La moda nel piatto. Tra “Sbafatori” e  finti comunicatori.Voglio iniziare prendendo spunto dalla brecensione del libro di Camilla Baresani “Gli Sbafatori”  a firma del collega Marco Gemelli . Non ho ancora letto il libro e mi riservo di dare il mio giudizio dopo averlo fatto anche se il dibattito nato su facebook mi stimola a dire la mia.

E non vogliano i nostri lettori pensare che tutto quello che seguirà non c’entri con le informazioni che siamo soliti dare da queste pagine. Proprio in qualità di lettori e fruitori del “servizio” fatto da giornalisti, saranno influenzati nelle loro scelte, inconsciamente o meno.

Scelte alimentari

I dati parlano chiaro: le nostre scelte alimentari e di viaggio sono influenzate al 96% dalla comunicazione. Il cibo oggi va di moda e come tutte le mode ci sono tendenze, sfumature, eventi VIP. e spesso si scrive s per moda.
È un dato di fatto che il libro della Baresani apra un dibattito su un argomento di cui ci ritroviamo sempre (e ripeto sempre) a parlare tra colleghi che si occupano di food.

La mosca al naso nasce quando vediamo persone, che di food non hanno mai scritto, che all’improvviso diventano docenti per blogger tour. Un tempo esistevano i press tour adesso i giornalisti spesso non sono neanche invitati.

Chi scrive cosa

Una volta durante press tour o negli educational tour ti confrontavi con i colleghi e con gli esperti, facevi esperienze e conoscevi veramente territori e aziende. L’obiettivo era quello di andare dentro il prodotto, era tutto molto costruttivo ma ormai posso affermare che , raramente, facciamo incontri interessanti.
Circondati da stuoli sempre più nutriti di blogger che scrivono per diletto e che si presentano ai tavoli come “nuovi geni della comunicazione”. Non ti lasciano parlare con i produttori, se fanno domande solitamente non sono interessanti e comunque diverse da quelle che farebbe un giornalista. Inoltre non hanno rispetto e coprono tutto con i cellulari per fare scatti su scatti.

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La moda nel piatto e gli inviti non mirati

La moda nel piatto, dicevamo. Chi gestisce gli inviti ( spesso pr e promoter che non conoscono i giornalisti e vanno a simpatie) non prende in considerazione tutti. Non prendono in considerazione ad esempio chi non scrive per almeno un paio di giornali cartacei mostrando di non conoscere il mercato editoriale di oggi.  Ci sono colleghi osannati solo perché firmano qualche pezzetto su un giornale cartaceo. articoli spesso di poche righe su un giornale che dichiara oltre 50.000 copie ma che ne stampa solo 5000 ( il resto son fatture di acquisto carta). Poi ci sono blogger o influencer a cui si stende il tappeto rosso perché hanno una pagina fb da 100.000 contatti…tutti pagati.

Antonio Longanesi sotto la quercia La moda nel piatto: tra “sbafatori” e  finti comunicatori.
La vecchia quercia che fece riscoprire l’uva Longanesi vitigno autoctono della Romagna.

Al contrario, “i sempre presenti” a questi incontri sono giornalisti o blogger che non scriveranno mai una riga e, se lo faranno, saranno esaltazioni dell’evento. Giusto per essere rinvitati al prossimo.
Ma tutto questo al fruitore finale, al consumatore che dovrà acquistare il prodotto cosa porterà?
Forse è l’ora che anche chi legge impari a fare una distinzione tra chi ha dei titoli per scrivere di food e di viaggio e chi non li ha.

Perché non basta essere andati in un bel posto e aver mangiato decentemente se non sai captare nell’aria se tutto è davvero perfetto in quel posto o se c’è tanto “fumo negl’occhi”. E questo solo l’esperienza te lo può dare.

Roberta Capanni