorrere in questo errore sia stato il redattore del passionale stesso il quale, forse in cerca di nomi da dare ai soci di S. Cresci, credette di averli trovati male interpretando una lapide su S. Crescenzione. E questo per quanto riguarda i nomi di Enzo e Onione.

San Cerbone

Diverso il discorso per il nome di Cerbone che, secondo alcuni, originerebbe dal San Cerbone vescovo di Populonia, vissuto nel VI secolo. Ma, oltre che dalla presenza di una località presso la Pieve di Valcava che da tempi immemorabili si chiama Bosco di S. Cerbone, questa ipotesi sarebbe smentita dalla celebrazione del Santo fin da tempi antichi alla data del 4 maggio. Ciò risulta anche da un martirologio del 1486 in cui ne è specificatamente citato il martirio presso la tomba di S. Cresci in Valcava.

Paolo Marini