Mai come nell’ultimo mese di agosto mi sono riconosciuto nel nome della nostra splendida testata, GustarViaggiando. Che poi in fondo si potrebbe anche dire viaggiar gustando! Terminologie a parte, ho trascorso un’estate non proprio dalle Alpi alle Piramidi, ma dall’Argentario alle Dolomiti sì!
Una stagione di vacanze, spostamenti, di paesaggi e di assaggi, grazie alla quale, insieme alla famiglia, mi sono saporitamente riempito occhi e palato. La prima immagine è quella del Bar del Corso di Orbetello , un luogo familiare che frequento da moltissimi anni ad ogni vacanza argentarola.
Quest’anno il bar, tra l’altro, festeggia il trentennale: auguri, dunque, e via con i cocktail! Tre gli aperitivi che, lì, mi sono dedicato. Partendo dal fantasioso Aperitivo della Casa (ogni volta diverso), passando per un classicissimo Mojito e concludendo il giro con uno Spritz Hugo (nella versione prosecco, menta e fiori di sambuco). Questi essendo originario dell’Alto Adige e diffuso nelle Tre Venezie, sembrava quasi un’introduzione alla seconda parte del mio itinerario agostano.
A proposito di cocktail, vorrei ricordare anche l’analcolico e postprandiale pompelmito, assaggiato nel centralissimo Caffè Vittoria di Casteggio , borgo dell’Oltrepo Pavese tra la perla Stradella e Voghera. Per Stradella dove, trasferendomi dal Tirreno alle Dolomiti, ho festeggiato in famiglia i novant’anni di mio suocero Lino– Al desco specialità salate della Storica Salumeria Bruni (dal 1927) e con un’elegante torta-gelato alla fragola.
Ma torniamo ad Orbetello. Una novità del 2019 sta nell’aver provato per la prima volta il ristorante L’Ovosodo, di fronte alla scenografica Porta Medina. In realtà, data la lunga frequentazione della zona, in passato ero già stato a mangiare in quel locale. Quando si chiamava, se la memoria non m’inganna, Trattoria Giardino. Tra l’altro, rammento un pranzo con tutti gli amici e parenti con i quali demmo il via – anzi, dettero il via, io all’epoca ero poco più che un ragazzo – alla lunga avventura sul Monte Argentario. Un ottimo pasto a base di pesce. Tanti ricordi, persone che non ci sono più, altre che sono invecchiate… Torniamo all’odierno Ovosodo. I suoi pici, vongole e pomodorini e poi la frittura mista di gamberi, alici e calamari. Il tutto accompagnato con il Bianco di Pitigliano, tradizionale must enologico della Maremma.
Maremma e sagre maremmane
Già, la Maremma. La Maremma (LEGGI) delle sagre, vissuta anche quest’anno con gli storici amici romani Sandro e Antonella (ma lei è di Fucecchio e tifa viola!). E con le figlie Silvia e Serena. Quella delle sagre maremmane è un’altra esperienza da non perdere. Tocchi non il cielo, ma la terra con un dito. La terra buona, quella che ti riempie l’anima di sapori e gusti schietti e a loro modo irripetibili. Come il rustico Panino Buttero (salsiccia bio dell’Azienda Bio Rustici, pomodorini confit e cipolla bianca. Entrambi della Coop. Copaca) alla Paninoteca Maremmana allestita in occasione della terza edizione di ‘A tutta birra’, ad Albinia. Oppure i pici alla salsiccia allegramente consumati alla ‘Sagra dei Pici’, sotto l’elegante sguardo del medievale borgo della Marsiliana. Necessario, per digerire, l’ottimo gelato della Gelateria Kilimangiaro di Orbetello. Con un gelataio esperto in crêpes che vi raccomando!
Nei giorni successivi, dopo una mattinata trascorsa a raccogliere conchiglie sulla spiaggia della Feniglia noto una cosa. Noto come la loro forma ricordi quella di piatti e scodelle ormai – ahimè – vuote. E così mi sono consolato con una strepitosa Tetta di Monaca della Pasticceria Ferrini di Orbetello : luogo assolutamente da visitare!
