Sono tanti, sempre di più. Sono i cinghiali, animali selvatici che a causa di un comportamento sconsiderato dell’uomo, hanno invaso i nostri boschi. Nel 2019 Ispra stimava che la popolazione avesse superato il milione di capi. Nel 2020 la stima era al raddoppio. Il cinghiale autoctono all’inizio del 1900 era presente solo in alcune zone d’Italia.   Dalla Maremma Tosco-laziale, all’Abruzzo fino al Gargano, sull’ Appennino Calabro-Lucano e in Sardegna.

L’importazione di razze non autoctone più grandi

Per avere più animali da cacciare da circa 50 anni si è “pensato” di ripopolare con cinghiali più grandi che arrivano dal centro Europa. Essendo una specie onnivora e prolifica, in breve tempo hanno reso i nostri boschi insicuri e anche le nostre strade. Infatti si contano sempre più incidenti, anche gravi causati da questi animali. Solo in Lombardia sono 15 gli incidenti per l’impatto con un cinghiale e nel paese sono circa 10mila di cui 13 mortali (dati 2019).

Cinghiali e malattie

Un altro problema sono le malattie. Come si legge in un interessante studio del SIVeMP in provinacia di Chieti:  “Il pericolo rappresentato dai selvatici per il comparto domestico è legato alle affinità di specie: ad esempio, il cinghiale è strettamente affine al maiale domestico ed entrambi sono recettivi alle stesse patologie, cosicché, la comparsa della malattia nei selvatici costituisce un rischio immediato per gli animali domestici in considerazione dell’elevata probabilità di trasmissione.”
Ma non solo, perchè alcune malattie come la  trichinellosi  (una larva che penetra e permane nel muscolo striato) possono colpire l’uomo.

Un problema che non si risolve con l’aumento della caccia

Ovvio pensare che non sarà la caccia indiscriminata a risolvere il problema. Su questa soluzione “empirica” si stanno confrontando Regioni e associazioni  che vedono nella caccia uno “sport” salutare.  Ci vogliono azioni concrete per risolvere un danno ormai fatto. Come suggeriscono, in un comunicato stampa congiunto, ‘ Lucca per l’ambiente e Europa Verde Lucca’ in risposta a  quanto scritto da Cia Toscana Nord:
“Considerare la caccia come l’unico modo di arginare la diffusione dei cinghiali è un ragionamento del tutto anacronistico e privo di fondamenta. Infatti la caccia, oltre ad essere un’attività barbara e crudele, è del tutto inefficace anche sotto questo punto di vista: l’abbattimento indiscriminato dei cinghiali induce l’effetto boomerang, e un aumento di fertilità delle femmine superstiti (vedi gli studi del Prof. Meriggi, docente di Etologia presso l’Università di Pavia e del Prof. Mazzatenta dell’Università di Chieti). Cosa che non può che far piacere al cacciatore, che avrà a disposizione più prede. Esistono invece altri metodi per arginare la diffusione degli ungulati, molto più degni di una società civile, come la cattura e il trasporto in aree meno densamente popolate ed eventualmente la sterilizzazione selettiva. Noi di Europa Verde non siamo sordi di fronte alle richieste di aiuto degli agricoltori, e siamo pronti a dialogare e a trovare insieme soluzioni che siano proficue per tutti, compresi anche gli abitanti dei nostri boschi.  I nostri ecosistemi sono sotto attacco a causa della crisi climatica e dell’inquinamento, non peggioriamo la situazione dando totale carta bianca ai cacciatori.”

Pericolo nei boschi e non solo a causa dei cinghiali

Nel comunicato si legge ancora:

“Forse è l’ora di focalizzare l’attenzione sui veri responsabili dei danni all’agricoltura, ossia i cacciatori che con i loro metodi di allevamento semi-brado di questa specie sono colpevoli della situazione. Gli agricoltori e i loro rappresentanti dovrebbero chiedere i danni alle associazioni e ai singoli cacciatori. 
Rischiamo di pagare più di una volta i danni inferti da questi signori che si definiscono, sbagliando, amanti della natura.  Da un lato paghiamo, attraverso le tasse, gli agricoltori che devono essere rimborsati, dall’altro paghiamo i costi diretti dei danni ambientali di queste persone che per il loro tornaconto economico e di divertimento personale imbastiscono vere e proprie mattanze girando armati nei campi anche in prossimità delle abitazioni e mettendo a rischio anche i privati cittadini.
A fine mese termina la caccia al cinghiale, si, ed è una buona notizia per i frequentatori dei boschi a 2 e 4 zampe, finalmente non saranno pervasi dalla paura di essere colpiti, anche se accidentalmente, dal fuoco di qualche sprovveduto cacciatori. 
La politica è responsabile non solo di una categoria di persone che amano girare armati per i boschi, ma anche chi quei boschi li vuole vivere passeggiando in tranquillità. 
Qualcosa ci dice che sono più numerose le persone di questa ultima categoria che iniziano ad averne le scatole piene di persone che hanno più privilegi di altri, come quello di girare liberamente mentre molti, per responsabilità civica, restano a casa per provare a fermare questa pandemia.”
Questo non vuol dire che, a chi piace,  deve rinunciare a un sugo di cinghiale ma di essere consapevoli. Nell’acquisto diretto da cacciatori, nel cucinare solo prodotti controllati e soprattutto di seguire il ritmo della natura e non quello imposto a quest’ultima dall’uomo.