Un gioiello della Toscana. Chi non lha mai visitato Siena dovrebbe farlo e prepararsi ad una visita ripetuta perché un giorno, due non possono bastare. Siena va avvicinata con l’animo aperto alla storia, che ci parla in continuazione, da ogni veduta. Da ogni scorcio, in ogni piatto.
Avevo visitato molte volte Siena ma lo avevo fatto da “fiorentina” prevenuta verso questi toscani che se ne son sempre stati un po’ sulle loro. Lasciando volentieri “l’olio toscano per il burro”.
Siena e la sua diversità
E che Siena sia diversa dalle altre città toscane è indubbio, quasi che le pietre dei suoi palazzi siano più leggere di quelle di Firenze o di Lucca. Siena è una città che richiede impegno. Il “cuore” se ne sta lassù e vi si accede camminando, se si ha fiato, o servendosi delle tante scale mobili che dal parcheggio di Santa Caterina salgono dritte al centro.
Finita l’ultima rampa di scale ti ritrovi direttamente nel medioevo senese fatto di mattoni rossi, contrade e quella strana piazza a forma di conchiglia. Siena e la sua leggerezza che passa attraverso la sua diversità.
Una Siena al risveglio
Siena, al nostro arrivo si è da poco svegliata e le strade son quasi deserte. Piazza del Campo, che ci appare in tutta la sua magnificenza, è sgombra e ci accoglie con il gorgoglio della Fonte Gaia, la fontana di Jacopo della Quercia. È una copia ma a breve vedremo l’originale posto all’interno del museo. Mentre attendiamo l’arrivo del gruppo di Arga Toscana (giornalisti dell’agroalimentare) e la nostra guida, si respira la storia. Godiamo della vista della Torre del Mangia, del Palazzo Comunale e dei nove spicchi di cui è composta la piazza.
Piazza del Campo era un campo fuori dalle mura
Piazza del Campo non era compresa nelle prime mura. In origine era un campo, poi adibito ad uso di mercato. Con l’avvento del Governo dei Nove nel 1287 si iniziò a pensare alla sistemazione di tutta la zona. Velocemente fu costruito il Palazzo Comunale, l’alta torre del Mangia e tutti gli edifici che si affacciavano sulla piazza dovettero seguire adeguate e rigorose indicazioni architettoniche.
La precisione senese, appunto, il gusto della bellezza data dall’armonia qui si fanno leggenda mentre facevano “uggia” ai fiorentini. Leggerezza, gusto per la cromia, riempiono gli occhi di bellezza. Le alte finestre bifore o trifore incastonate nei palazzi alleggeriscono visivamente le costruzioni, le slanciano verso il cielo.
La nostra visita al Palazzo comunale
Arriva la nostra guida ed entriamo nel palazzo comunale per la nostra visita che si snoderà per le preziose sale dove i Nove prendevano le loro decisioni. Ed è così che ti ritrovi seduta su di un comodo divanetto a perderti nell’oro e negli intensi azzurri della Maestà di Simone Martini. L’opera terminata agli inizi del 1300, descrive le radici di tutto il pensiero politico nella sala delle Allegorie del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti. Saliamo. Il loggiato dove i Nove “prendevano una boccata d’aria” ha la vista che spazia su quello spicchio di campagna in piena città.
Un antico “moderno” ospedale
Siena non è città da tempi ristretti dicevamo ma il nostro è davvero troppo poco e allora via verso Santa Maria della Scala. Oggi stupendo ed enorme polo museale, Santa Maria della Scala è stato un funzionante ospedale fino a pochi anni fa. La continuità di Siena, in tutte le sue cose le ha permesso di mantenere al meglio le sue preziose architetture. Senza quella voglia di “nuovo” che nei secoli ha distrutto mura, palazzi strade in molte città italiane.
Santa Maria della Scala dicevamo, ospedale per viandanti, pellegrini e bisognosi che San Bernardino e Santa Caterina hanno frequentato. Ciò che colpisce nelle sale, oggi espositive, è non solo il restauro che sotto i muri intonacati dell’ospedale ha riportato alla luce un mondo di affreschi, ma l’organizzazione che fin dall’anno 1090 vi regnava. Le camerate, i letti per i malati, uno per ogni paziente. Una cosa impensabile per l’epoca. La cura a loro dedicata si può leggere con facilità negli affreschi del celebre “Pellegrinaio” testimonianza iconografica di grande impatto emotivo.
tante cose buone da gustare
Ed appunto, proprio perché ogni popolo è anche ciò che mangia e produce, abbiamo abbandonato il medioevo per inoltrarci nella campagna antistante la città. Ci ha accolto l’azienda agricola di Marciano che a Siena ha trovato il luogo ideale per produrre un vino biologico di eccellente qualità. Siamo rimasti sorpresi dall’origine di questa laboriosa famiglia che è arrivata dal Trentino per studiare ma che è stata irretita dalla bellezza della Toscana. Abbiamo goduto della loro squisita ospitalità e dei prodotti dei produttori della zona: verdure, formaggi, insaccati e tutto quanto un vero menù toscano può offrire a tutti i palati.
Ma quando si dice Siena si dice anche Ricciarelli e quindi non poteva mancare il dolce per eccellenza. Siena e la sua leggerezza che passa anche attraverso i suoi simboli più dolci.Noi dell’Arga Toscana lo abbiamo gustato al meglio attraverso un corso di cucina organizzato per noi presso una prestigiosa scuola di cucina. Insieme ai cuochi dell’International Chef Academy of Tuscany abbiamo seguito la lavorazione dei cantucci di Siena, da non sbagliare con i biscotti di Prato. (LEGGI il nostro articolo sulle differenze e la ricetta) Poi sono seguiti i ricciarelli che, personalmente non amavo fino a quando non ho assaggiato quelli appena sfornati!
A noi una sola giornata ha solo messo l’acquolina in bocca, per gustare Siena ci vuole del tempo: prendetevelo perché, vi assicuro che visitando o tornando a Siena, avrete una esperienza indimenticabile.
Roberta Capanni