Conoscere quali possano essere gli schemi mentali e le abitudini che condizionano la nostra vita non è certo semplice, anzi, pensiamo di essere liberi e razionali.
Per cercare di spiegarlo proviamo ad immaginare una carrozza trainata da dei cavalli. Il cocchiere è la mente, la carrozza il nostro corpo, i cavalli le emozioni e il passeggero l’anima o la coscienza seduta dentro il cocchio.
Se il passeggero si addormenta, la carrozza può essere lasciata nelle mani della mente, ma può capitare, nella peggiore delle ipotesi, che resti in balia delle emozioni. Se queste ultime diventano la forza trainante che fa muovere in avanti la carrozza, non ci potrà essere una giusta direzione. Ci vuole il cocchiere a dirigere.
Ma se il cocchiere non è presente o non è in grado?
Ma se il cocchiere non è presente o non è in grado? A quel punto le emozioni ci traineranno come cavalli a briglia sciolta. Le emozioni, il piacere, il dolore, l’empatia, eccoci al dunque. Concetti che appartengono alla filosofia oppure oggi la scienza può dimostrare perché proviamo le emozioni? Si, grazie alle neuro scienze, delle quali la neuro economia è la scienza che cerca di scoprire e comprendere quali siano i meccanismi neuronali che entrano in gioco quando l’essere umano prende le sue quotidiane decisioni materiali.
È una scienza interdisciplinare che si avvale della neurologia, della psicologia, della matematica, della medicina, della economia e delle scienze umanistiche. Nella neuro economia è compresa anche la branca della neuro gastronomia, perché non è il cibo ad essere detentore del gusto, bensì è l’interpretazione che ne da il nostro cervello, influenzato anche dall’ambiente nel quale lo consumiamo. L’attenzione e la considerazione della nostra società si sono concentrate solo sul materialismo del piacere immediato, tralasciando il fatto che il benessere è una complessa e molteplice rete di dimensioni che sono all’interno dell’essere umano. Quindi affinché l’esperienza enogastronomica sia appagante, comprendiamo quanto l’ambiente, la presentazione dei piatti, la gentilezza di chi ci serve il vino e il cibo sia fondamentale. La neuro gastronomia può essere applicata dal settore industriale alla ristorazione di alto livello.
Antichità e cibo
Anticamente sedersi a tavola e consumare il pasto era un rito importantissimo, un rito di Amore che generava benessere nei commensali, un rito che possiamo vedere in un affresco delle Terme di Caracalla.
L’uomo è da sempre alla ricerca di emozioni e sensazioni che creino uno stato di benessere per il corpo e la mente, e gli antichi greci già ben conoscevano il processo di empatia ed emotività che scaturisce da un preciso punto del nostro cervello: l’insula, una parte di corteccia cerebrale che si trova tra il lobo temporale e il lobo frontale, il punto di raccolta delle nostre emotività.
L’insula è il punto di massima beatitudine, conosciuto e studiato come “Bliss Point”, il punto di massima beatitudine, Se riusciamo a godere della bella musica o di un buon calice di vino, lo dobbiamo a questa area del cervello. Chiaramente non esiste il bene e il male, bensì è la scelta di valore che diamo al bene/male, è il come decidiamo di usare la nostra conoscenza. Il punto di beatitudine dell’insula ci rende inconsapevolmente quotidiani fruitori di abitudini che neanche immaginiamo, viene raggiunto dalla percezione di sapori che ci piacciono e ci appagano. Ai cibi conservati, vengono aggiunti degli aromi che sono un mix perfetto di: grassi zuccheri e sali. Sono aromi che danno soddisfazione quasi inconsapevole alle esigenze del consumatore, creando delle dipendenze simili in tutto a quelle delle droghe. Quindi come possiamo capire, comprendere e migliorare i nostri processi decisionali nelle situazioni quotidiane che sono comportamentali e inevitabilmente accostate al benessere economico?
Per criticare un sistema bisogna studiarlo
Non possiamo criticare il sistema senza studiarlo, non possiamo accusare senza guardarci allo specchio, non possiamo fare finta di progredire e nel frattempo continuare a ripetere gli stessi errori, perché non abbiamo mai voluto affrontarli e superarli. L’inghippo della mente è proprio nella limitazione di non riuscire sempre a trasformare gli schemi mentali da buoni/cattivi a utili/inutili. Non possiamo continuare ad utilizzare gli stessi schemi quando si devono affrontare nuove situazioni e nuovi scenari proprio come sta accadendo in questo momento storico.
Le potenzialità sono insite nella conoscenza dell’essere umano, nella sua mente e nella sua anima sta a noi migliorarci, sta a noi progredire senza divisioni tra conoscenza umanistica e scienza, perché noi come diceva Ludwig Feuerbach siamo composti da pensiero e cibo, siamo ciò che mangiamo:
“La teoria degli alimenti è di grande importanza etica e politica. I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello; in materia di pensieri e sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore. L’uomo è ciò che mangia”.
(Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia, 1862)