La vigna di Leonardo da Vinci.

Malvasia di Candia aromatica per il Genio fiorentino.

Vini, vitigni e il grande genio Leonardo da Vinci, ovvero quando storia e narrazione si intrecciano. Ogni aspetto della vita di Leonardo è stato e sarà sempre oggetto di studio in tutto il mondo, un continuo susseguirsi di stupore e meraviglia, come se il “genio”, avesse voluto lasciare aperte infinite porte di interpretazione verso i suoi studi.

Proviamo ad immaginarlo, a visionarlo nella nostra mente, semplicemente come un artista, un uomo nel pieno vigore della sua maturità intento a “creare” , sperimentare nuove tecniche per un affresco, che solo successivamente diventerà uno dei più grandi capolavori al mondo, “L’Ultima Cena”.  L’opera, che a causa delle tecnica sperimentale usata dal maestro,  incompatibile con l’umidità dell’ambiente, ha dovuto subire  un capillare e difficile restauro durato dal 1978 al 1999 con le tecniche più all’avanguardia , solo grazie alle quali è ancora oggi è mirabilmente conservata nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.

La vigna di Leonardo

L’affresco fu commissionato al Maestro dal Signore di Milano, Ludovico il Moro, per colmare la delusione del grande artista a dover abbandonare il progetto del monumento equestre per Francesco Sforza, il quale aveva richiesto per ben dieci anni l’attenzione e il lavoro di Leonardo.  Ludovico, ebbe grande stima dell’ingegno del Maestro fiorentino, tanto da offrirgli lavoro per un lungo periodo di permanenza nel ducato. Furono gli anni, circa venti, durante i quali creò molto materiale che oggi forma “il Codice Atlantico”, 1119 fogli di schizzi e disegni riguardanti matematica, astronomia, ottica, meditazioni filosofiche, favole, invenzioni idrauliche (che contribuirono allo sviluppo dei Navigli Milanesi) fino alle ricette gastronomiche e ai macchinari per uso di cucina.malvasia03

Una ricca produzione che insieme al Codice Trivulziano mostra l’impegno di Leonardo a voler  elaborare un progetto di vita cittadina di alta qualità, la costruzione di una città ideale, attenta ai bisogni dei suoi abitanti e non di meno a una semplificazione della vita quotidiana. Furono proprio le esigenze di tranquillità e svago dal duro lavoro creativo del Maestro (oggi diremmo un diversivo per l’ansia e lo stress) a far venire l’idea a Ludovico il Moro di regalargli un pezzetto di terreno coltivato a vigna, un appezzamento di oltre un ettaro nelle vicinanze di Santa Maria delle Grazie, confinante con la Villa degli Atellani (celebri nelle cronache dei tempi quali cortigiani degli Sforza).

Dopo la caduta del Moro e l’esilio in Francia di Leonardo, la vigna tramite l’alternarsi di svariati personaggi,  venne trascurata e dimenticata e, nonostante la richiesta testamentaria di Leonardo di salvaguardarla, dovettero passare molti secoli per la sua rinascita. L’occasione arrivò con la ristrutturazione della fastosa villa Atellani, nei primi decenni del 1900 a cura dell’architetto Portaluppi. Il lavoro richiese l’intervento di una squadra di professionisti competenti non solo di architettura ma nell’arte e nella storia. La passione per gli studi vinciani, portarono l’architetto Beltrami, esperto storico, a studiare attentamente dei carteggi rinascimentali e il testamento del maestro, il quale lasciava in eredità il terreno diviso in due lotti, uno per Giovanbattista Villani, il servitore che stette al suo fianco fino alla morte e l’altro per l’allievo Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì, con la preghiera che la sua vigna non fosse mai dimenticata.

L’architetto Beltrami, grazie a questi documenti, identificò in fondo al giardino in ristrutturazione (di proprietà in quel momento di Ettore Conti, Senatore, magnate dell’industria elettrica italiana e primo presidente Agip), la vigna “Leonardiana” incredibilmente ancora intatta. Sfortunatamente durante la seconda guerra mondiale l’incendio derivato dallo scoppio di una bomba distrusse giardino, vigna e parte della casa. Ma la testardaggine e la determinazione del destino, grazie all’intuizione e la sensibilità di Luca Maroni, enologo, analista sensoriale, esperto di vini, autore ed editore dell’Annuario dei Migliori Vini Italiani, ha volutamente fatto rinascere la vigna. L’esperto enologo, grazie a una valente squadra, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano, al  Professor Attilio Scienza, massimo esperto al mondo di DNA della vite, alla genetista Serena Imazio e le eredi di Villa Atellani, hanno ritrovato le radici della vite, e grazie alla comparazione genetica hanno identificato nella vigna di Leonardo da Vinci la Malvasia di Candia aromatica.
Il vecchio vigneto vinciano resuscitato dalla terra. Se Leonardo ci ha lasciato le sue scoperte di conoscenza sui misteri della magia dell’uomo, dei moderni uomini hanno fatto di questa vigna una magia.

Elena Tempestini