Arrivo a Dresda in piena notte. Ho deciso di raccontare questa città dopo che su queste pagine già avevamo esplorato Amburgo (LEGGI).Una città che profuma di pulito ma che cancella se stessa. Dresden per noi semplicemente Dresda è chiamata la Firenze sull’Elba e con questo soprannome i sudditi di Frau Angela ci marciano parecchio. Nei negozietti di souvenir, tutti uguali e dove si trova in tutti le stesse cose troviamo una sorpresa. Dresda città d’antichissima storia perde la sua anima e diventa davvero sulle patacche ricordo “la Firenze sull’Elba”.
Cartoline e magneti la raffigurano con dietro il fiume Elba il profilo stilizzato della cupola del Brunelleschi!
Il bombardamento di Dresda
Quella nebbiolina fresca della notte e quella periferia anonima che ci ricorda l’ex Germania dell’Est mentre guardiamo dal finestrino del treno ci rimanda indietro nel tempo.
Impossibile iniziare a raccontare Dresda senza partire da quei due giorni drammatici di metà febbraio del 1945. Il bombardamento di Dresda è passato, tristemente, alla storia. Nel tentativo di piegare per sempre il Reich e Hitler gli alleati fra il 13 e il 15 febbraio sganciarono sulla capitale della Sassonia qualcosa come 1500 tonnellate di bombe esplosive e 1200 incendiarie. Otre all’enorme perdita di vite umane (più di 135.00 vittime) la città fu rasa al suolo per il 75% e si persero più che per le bombe che per gli incendi conseguenti tutti i monumenti.
Cosa vedere a Dresda
Mandiamo via la malinconia e guardiamo fuori. Bella lo è davvero Dresda! Specie nel suo centro storico. Elegante, raffinata e austera con quel barocco delle costruzioni a cercare di addolcirne il clima. Siamo nel cuore della Germania e lo si capisce dal treno di pendolari che mi ha portato in centro città che odora di pulito!
Siamo a pochi passi dal confine con la Repubblica Ceca al punto che siamo più vicini a Praga che non a Berlino.
La Fraunenkirchen, l’elegante Alterplatz, il lungo Elba coi suoi palazzi, il castello di Pillnitz e i tanti musei sono intorno a noi.
La capitale del fu regno i Sassonia, immortalata nei quadri di Canaletto fa bella mostra di se nelle magnifiche costruzioni del centro.
Zwinger: la Versalles di Dresda
Su tutti lo Zwinger che stava a Dresda come Versailles stava a Parigi tanto che i suoi splendidi giardini proprio alla reggia francese sono ispirati fra fontane, putti e sculture. Simbolo dell’Altstadt e costruito ai primi del Settecento è uno dei capolavori dell’arte barocca.
La Fraunekirchen, simbolo del bombardamento
Snella pur nella sua fierezza, semplice pur essendo barocca. La Frauenkirchen che svetta al centro di una bella piazza che diventa sempre più piccola per far spazio alle anonime gallerie commerciali è simbolo di quel bombardamento.
Resistette alle bombe ma il suo interno fatto in legno nulla poté agli incendi devastanti. La pietra arenaria arrivò a 1000 gradi e quando si raffreddò l’intera cattedrale crollò.
Quelle macerie rimasero lì per 45 anni. La Germania Democratica decise di lasciarle sul posto a perpetua memoria della follia della guerra. Solo dopo la riunificazione e un colletta popolare che ha coinvolto il mondo la Frauenkirchen è rinata nel 2005.
Entro in silenzio lasciandomi trascinare dal brusio delle guide che erudiscono i turisti e mi fermo al centro. Guardo in alto, penso a quel 1945 e sento i brividi.
Una Pinacoteca che ricorda gli Uffizi
La Pinacoteca di Dresda è paragonata non a caso agli Uffizi. Da qui deriva la similitudine con Firenze, Da questa immensa Pinacoteca che sala dopo sala svela una delle collezioni private più preziose d’Europa. Andrea mantegna, Tintoretto, Dürer, Andrea del Sarto, Correggio, Giorgione, Parmigianino, Tiziano, Raffaello, Rembrabdt, Van Dyck, van Eyck, Rubens, Vermeer sono solo i principali maestri dell’arte del Cinquecento e Seicento qui raccolti da Augusto il Forte Elettore di Sassonia e dal suo successore Federico Augusto II.
Un mosaico da 23.600 piastrelle
Maestoso ed elegante il Palazzo Reale su cui evidenti sono i segni delle bombe incendiarie. Il tempo passa ma il nero e la fuliggine dalle pietre no. Mentre passeggi nell’Altstadt (città vecchia) è impossibile non essere colpiti dall’immenso mosaico che adorna una parete esterna del Palazzo. Sono ben 24.600 le piastrelle di porcellana servite per illustrare l’intera proessione dei sovrani, principi elettori e duchi di Sassonia della casata Wettin.
L’acustica perfetta dell’Opera
Affacciato sulle rive dell’ampio e placido Elba è il bellissimo teatro dell’Opera. Uno dei palazzi più belli della città, costruito tra il 1838 ed il 1841 in stile neorinascimentale e neobarocco. Un teatro sfortunato però che subì un devastante incendio solo venti anni dopo la sua costruzione e che poi subì anch’esso lo stesso destino degli altri monumenti della città durante il tragico bombardamento del 1945.
Fu ricostruito fra il 1977 e il 1985 sul disegno originale. Oggi è uno dei teatri più celebri e celebrati del mondo grazie alla straordinaria l’acustica della sua sala .
che adorna una parete esterna del Palazzo. Sono ben 24.600 le piastrelle di porcellana servite per illustrare l’intera proessione dei sovrani, principi elettori e duchi di Sassonia della casata Wettin.
