“Amore, cucina e curry” ovvero tutta la poesia della cucina.
“Destati o vento del nord e tu, vento del sud, giungi a me; soffiate sul mio giardino e fate fiorire le spezie” dal libro dei Cantico dei Cantici, Antico Testamento
Le spezie che vorrei si trovano nella India immaginaria. Un’ India della mente e del cuore, un modo di sentire che non esiste più nell’India di oggi. La mia India sta negli insegnamenti dei Maestri ma sta anche nelle cucina indiana.
L’altra sera ho rivisto il film del 2014 “Amore, cucina e curry” adattamento cinematografico del romanzo “Madame Mallory e il piccolo chef indiano” di Richard C Morais. Il film diretto da Lasse Hallström e sceneggiato da Steven Knight parla di una famiglia indiana che arriva in un paesino del sud della Francia dove decide di aprire un ristorante indiano. Il luogo scelto si trova proprio davanti a Le Saule Pleureur di proprietà di Madame Mallory che si fregia della Stella Michelin.
Come in Chocolat Hallström fa del cibo pura poesia. Mai nessun regista ha saputo raccontare il cibo con tanta poesia. La maggior parte della gente si ferma alla fravura degli attori, alla bella fotografia ma il messaggio va oltre. C’è la poesia che avvolge il cibo e la sua preparazione. Nel film dove la cultura gastronomica orientale è messa in contrapposizione con quella burrosa della Francia rurro si esalta ed evidenzia. Qui sono le spezie a raccontare come si raggiunge l’anima di una pietanza e come la si “lega” a chi l’assapora.
Amore cucina e spezie. Tutto ciò che dovete imparare per comprendere la cucina
Chiunque abbia mangiato cucina indiana o orientale cucinata secondo antiche manipolazioni e l’uso di spezie può intendere cosa voglio dire. Chiunque riesca ad entrare nel mondo della cucina d’amore, dove per amore si intende conoscenza estrema e rispetto delle materie prime utilizzate (argomento che riguarda anche le altre tradizioni culinarie come quella mediterranea) può intendere. E se si entra in questo ordine di idee, ripeto di conoscenza della storia del prodotto, del suo percorso storico-economico e della sua preparazione come atto d’amore, si arriva alla vera essenza dell’atto del cibarsi.
Come raccontava qualche giorno fa la collega Marzia tempestini “se entri in questo ordine di idee non hai più la necessità di abbuffarti ma assapori con rispetto ogni boccone.” La stessa cosa che mi raccontava in un’altra intervista la chef- blogger Shamira Gatta ( a pagina 32 della rivista gustarviaggiando la sua intervista) raccondomi come ogni sua piatto nasca da forme, colori e profumi nella sua testa e come ci voglia “il tempo” per cucinare una pietanza che sappia raccontare la sua storia e qiuella dei suoi ingredienti.
Per questo da giornalista che si occupa di enogastronomia ma anche da dietista dico a tutti: riprendevi il Vostro spazio con il cibo, ricordate che mangiare è un atto d’amore come lo è cucinare. Se entrerete in questo ordine di idee e le farete vostre, non avrete neanche più problemi di peso e mangiare bene e sano vi verrà naturale.
Roberta Capanni