Fave o baccelli?

In Toscana baccelli e pecorino per un classico primaverile

In Toscana si chiamano baccelli ma in realtà sono fave. Il baccello è il frutto, il contenitore delle piante leguminose come fave, piselli, fagioli, lenticchie, ecc…i toscani però non amano parlare di “fave” parola che per loro ha anche un altro significato non proprio legato al mondo vegetale.
Baccelli (o fave) e pecorino. Un classico sulle tavole primaverili. I semi contenuti nel baccello verde intenso sono ricchi di acqua (circa l’84%), hanno un colore tenute e sono composti da una buccia dal sapore più amarognolo e una parte interna dolciastra.

????

Sono ricchi di sali minerali come ferro, manganese, magnesio, zinco, rame e apportano una buona quantità di proteine (circa 5%) anche se inferiore rispetto ai fagioli ma di maggior qualità, e vitamine come acido Folico, Vitamina B1, Vitamina C).
Mangiate fresche mantengono tutte le loro qualità, seccate e poi cotte, perdono la parte vitaminica  mentre i sali si disperdono nelle acque di cottura (che andrebbero sempre utilizzate dopo la cottura di verdure o legumi). Le fave secche vanno lavate sotto l’acqua corrente e  messe in acqua almeno per 12 ore prima di cuocerle nella stessa acqua. Si possono aggiungere a molte preparazioni oppure ridurre in crema e servire con un filo d’olio extra vergine d’oliva e crostini di pane abbrustoliti.

La pianta cresce facilmente e un tempo erano considerati un cibo povero, proprio perché reperibile in qualsiasi orto casalingo poi con il benessere sono passate “di moda” tranne che in alcune regioni ( specialmente al sud) dove rimangono ricette tradizionali.  Appena colti dalla pianta sono dolcissimi e croccanti e così piacciono ai toscani: baccelli, pane e pecorino erano un piatto imperdibile della primavera.
Oggi i “baccelli” hanno un costo elevato perché durano per un breve periodo ma  si trovano sia nei mercati rionali che al supermercato.

Ci sono persone però persone per le quali le fave sono “letali”. Il favismo è una un difetto congenito di un enzima che normalmente si trova nei globuli rossi. Un difetto enzimatico che porta in 12-48 ore dopo l’assunzione di fave fresche o altri alimenti come piselli, verbena, varie droghe vegetali o alcuni farmaci alla comparsa di anemia emolitica con ittero. I globuli rossi vengono distrutti velocemente. La malattia è diffusa soprattutto in Sardegna e Grecia. Dal 1996 in Italia esiste l’Associazione Italiana Favismo.
Per chi non ha questo problema mangiare fave  può portare molti benefici. Infatti, ci sono molti motivi per inserirle nella nostra dieta, sia fresche che secche. Eccone almeno 7:

7 buoni motivi per mangiare i “baccelli”.

  1. Sono un concentrato di Sali minerali soprattutto di ferro e aiutano chi soffre di anemia. La presenza di Vitamina C (nelle fave fresche)permette al ferro di essere assorbito facilmente. Da tenere presente che il ferro presente in 100 grammi di fave è 5 volte maggiore che in 100 grammi di carne. Se utilizzate fave secche aggiungete del succo di limone fresco ( non le bottigliette di succo finto!) per far in modo che sia assorbito al meglio il ferro presente.
  2. Sono ricche di acqua ( 84%), hanno un effetto diuretico
  3. Hanno un basso contenuto calorico, il più basso tra i legumi (40 kcal ogni 100 grammi)
  4. Come tutti i legumi “saziano” e quindi sono adatte per chi vuol perdere peso inoltre favoriscono l’attività intestinale.
  5. Sono depurative sia per la presenza di fibre che di acqua. Hanno un effetto diuretico.
  6. Fanno bene al cuore essendo in grado di abbassare i livelli di LDL il cosiddetto colesterolo cattivo e di trigliceridi in generale.
  7. Dono una buona fonte di vitamine del gruppo B essenziali per i processi energetici dell’organismo. In particolare di Acido Folico importantissimo per le donne specialmente in gravidanza.

Roberta Capanni