In questo momento storico e precario, serve calma, umiltà e buon senso. Siamo nel pieno di una serie di eventi complessi, che purtroppo associamo, con il nostro pensiero, al concetto di complicato. L’etimologia della parola complicato deriva dal latino complicare, che vuol dire piegare insieme, avvolgere, e che per essere affrontato richiede uno sforzo mentale.

Al contrario, la complessità, dal latino complexus, è l’unione, è l’intreccio di più parti o di più elementi,  una visione più ampia possibile di una data situazione o di una immagine che osserviamo.

Stavamo faticosamente uscendo da uno dei periodi più complessi della nostra epoca, il Covid-19, le morti e la chiusura totale di tutte le attività. Purtroppo era abbastanza chiaro che non sarebbe stato un problema di rapida soluzione, perché questa pandemia non era e non poteva ancora essere compresa nella sua globalità.

La storia forse non ci insegna nulla di nuovo, ma per chi ha buona memoria dovrebbe aiutarci a trovare gli errori per non ripeterli.

Oggi a distanza di sei mesi, siamo chiusi nuovamente in casa a lottare sia con il Covid-19 e con l’aggiunta della distruzione economica che ne è la conseguenza.
Inutile cascare dalle nuvole,  perché la storia ci ha sempre dimostrato il suo ciclo e riciclo ripresentando a distanza di secoli problematiche simili. Anche durante la pandemia della Spagnola, che in un solo anno uccise tra i 50 e i 100 milioni di persone, più del totale delle vittime della Prima e della Seconda guerra mondiale messe insieme, si ebbero informazioni completamente fuorvianti, comportamenti scellerati, negazionisti della malattia e mai si è arrivati a conoscere le vere cause che la scatenarono. Forse una delle cose meno conosciute ancora oggi,  non è solo la causa medica, ma la provenienza. Il virus della “Spagnola” non era stato contratto dal paese europeo del quale prese il nome, la Spagna, bensì dall’America, la quale probabilmente lo aveva ereditato dalla  Cina,  tramite i soldati che intervennero alla prima guerra mondiale. Perché darle quel nome? Perché la Spagna in quel momento era neutrale, e quindi non aveva la censura della stampa. Stati Uniti ed Europa, impedivano di pubblicare notizie sull’epidemia per non terrorizzare e abbassare il morale delle truppe belliche.

La nuova geopolitica è agroalimentare

Quindi le notizie fuorvianti sono alla base di criteri scellerati per affrontare un problema che non ha una soluzione unica e semplicistica, è una situazione estremamente complessa da osservare e risolvere.  “La grande sfida della complessità si sta già palesando sul fronte geopolitico, con inversioni di esportazione e importazione, dove la Cina sta divenendo il più grande magazzino di cibo del mondo per realizzare la propria indipendenza alimentare. Quando nel 2008 la crisi economica e finanziaria ebbe impatto sull’economia reale delle grandi potenze occidentali, iniziò una fase di recessione, che dette la possibilità ad altre economie emergenti, quali Cina, India, Brasile, Sudafrica e Russia, comprese alcune regioni dell’Africa, di migliorare la propria crescita economica. In quel momento si stava creando non solo una maggiore richiesta di consumi, ma un vero e proprio cambio di vita e di conseguenza di alimentazione. Da un’alimentazione prevalentemente a base di cereali, stanno aumentando le richieste per una alimentazione proteica a base di carne, pesce, uova e derivati del latte.

La nuova Cina agricola e la Via della Seta

La Cina è l’unico paese che effettivamente ad oggi ha superato la pandemia e sta riprendendo la normalità nel proprio paese con una notevole crescita economica.

La nuova Cina è agricola, digitalmente agricola, corre molto velocemente online. Il nome è “Belt and Road Initiative” nome ufficiale di quella che è più conosciuta  come la Nuova Via della Seta, un’ottima occasione per far crescere l’agroalimentare.

Ed è proprio durante la malattia che, la Cina ha consolidato una propria stabilità in agricoltura, ha tratto una lezione dalla catastrofe. Il suo PIL attualmente è in crescita del 6% con previsioni di rapida salita. La salvezza è stata proprio l’espansione del commercio digitale dei prodotti agricoli. Con il potenziamento delle tecnologie digitali anche nei villaggi più semplici del paese. Grazie alla copertura di fibra ottica, la piattaforma Taobao Live, l’unità di live-stream del colosso cinese del commercio elettronico Alibaba, ha aperto il suo accesso a più di 50.000 agricoltori cinesi. Alibaba ha il grande progetto di ampliare la negoziazione degli agricoltori cinesi, i quali  tramite lo streaming online possono vendere direttamente dalle loro fattorie attraverso le piattaforme di Taobao. È la nascita e la promozione di una agricoltura moderna e digitalizzata in grado di avere scambi con tutto il mondo. Nella pubblicazione del “China agricultural outlook” le previsioni per il periodo 2020-2029 sono profeticamente esaltanti.

La buona notizia riguarda anche l’Italia, la quale  è leader nell’agroalimentare,  un accordo tra Italia e Cina diviene un’importante collaborazione, non da essere compresa come una paura di cessione della nostra sovranità al paese asiatico, ma quale collaborazione e co-gestione dell’import -export che renda nuovamente prestigio al nostro paese

L’Italia è uno dei paesi più all’avanguardia per il “seme bovino” che a livello mondiale in campo genetico, potrebbe rilanciare la produttività, con  risultati economici importanti nel settore degli allevatori di suini in crisi da anni. 

Non tralasciamo il settore vinicolo: la Francia aveva avviato importati esportazioni vinicole con la Cina da almeno un decennio, ma nel  2019, l’Australia ha superato la Francia diventando il più grande fornitore del paese asiatico, grazie ad un accordo di libero scambio. Secondo Enoteca Italiana, che ha un’importante sede a Shanghai, l’italia sta avendo un buon successo di crescita. Oggi la Cina e’ la quarta potenza del mercato vinicolo mondiale, e seconda per estensione di vigneto con una produzione a buoni livelli di qualità – prezzo.

La geopolitica si sta ridisegnando in modo asimmetrico

La geopolitica si sta ridisegnando in modo asimmetrico, e l’alimentazione è una scelta politica molto influente, forse siamo “mentalmente impreparati”, non riusciamo ad avere la cultura della fluidità che in oriente ben conoscono. Ma dobbiamo aver presente che di rado le previsioni si rivelano esatte, nessuna tendenza è immutabile e gli eventi stanno dimostrando che sono imprevedibili.

Se la pandemia in America e in Europa sta mettendo in crisi l’approvvigionamento agroalimentare con pesanti ripercussioni sulle filiere della carne, la Cina in questo fine 2020 ha raggiunto raccolti e produzioni agricole record, creando milioni di consumatori cinesi, che stanno diventando sempre più attenti e consapevoli

Cambiano i consumi e l’agroalimentare sta tornando una leva di forza dalla quale ripartire. La Cina ha il sette per cento delle terre coltivabili e il trenta per cento di  popolazione. La sua crescita di reddito, con il conseguente cambio di alimentazione ha generato il bisogno di cibo e di terra; espandendo i propri territori tra Africa e America Latina. L’Italia, con il settore agroalimentare  ha le carte in regola e  l’occasione di tornare ad essere un grande potenza sulla scena globale, un luogo geopolitico essenziale, ma a patto che venga sostenuta nell’innovazione del sistema tecnologico.

Elena Tempestini