EDITORIALE – Impossibile in questo momento non fermarsi con il pensiero al Covid-19 ovvero il coronavirus che partendo dalla Cina si sta spandendo in gran parte del mondo. Il viaggio è libertà ma in tempi in cui qualche frontiera chiude le porte anche a noi è arrivato il momento di porsi delle domande.

telecamere di sorveglianza

Una maggiore coerenza

A noi ne vengono tante in mente. Sopratutto sul nostro modo di vivere e percepire la realtà. E il viaggio che fa parte della nostra vita, specialmente quello lontano a cui tanti si sono abituati. Occorre una maggiore coerenza anche per chi viaggia, per chi degusta. L’incorenza è tipica di tante persone. C’è chi raccatta cicche per terra ( che poi andrannoa finire nell’indifferenziata perchè non c’è un recupero mirato) e poi usa saponi inquinanti ogni giorno perchè costano poco, c’è chi gira con la borraccia ma poi prende l’auto anche per portare i figli a scuola, chi si indigna per la cacca di un cane e se ne frega di cosa mette nel piatto e sulla propria pelle.

Viaggiare vuol dire aprirsi al non conosciuto, un “non conosciuto” che può essere anche a due passi da noi e di questo siamo sempre stati convinti. Solitamente gli eventi che influiscono sulla nostra vita di tutti i giorni ci dovrebbero cambiare. In meglio. E forse anche il “coronavirus” porterà un cambiamento, in meglio, nella nostra vita.

insalata dell’orto ortobioattivo

Lavoro da casa e maggior tempo libero

Inquiniamo anche per i tanti spostamenti per lavoro, viaggio, scuola ma se scoprissimo il telelavoro e il telestudio? Abbiamo tecnologie meravigliose che ci permetterebbero di risparmiare tempo e carburante ma ci stiamo comportando come se fossimo nel 1800. Eppure questo ci permetterebbe di avere più tempo libero, una qualità di vita migliore, spese minori.

tramonto
Godersi un tramonto

Connettività

Abbiamo necessità di fermarci a pensare. Siamo immersi nella cultura dell’io e svuotiamo gli scaffali dei supermercati alla prima ventilata emergenza senza pensare agli altri. La paura ci ha sorpreso impreparati, paura di un virus che al momento ha mostrato un tasso di mortalità piuttosto bassa. Il problema è che non siamo connessi con noi stessi ma siamo ben connessi ai social e, di conseguenza, esposti al “virus” delle fake news.
Per questo abbiamo necessità di fermarci a pensare per riconnetterci con noi stessi. Di vivere, come ci piace dire oggi, “slow”. Noi lo facciamo da tempo. Serve a ritrovare il tempo dell’eternità che il vortice frettoloso di una società incorente ci ha fatto dimenticare.