Patagonia: il cacciatore di ombre. A volte i libri fanno giri immensi, ma poi ritornano. Un po’ come gli amori di una vecchia canzone di Antonello Venditti. Così è accaduto a me con Il cacciatore di ombre. In viaggio con Don Patagonia, di Tito Barbini (Vallecchi). Sono partito qualche anno fa dalla felice scoperta che il suo autore, oltre che essere stato un amministratore regionale, era anche e soprattutto un ottimo scrittore di viaggi.

Patagonia: il cacciatore di ombre è lì, sul mio comodino

Quindi mi sono ritrovato in mano quasi per caso questo libro. Che però è finito nella pila di volumi che, come coperta di Linus, tengo accanto al letto nella parte bassa del comodino. Qui ha stazionato un po’, vittima degli alti e bassi delle esigenze di lettura per impegni professionali e delle mie voglie del momento. (Se nella visione dei film sono molto metodico, con i libri sono un onnivoro assai incostante nella scelta dell’ordine di lettura).

Un missionario piemontese fra i ghiacci

Finché una sera ho inspiegabilmente deciso che fosse quella buona e mi sono incamminato sulle rotte del missionario piemontese Alberto Maria De Agostini e del suo narratore/viaggiatore Tito Barbini.
Ho scritto ‘incamminare’ non a caso. Il volume dell’autore toscano, infatti narra la vita di questo salesiano. Lui nel secolo scorso, interpretò la sua vocazione e la sua dedizione agli altri attraverso una fede arricchita dall’amore per l’avventura.
Per l’esplorazione dei mondi (nel nostro caso, la Patagonia). Per la conoscenza dall’interno delle civiltà di cui scriveva. Questo Cacciatore di ombre, dicevo, è organizzato come un autentico itinerario percorso dal suo autore sulle orme del religioso che meglio assimilò e amò le difficili lande che conducono alla Terra del Fuoco.

Fra indigeni e i paesaggi

Il libro di Barbini ci porta a contatto con miriadi di nomi noti e meno noti. Storie di persone semplici, toccanti e misconosciute. Con popolazioni ed usanze che spesso non esistono più. Come, purtroppo, gli indigeni Ona, Yàmana o Alakaluf. Con grandi personaggi che hanno segnato le vicende di questo angolo di mondo. Da Charles Darwin a Pablo Neruda o a Pinochet, tanto per portare solo alcuni esempi. Il tutto reso con l’immediatezza di chi, di tali terre, ha respirato gli odori buoni e cattivi. Ha visto i paesaggi dolci e gli scorci impervi e pericolosi, ha sentito i rumori ed ascoltato i silenzi.

Il fratello del geografo

Il cacciatore di ombre di Tito Barbini è dunque un viaggio lineare. Dal quale partono, per usare un linguaggio cinematografico, decine di spin-off. Deviazioni indispensabili per dipingere e comprendere la vita e l’esperienza di questo straordinario prete viaggiatore. Fratello del più noto De Agostini geografo ed editore. Un religioso atipico, non sempre amato dai suoi stessi colleghi salesiani. Ignorato o quasi in Italia, celeberrimo nell’America del Sud.

Cuernos_del_Paine_from_Lake_Pehoé

Un libro che è un viaggio è un viaggio che diventa libro?

Ho aperto una canzone e chiudo alla stessa maniera. ‘Quante deviazioni hai?’, si chiedeva da par suo Vasco Rossi in un brano ormai datato, ma sempre attuale. È chiaro che il rocker di Zocca si riferiva ad un àmbito assai diverso da quello di Barbini e del suo Don Patagonia. Ma un nesso c’è. In un libro che è un viaggio diventato libro, registrare, raccontare e quindi collegare le varie deviazioni che tutti incontriamo in un qualunque nostro cammino e che spesso ignoriamo arricchisce e migliora l’itinerario, di per sé lineare, con tante finestre sul mondo. Buon viaggio e buona lettura.

Libri dello stesso autore:  LE RUGHE DI CORTONA