Articolo di Roberta Capanni per la rubrica “Vini e viaggi” – Pieve di Campoli sul far della sera. Le colline vitate del Chianti Classico scorrono veloci mentre le ammiriamo dal finestrino dell’auto. Non ci si abitua mai a tanta bellezza e maestria neanche se in questa terra ci sei nato. Passiamo davanti alla Pieve di Santo Stefano in loco Campus Paoli, che da una collina guarda verso la Greve e la Pesa e che, già nel 903, appare in un atto di vendita.
La nostra destinazione è Cortine dove Don Agostino Giotti, il prete leggendario dal carattere bizzarro, produceva un vino famoso nella zona e non solo. In questa territorio dove la Chiesa è protagonista da secoli nel 1985, a seguito della creazione dell’ente Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, ha origine l’azienda agricola Pieve di Campoli di cui Cortine fa parte. Un cambiamento fatto per eguagliare l’entrata economica di ogni sacerdote, nessuno più ricco di un altro. Non più chiese di serie A e di serie B, nessun beneficio ecclesiastico.
Pieve di Campoli
Da quel cambiamento vide la luce l’azienda agricola Pieve di Campoli, oggi proprietà dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero dell’Arcidiocesi di Firenze ISDC. Tanti ettari che percorrono le colline di 7 comuni. 50 ettari vitati tra le zone di produzione del Chianti e del Chianti Classico e altri 100 che oggi con l’aggiunta di 18.000 piante di olivo, fanno di Pieve di Campoli una delle realtà olivicole più grandi dell’area fiorentina. Le due linee: Pieve di Campoli e Cortine.
Le due linee: Pieve di Campoli e Cortine
Pieve di Campoli è a San Casciano in Val di Pesa, qui nascono il Chianti, il Chianti Classico Annata e Riserva, il Rosato e il Vin Santo. A Cortine in zona San Donato, Chianti Classico Annata, Riserva e Gran Selezione e Il Canaiolo e il Vinsanto del Chianti Classico. Qui si trova anche la cantina di vinificazione e la bottaia.
Il messaggio
Non è facile, ci racconta questa “famiglia” di professionisti che si occupano dell’azienda, mandare avanti questo patrimonio, farlo crescere e fruttare mantenendo fede al messaggio che appartiene alla Chiesa. Ma c’è di più. In questo progetto c’è la reale valorizzazione del territorio e della sua storia.
La terra diventa il metodo con cui si trasmette la potenzialità della fede, attraverso la coltivazione del creato. La Laudato Sì indica le direttive e l’azienda agraria diventa il modo per preservare il territorio, la sua storia, per evitare la creazione di nuovi latifondi da parte delle grandi aziende vitivinicole della Toscana e non solo. Un fenomeno che sta prendendo piede ovunque e di cui vi parleremo presto.
Qui i terreni che sono in continuità con quelli di Antinori e, con il cambio di visione, sono stati presi nuovi accordi. A Cortine nasce anche l’accoglienza con l’agriturismo e la crescita prosegue, facendo un passo alla volta, con nuove etichette, nuovi recuperi di pievi ridotte a uso profano ma che mantengono il fascino della pietra vissuta e della preghiera. Continueranno comunque a raccontare la storia di questo mondo e delle sue genti.
Cortine
La nostra esperienza si è svolta a Cortine dove, accolti nell’ agriturismo, abbiamo assaggiato i vini e ritrovato i gusti antichi di questi luoghi vocati alla produzione di vino e olio. Da questa base mi spazia sul panorama a cui siamo abituati ma di cui non ci stanchiamo mai, con vista su una vigna di 70 anni.
A Cortine, infatti, nascono vini da vigne vecchie, veri e propri cru dell’azienda come la Gran Selezione Cortine dell’UGA San Donato, rappresentante dell’azienda nel neonato progetto delle Unità Geografiche Aggiuntive del Chianti Classico dedicato proprio alle Gran Selezioni del Gallo Nero.
Il nostro approccio alla conoscenza di questa produzione è stato con un rosato che finalmente racconta questa terra che non è fatta di tenuti colori provenzali. È Andrea Paoletti direttore ed enologo che ci trasmette al meglio l’atmosfera del progetto in cui si trova ad operare. La sua semplicità di approccio e l’ estrema bravura sanno raccontare il vino in modo sereno e divertente.
Il Rosato Pieve di Campoli 2022 Igt da uve Canaiolo e Sangiovese si presenta un ambasciatore perfetto. Profumato e piacevole al palato, bilanciato e adatto non solo all’aperitivo. Paoletti ama il Canaiolo, vitigno abbandonato troppo presto perchè con cloni meno produttivi rispetto ad altri. Oggi in fase di riscoperta, questo antico vitigno con una storia lunga millenni nell’Italia centrale, in bocca è decisamente attraente.
La nostra degustazione
La cena sull’aia nella piacevolezza della presenza pacata di Don Giuliano Landini, presidente IDSC Firenze e dei racconti di Paoletti abbiamo assaggiato diversi vini aziendali. Vini veramente ben fatti sempre nel rispetto della terra da cui nascono: dal Chianti Classico Cortine DOCG 2020 Pieve di Campoli al Canaiolo Cortine 2020 Toscana Igt Pieve di Campoli.
Il preferito della serata, per quanto ci riguarda, è stato Cortine 2020 Toscana Igt Pieve di Campoli perché speziato, sapido, invitante, duraturo ed estremamente piacevole. Un igt notevole.
Ovviamente questo non esclude tutti gli altri assaggi ma quel Canaiolo ci ha dato grande soddisfazione. Anche il Chianti Classico Cortine DOCG 2020 Pieve di Campoli con il bel rosso rubino intenso, così fruttato e floreale, equilibrato e morbido è stato il perfetto accompagnatore dei cibi di tradizione abbinati alla nostra degustazione.
Tra racconti e bistecche la degna conclusione è stato il Vin santo del Chianti Classico 2001 DOC. Avevamo detto che il mitico Don Giotti produceva un vin santo che sembrava avere la mano felice dell’Altissimo. Ancora oggi pare che ci sia un occhio di riguardo dall’alto per questa produzione. Infatti è questo il Vin santo che il cardinale Betori ha deciso di utilizzare nelle cerimonie religiose più importanti che si celebrano In Santa Maria del Fiore cioè nel duomo di Firenze.