Riserva dello Zingaro, il paradiso è qui. I nostri consigli di viaggio nella natura prendono il via dalla Sicilia: “l’ isola” per eccellenza.

palma nana

Sicilia, fine maggio, Riserva naturale dello Zingaro, tra Castellammare del Golfo e San Vito lo Capo, tra Palermo e Trapani.  Inizia da qui il racconto di una giornata spettacolare che mi ha portato in un tempo sospeso. Sospeso tra rocce, vegetazione rigogliosa e il mare profondamente blu della Sicilia.

Avevo visto la Riserva dello Zingaro ma dal mare, da quel mare  estivo così invitante. Calette riparate, grotte calcaree nella montagna che guardano verso il mare. Uno scampolo di costa che la caparbietà di alcune persone ha impedito lo scempio.

Una Riserva fortemente voluta

Prima di parlarvi di  cosa vedrete e troverete nella riserva va raccontata la sua storia. Perché se oggi  possiamo godere di questo paradiso lo dobbiamo alle associazioni e ai movimenti che tra il 1974 e il 1981 si ritrovarono a combattere insieme. Tutte unite u contro la costruzione della strada litoranea che avrebbe trasformato l’area in un “normale” tratto di costa.
Il 18 maggio 1981 circa  3000 persone, come è riportato all’ingresso della riserva naturale, pacificamente bloccarono i lavori prendendo possesso di quel territorio. LO scempio era stato deciso, “le carte firmate”. Probabilmente le “mazzette” consegnate. Venne così costituita la Riserva Naturale dello “Zingaro”  di cui oggi possiamo godere.

La porta della Riserva dello “Zingaro” da cui siamo passati è proprio la galleria scavata nella montagna, l’avvio dei lavori di quella strada che doveva rendere quel pezzo di costa “simile a molti altri”. Oltrepassata la galleria che parte dal territorio di Castellammare si entra in un mondo “altro”. Un ambiente naturale privo di ogni moderno mezzo a motore, dove l’uomo, nei secoli, ha apportato modifiche dovute alle sue esigenze di pastore, agricoltore, artigiano.
Fa caldo, il caldo che mi aspetto dalla Sicilia.

giuseppe

Mestieri e Mare

La nostra guida, Giuseppe Bambina,  è la prima delle diverse  persone meravigliose che  stiamo per incontrare  in questa nostra giornata nel mondo dello  “Zingaro”. Camminando per i sentieri assolati e sassosi lo seguiamo e lo ascoltiamo come bambini attenti. Intanto lui, pianta dopo pianta, ci  racconta quel mondo affascinante facendo trasparire un amore immenso per il suo lavoro. 

Tanto da vedere e da imparare: la palma nana

Ci sono mille cose da vedere e da imparare, tante le piante comuni all’area mediterranea  da memorizzare. A catturare il nostro interesse è la palma nana che qui veniva utilizzata per molti manufatti. Giuseppe ci fa vedere anche come si procedeva per la lavorazione. Tipiche le grandi sporte utilizzate per trasportare gli attrezzi del lavoro (la coffa dall’arabo cuffa cioè cesta). Ma anche gli intrecci delle sedie (che richiedono 3-4 giorni di lavoro e che nessun prezzo può ripagare). Tanti gli intrecci per usi vari (come quelli a nove o quelli a pizzo). Ci cimentiamo anche noi nella difficile arte dell’intreccio.

Alberi di manna, carrubi e finocchiella

La Riserva dello Zingaro è ricca di vegetazione: alberi di manna, carrubi, finocchiella sono solo alcune di quelle incontrate lungo il sentiero. La nostra meta del momento non è San Vito lo Capo che richiede ore di cammino. La giornata di fine maggio è calda e l’acqua trasparente ha attirato molti bagnanti. Mettiamo i piedi nell’acqua , qualcuno si tuffa mentre guardo verso la montagna.

Sono sei i sentieri della Riserva dello Zingaro percorribili, dove si possono incontrare pozzi e abbeveratoi di acqua non potabile, sentieri ben segnalati con vari gradi di difficoltà. Ci sono inoltre dei rifugi dove è possibile, dietro prenotazione, pernottare per un massimo di 2 notti calcolando che sono privi di tutto, acqua potabile compresa. Flora e fauna si integrano come abbiamo potuto comprendere dalle riproduzioni nel piccolo museo allestito nella Riserva. Alcune delle calette ghiaiose si raggiungono via terra come Cala della Capreria, Cala della Disa o Zingaro, Cala Beretta, Cala Marinella, Cala Torre dell’Uzzo  oppure via mare come Cala del Varo,  Tonnarella dell’Uzzo. In questa fascia litoranea la roccia calcarea si tuffa rapidamente  nel mare creando effetti dai colori meravigliosi che aggiunti all’assenza di rumori  (tranne quelli della natura) creano  “l’Effetto paradiso” .. Come chiamare questi 7 chilometri circa di costa che dai 913 metri del Monte Speziale scendono al livello del mare con una vegetazione mediterranea a cui si aggiungono specie che possiamo ritrovare solo nell’Africa del nord?

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Il nostro tour  però  è “speciale”: organizzato per accogliere 6 giornalisti enogastronomici, ai quali l’amministrazione non ha voluto far mancare un pranzo all’insegna dell’allegria e della genuinità. Formaggio, pomodori secchi tra i più buoni mai assaggiati, tonno (vero) sott’olio (rosso, saporito senza alcuna parentela con quello a cui siamo abituati a trovare in una qualsiasi scatoletta pubblicizzata da qualche sorriso hollywoodiano), pasta e stufato di agnellone con patate.
Una tavolata da cui non avremmo mai voluto alzarci, proprio noi che siamo abituati a chef e ricette da campionati mondiali ma che qui,  nella Riserva dello Zingaro, abbiamo dimenticato in fretta. Merito della responsabile, Rosa La Barbera e dei suoi meravigliosi collaboratori, persone che fin dalla prima stretta di mano ci son sembrate  parte della nostra vita da sempre, come accade quando ti senti in armonia con la natura e il mondo attorno.
E mentre un grosso geco ci guarda da sopra la porta del rifugio, ci  incamminiamo verso il ritorno. Il lavoro, la premiazione del Premio mediterraneo Packaging 2016,  ci attende.
Un ultimo sguardo alla Riserva dello Zingaro e un invito a tutti a non dimenticare di includere nel carnet di viaggio questo autentico paradiso.

Roberta Capanni