Affacciato sulle rive dell’ampio e placido Elba è il bellissimo teatro dell’Opera. Uno dei palazzi più belli della città, costruito tra il 1838 ed il 1841 in stile neorinascimentale e neobarocco. Un teatro sfortunato però che subì un devastante incendio solo venti anni dopo la sua costruzione e che poi subì anch’esso lo stesso destino degli altri monumenti della città durante il tragico bombardamento del 1945.
Fu ricostruito fra il 1977 e il 1985 sul disegno originale. Oggi è uno dei teatri più celebri e celebrati del mondo grazie alla straordinaria l’acustica della sua sala .
Dresda a tavola
La Sassonia vanta una sua precisa tradizione culinaria che probabilmente però si conserva fuori dal Ring del centro storico e dintorni.
Come tante città turistiche Dresda fra la Frauenkirchen, la Alterplatz, il fiume Elba, il castello di Pillnitz e i famosi musei è un pullulare di giro del mondo a tavola.
Difficile trovare l’anima gastronomica in una città che cerca di cancellare anche il suo passato più recente. Anzi, cerca di dimenticarlo in fretta, troppa fretta con arditi progetti edilizi. Si tira su con blocchi di prefabbricato ed efficienza teutonica una città anonima e senza calore, che annulla odori e sapori. Rimane solo il pulito. Come sul treno.
LA CUCINA DELLA SASSONIA
La cucina della Sassonia fatta di carni e zuppe come la Sachsischer Sauerbrate e la Sachsischer Kartoffelsuppe e dolci come la Dresden Christstollen va davvero cercata. Se siete fortunati potrete anche trovarla, magari nella periferia anonima fra gli immensi parchi di pioppi e vecchi palazzoni di gusto sovietico che si stanno rifacendo il trucco come signore agè.
Ma siccome a Dresda ero solo di passaggio ho voluto calarmi nei panni di uno dei (tanti) turisti che qui arrivano sempre più numerosi.
scegliere dove mangiare
Scartata l’ipotesi, per colpa del meteo, di salire a bordo di una delle pittoresche barche-ristorante che navigano sull’Elba al calar della sera offrendo due orette di full immersion nella Sassonia più classica, la scelta è di orientarsi fra vicoli e piazze del centro.
Il selciato medievale è lindo come il treno ma l’odore che sale è un pourtpourri di giro del mondo in cucina in pochi metri quadrati. Le insegne e le lavagnette colorate che richiamano il palato propongono di tutto.
Scartate le offerte delle catene junk food che comunque sono ben piazzate nelle posizioni più strategiche mi oriento facendo il periplo della Frauenkirchen e mi allungo verso il fiume con la sua arietta fresca. Vedo di tutto.
Dresda e tutte le cucine del mondo. Ma la sua dov’è?
Cucina canadese, italiana, australiana, spagnola, turca, cinese, giapponese, francese, svizzera, ceca. Ma di cucina tradizionale sassone o quantomeno tedesca se si esclude la sempiterna birreria Augustiner con panche in legno e coperte di pelo poco rimane davvero.
Scartando anche la tristissima opzione che se Germania deve essere sia solo brazen, kartoffen im hofen e wurster in varianti di Norimberga o Vienna opto per andare in qualche parte del mondo che non sia dove sono.
E’ strano ma così è. Come se a Parigi mangiassi hamburger e patatine o a Madrid ragù alla bolognese.
La carne, in mille versioni fa la parte del gigante in ogni proposta. Più rossa che bianca. Quanto di produzione locale non è dato sapere, ma certo è che viene da pensare che il ristorante Ontario che propone cucina canadese e l’Ayers Rock che la propone australiana per le materie prime non si riforniscano a chilometro diecimila!
Meglio allora orientarsi su qualche nazione geograficamente più vicina dove almeno le materie prime possano giungere a stretto giro di corriere.
Alla ricerca della Dredsa perduta ci si trova in…Svizzera!
E’ così che mi siedo all’Ederweiss attratta dalla musichetta di Odler in sottofondo e dal sorriso del ragazzone in costume tirolese che mi accoglie.
Menù ricchissimo, anche troppo, e le offerte della casa. Ovvero svizzere.
I prezzi? Anche lì basta capire e saper leggere. Ovvio che una zuppa di verdura costi poco e un bel piatto di selezionatissimi formaggi elvetici in fondue con accompagnamento di Ratatuille sfiori i 50 euro.
Scelgo di provare carne svizzera e di farlo nella maniera più autentica possibile. Opto per un piatto di manzo grigliato nel suo bacon affumicato di fattoria passato nel vino rosso e accompagnato da un contorno di piccole patate, carote, funghi ed erbe di montagne.
La presentazione non è il massimo, e del resto a queste latitudini poco interessa la forma, ma nella terrina scura i sapori sono ben bilanciati.
Manzo con frollatura e cottura giusti che sorprende in contrasto con la croccantezza del bacon e un finale deciso dato dalla salsa vinosa e le erbette di montagna dal finale dolcemente amaro. Ottimo il misto di verdure freschissime e anche qui il tocco speciale delle erbette di montagna è sorprendente.
Da non sottovalutare poi che il piatto è fatto al momento e la lunga attesa lo conferma.
Sono andata a Dresda per parlare della cucina svizzera. Strano davvero, ma l’impronta local all’ombra della Frauenkirchen non c’è.
Capita in una città che profuma di pulito ma che cancella se stessa.