Per rimanere in tema di dolcezze, una breve incursione pomeridiana in quel di Porto Santo Stefano mi ha consentito di conoscere la centralissima Gelateria Pozioni di Neve. Qui ho gustato una coppetta “pane burro e marmellata + Pina colada (ananas e rhum)”: fresca, originale… Ma con i gelati (solo con loro e, a livello regionale, con l’extravergine di oliva) io sono terribilmente campanilista e come mi soddisfano quelli di Firenze… però buona, dai!
Ultima tradizione da rispettare, l’immancabile cena con tramonto sulla laguna presso i Pescatori di Orbetello. Un Presidio Slow Food dove è sempre affascinante tornare, per i ricordi e per le buone pietanze. La mia scelta 2019 è andata sull’antipasto misto. Fettina di limone ricoperta di mousse di orata e verdure, purè di patate con bottarga e due crostini, uno con crema di palamita e l’altro con sugo di sugarello. Un pesce talvolta dimenticato, ma degno di ammirevole attenzione. Come secondo, un’unica opzione, almeno per me: la cinquecentesca anguilla sfumata. Impossibile farne a meno.
Dal mare alle Alpi
E poi il salto… dal mare – con l’intervallo lombardo nell’Oltrepo Pavese di cui ho già scritto – al Veneto. Qui un itinerario del gusto fatto di pranzi e piatti casalinghi, di alcuni piccoli grandi monumenti e di visite gastronomiche decisamente casual in alcuni locali della zona.
Per queste ultime, menziono volentieri le polpette più buone del mondo acquistate (amico Michele cit.), sulla strada tra Venezia e la nostra meta (Feder, frazione di Canale d’Agordo).
In giro alla ricerca del gusto
Dove? Al ristorante La Stanga , a Sedico, nei pressi di Belluno. Oppure la zuppa d’orzo alla trentina mangiata allo Chalet Isabella al Passo San Pellegrino. Il valico che unisce il Veneto alla tridentina e ‘viola’ Moena. Guardando all’appena visitato Col Margherita e parlando di nuvole e camminate con gli amici. Menziono anche l’ottima macedonia ai frutti di bosco del vicino Rifugio Fuciade. Luogo magico per il paesaggio e la quiete, o ancora i cassunziei alla lastesana (ripieno di patate speziate e condimento a base di grana e burro fuso) incontrati a La Murada , piccola trattoria on the road di Saviner di Laste (Rocca Pietore, nel Bellunese, a pochi chilometri da Alleghe). Senza dimenticare lo yogurt miele e noci letteralmente ‘bevuto’ allo storico Rifugio Castiglioni. Di fronte al poetico spettacolo di quel che resta del Ghiacciaio della Marmolada, comunque imponente.
Latterie e case museo
Due sono, inoltre, i luoghi che chiamerei monumentali che mi hanno colpito. Luoghi dove non ho mangiato niente (perché niente c’era da mangiare), ma grazie ai quali ho avuto e colto l’opportunità di fare un breve ma significativo viaggio nel tempo. La Latteria Museo di Feder, classe 1886, piccola e vissuta, intrisa di passato e di esistenze. E a Canale d’Agordo, la secentesca Casa delle Regole, collocata in fondo alla storica e bellissima via Tancon, con la sua antica cucina, con focolare, camino e arredo originali e il caratteristico grande fornèl (forno a legna).
I momenti più belli però sono stati quelli in cui mi sono nutrito contemporaneamente di piatti casalinghi e di umanità. Il pranzo veloce a base di tortellini panna e funghi e salame di cervo consumato al nostro arrivo a Mestre a casa degli amici di sempre Michele, Anna e Bianca. E ancora con loro, la cena con spätzle, a seguire cavolo cappuccio con cumino e/o speck. La movimentata grigliata collettiva di Ferragosto con grappa finale sul prato accanto a casa. Infine l’inatteso pranzo, sulla via del ritorno, ancora a Mestre. Ospiti stavolta di Alessandro e Maria Rosa, altri vecchi amici d’infanzia, e dei loro ottimi cassunziei alla trentina, più irrinunciabile prosecchino!
In tutto questo ben di Dio di gite, bevute e pietanze… ho trovato anche il tempo e il modo di fare la dieta e perdere nove chili. Evviva!