Ognuno di noi ha un luogo del cuore. Puoi viaggiare e viaggiare e viaggiare…vedere luoghi stupendi, ma il tuo luogo è uno solo. Quello che ti fa emozionare solo a sentirne il nome. quello che ti fa venire la pelle d’oca quando lo visiti, quello che entra nei tuoi sogni più belli.

Il mio è Sovana. Paesino della Maremma che conserva ricordi etruschi, medievali e rinascimentali. Quello mi che colpisce di Sovana è il silenzio in cui è avvolta. Situata in un fondovalle nella Valle del Tufo, vicino alle colline del Fiora e protetta da antiche mura, Sovana ti porta in una dimensione diversa. Sembra che il tempo lì si sia fermato. Anche i suoi colori, propri della Maremma, ti fanno sentire parte viva di quello che ti circonda. Un autentico salto nel tempo.

Un salto nel tempo

Infatti quando entri nel Parco Archeologico non sei più negli anni 2000… Percorri le Vie Cave, percorsi antichissimi scavati a mano nel tufo, e ti senti un etrusco che, nel silenzio, cammina per arrivare al paese o alla necropoli più vicini. Non devi guardare con gli occhi di un uomo moderno, devi entrare dentro con la voglia e il bisogno di vivere questa via. L’aria irrespirabile per l’umidità,  le orecchie ovattate, le alte pareti  di tufo coperte di borraccina da cui il sole ogni tanto fa capolino. Per arrivare, alla fine della via, in un prato verdissimo illuminato dal sole. E poi, lei. “l’Ildebranda”!

Chi era “Ildebranda”?

Più avanti ci sono delle tombe etrusche tra le più famose della zona, seconde solo a quelle di Tarquinia e Tuscania. Quella che mi ha sempre affascinata è la tomba Ildebranda. Mi sono chiesta spesso chi fosse Ildebranda? Una regina, una sacerdotessa…per avere una tomba così bella e ricca doveva essere una donna importante, mi son sempre detta.

Una tomba su due piani, con stucchi colorati, con colonne, situata in una posizione da cui domina la valle…quante storie mi sono inventata…per poi scoprire che, in realtà, non si sa chi ci fosse sepolto. Fu chiamata così, da chi l’ha scoperta, in onore di Ildebrando da Sovana, diventato Papa Gregorio VII. Un po’ di delusione, ma anche dopo averlo saputo, continuo a vedere una bellissima donna vestita di bianco che si aggira tra i resti della sua tomba.

Mi ha colpito il racconto che il nostro direttore mi ha fatto di Sovana  e dei dintorni  nel 1985:  “Eravano ragazzi alla ricerca del mistero e la tomba Ildebranda, la collina  di fronte, le alti pareti delle vie cave e il fondo su cui cammirare erano praticamente abbandonati a se stessi.  Noi ragazzi vestiti in leggera versione estiva, reduci da una nottata in vigna davanti alle cantine scavate nel tufo, tra salsicce alla brace e vino spillato dalle botti, avevano cantato a squarciagola Renato, Baglioni, Battisti concludendo con l’immancabile inno di Mameli.  Cantavano la gioia di essere lì in quella magica notte estiva  in quei meravigliosi liberi anni ’80. Eravano soli, una manciata di ragazzi catapultati fuori dal tempo. Tutto era selvaggio, non ancora “addomesticato”. Infatti Il Parco Archeologico Città del tufo fu inaugurato solo  1998 e noi  ci chiedevamo perchè tutto quel “bediddio” fosse lasciato così. La magia però era ancora più intensa. Ricordo che la collina piena di “buchi” inviatava a guardare dentro e noi, con l’incosapevoel incoscienza della prima gioventù,  ci siamo “infiltrati” in quelle tane come “archeologi in erba”.  Anche “l’Ildebranda” sembrava lasciata “al caso e alla mano dei tombaroli che si erano susseguiti nei secoli. Fantasticavamo, immaginando di camminare sopra un cocchio d’oro” che, vista l’imponenza della tomba, potesse trasportare il regale defunto nell’aldilà.  Quello è davvero  un territorio che ti rimane nel cuore. Il caldo, il frinire delle cicale, i profumi del tufo e del bosco e la storia che lascia la sua inconfondibile scia.”

Il mio è un invito ad andare a Sovana;  da viaggiatrice che ha girato il mondo, qui, in questo angolo di Toscana, si ritrovano radici che scorrono nell’italico sangue. Gli Etruschi erano un popolo con una marcia in più. Misterioso ma gioioso e qualcosa di tutto questo è rimasto Qualcosa che ti ” rapisce”. Provare per credere.

 

Sandra Focacci