Ci sono libri che non mi attirano. Per tante ragioni. Capita però che nel mare magnum delle produzioni editoriali, per lavoro, tu sia costretto a leggere un libro che di tuo non avresti mai acquistato. E così ti si apre un mondo. Ultimamente mi è capitato con Siberiana di Luciana Castellina e le sono grata di avermi introdotta in un mondo che avevo, come molti, volutamente dimenticato. Ma le sono grata anche per l’intervista che mi ha concesso e per la donna che è e che è stata.
Russi e napoletani. Uno stesso carattere?
Siberiana racconta la Russia di oggi, la intreccia con la storia vicina e quella lontana cioè con gli avvenimenti che hanno dato vita a quello che è oggi questo sconfinato paese. Siberiana parla dei russi, dei tanti possibili russi. E si scopre una popolazione incredibilmente più simile a noi di quanto mai si possa immaginare. Si dice che i russi siano, per carattere, come i napoletani e questo colpisce e ti destabilizza e ti fa porre la domanda: ma io fino a questo momento come ho fatto a non voler sapere, a non voler conoscere?
E allora questo racconto di viaggio, un diario, perché di questo si tratta, è il viatico per rimettere in moto la voglia di conoscenza din una parte di mondo immensa, importante ma spesso relegata a ricordi scolastici obsoleti.
Il ritorno in Russia
“Poiché l’Urss era tanto russa, la Russia assomiglia ancora tanto all’Urss”. Inizia così il racconto di Luciana Castellina che dopo diciotto anni dal suo ultimo viaggio in questo paese, torna invitata insieme a nove, tra giornalisti, scrittori e poeti per un viaggio in treno. Non un treno qualunque ma la Transiberiana, con le sue lunghe tappe, la sua lentezza, i suoi vagoni ristorante dove però non c’è niente da mangiare. Gli approvvigionamenti sono difficili e ad ogni fermata si acquistano i generi di sostentamento da mercatini di prodotti locali improvvisati sulla banchina della stazione.
La partenza da Mosca. Città che sta al resto del paese come New York sta al resto degli Stati Uniti. Dopo il paese reale: Niznij Novgorod kazan’ ekaterinburg Irkutsk, fino al grande lago Bajkal a Ulan-Duè. Cinque fusi orari attraversati con un treno, venti giorni di boschi di betulle, di caldo (che non ti saresti aspettato in Siberia). Ma anche di città, università futuribili, statue enormi del regime che convivono con la “ritrovata” religiosità e cartelloni pubblicitari.
Un paese articolato e sconosciuto
Il lungo viaggio che trasforma la forzata condivisione di spazi in una sorta di “gita scolastica”. Un viaggio che attraversa questa terra dal passato articolato, scava nelle sue pieghe che ora si schiudono al presente. Strato dopo strato, stazione dopo stazione, Luciana Castellina parla della Russia di ieri e quella di oggi, coinvolgendo il lettore nelle sue riflessioni e nei suoi pensieri come ogni buon libro di viaggio deve fare. Castellina così ci lascia un po’ quel suo “mal di Russia” e la voglia di capire questa società difficile.
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Roberta Capanni