Firenze-Palazzo-vecchio-2016

Capodanno fiorentino. Firenze è sempre stata molto attenta a celebrare le sue tradizioni che sono a tutti gli effetti feste simboliche che scandivano i giorni dell’anno. Gli antichi romani per molti secoli per contare i giorni usavano un calendario lunare chiamato Romolo. Questi divideva l’anno in dieci mesi facendolo iniziare a marzo, con la primavera. Fu Giulio Cesare a passare a un calendario solare con l’anno di 365 giorni, ogni quattro anni c’era un anno con un giorno in più, e i mesi erano suddivisi in dodici.

capodanno fiorentino
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Capodanno fiorentino e un calendario rompicapo

Un calendario quasi uguale a quello di oggi, ma non identico. L’inizio del nuovo anno era festeggiato tra gennaio e marzo, a seconda dei luoghi. Anche il successivo calendario Giuliano si rivelò impreciso, accumulando un ritardo di ventiquattro ore ogni centoventotto anni, nel 1582 il ritardo era di dieci giorni. Non solo tutto ciò creava problemi civili, ma anche di religione al Vaticano, che non riusciva a fissare la data della Pasqua.
Gli obiettivi della riforma erano: la correzione dei calcoli relativi all’Equinozio di Primavera in modo che la Pasqua, secondo quanto stabilito nel Concilio di Nicea, potesse essere legata alla data del 21 marzo in modo chiaro. Dei calcoli relativi alla Luna in modo che i racconti della Settimana Santa, relativi al miracolo dell’Eclisse non fossero contraddetti dall’astronomia.

La svolta di Papa Medici

Il nuovo calendario doveva essere inoltre, abbastanza semplice nella sua esposizione da poter esser compreso e usato da tutti. La riforma, fu preceduta da una importante azione svolta da Giovanni de’ Medici quando nel 1513, divenne Papa col nome di Leone X. Il Papa fiorentino che mirava all’avvicinamento di tutte le potenze europee, volle istituire una commissione di esperti per studiare un calendario universale che mettesse ordine nello svolgimento della vita civile dei vari popoli.
L’intento era eliminare la confusione di date e di tempi che portava sfasamento anche ai fini amministrativi e commerciali. Pertanto inviò in data 8 luglio 1516 a tutti i capi di Stato una lettera nella quale trattava la questione.

Ma Firenze non cambiò

La città di Firenze accompagnò con un bando l’esposizione della lettera ufficiale di Papa Leone X, facendola affiggere nelle più importanti strade della città. Si arrivò alla Commissione per il Calendario, convocata da papa Gregorio XIII nel 1575. La svolta si concretizzò nell’ottobre del 1582, e visto che il 14 ottobre era un giovedì il giorno dopo, cioè il 15 ottobre, è diventato automaticamente un venerdì.

Il Capodanno fiorentino

In Firenze però si volle fortemente mantenere la tradizione di iniziare l’anno civile il venticinque di marzo. Il giorno dell’Annunziata, che era per i fiorentini festa civile, religiosa e primaverile. Il capodanno fiorentino era una giornata durante la quale una gran folla si recava in pellegrinaggio alla Basilica della Santissima Annunziata per venerare la miracolosa immagine dell’Annunciazione (ignoto toscano; XIV secolo), il cui sacro volto della Vergine, secondo una antica leggenda, fu dipinto dagli angeli. Una grande festa Cristica e mariana, quella dell’Annunciazione coincidente con l’Incarnazione, cioè con il momento nel quale il corpo di Gesù, esattamente nove mesi prima di Natale, assunse il primo istante di vita nel seno della Vergine Maria.

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il giglio, simbolo della citta’

La devozione della città alla Santissima Annunziata è molto forte, rappresentando il culto Mariano. Ed è proprio nello stemma di Firenze che viene ricordata la devozione a Maria, simboleggiato dal fiore del giglio. Fin dai tempi arcaici, questo fiore conosciuto anche con il nome di Lilium candidum, (d’origine Siriana e Palestinese), è stato considerato come simbolo di generazione e fecondità. Anche Plinio, lo ricorda nei suoi scritti descrivendolo nei minimi dettagli e sottolineando la capacità di fecondazione della sua radice, riuscendo a produrre fino a cinquanta bulbi da un rizoma.

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L’avvenimento dell’adesione al calendario Gregoriano fu considerato eccezionale e rivoluzionario nella tranquilla Firenze di quel tempo. Una città che amava ovattarsi nelle abitudini assimilate quotidianamente, che ad immortalarlo fu posta una iscrizione marmorea, dettata da Giovanni Lami, sotto le Logge de’ Lanzi in piazza della Signoria.