…”Il doppio filare di scuri cipressi e l’intricato sottobosco di rosmarino, lavanda e roselline cinesi, il prato smaltato di giunchiglie, primavere e orchidee selvatiche, e qua e là il ronzio indaffarato delle api, componevano un quadro difficile a dimenticarsi.” …..( Janet Ross, Old Florence)
Firenze custodisce meravigliosi carteggi del fastoso passato, tesori a testimonianza della vita quotidiana che si svolgeva in città. Se il Gabinetto Viesseux, è forse il più conosciuto tempio di memorie delle comunità straniere che si sono succedute in città durante i secoli scorsi, il British Institute, è lo scrigno del passato degli Anglo-Fiorentini.
Questo era il termine con il quale erano chiamati quegli aristocratici, letterati e appassionati di arte di nazionalità inglese, che avevano scelto la “culla rinascimentale” come loro residenza personale. Tutto si stava muovendo nel mondo, tutto era proiettato verso un grande cambiamento epocale, l’era Vittoriana, così pesante negli usi e costumi, trovava una nuova libertà in Firenze, città nella quale le giovani donne inglesi potevano mantenere la loro lingua, i loro usi, costumi ed educazioni, arricchire la propria cultura, ma con un soffio di leggerezza e di vitalità verso un nuovo futuro.
Nella collezione Waterfield, (fondo che raccoglie scritti del XIX e XX secolo), ci sono pagine di descrizione della città di Firenze nel suo quotidiano, pagine di memoria storica impagabile, di racconti di una campagna toscana ancora totalmente da scoprire, di racconti e dialoghi avvenuti tra Anglo-Fiorentini i quali nomi oggi li studiamo sopra ai libri di arte e di storia.
Il fondo Waterfield, è una donazione privata fatta al British Institute di Firenze, da parte della famiglia Beevor nel 2001, ultimi discendenti della famiglia Ross. La zia di Lina Waterfield, era Janet Ross, giornalista e scrittrice inglese, corrispondente per il Time durante gli anni di Firenze capitale, e moglie di un banchiere londinese molto attivo nei suoi affari con il nascente nuovo Regno d’Italia.
Janet era descritta come una donna dal carattere solare, di grande curiosità e sensibilità, aperta a cogliere il cambiamento di una società in evoluzione, una formidabile ospite di salotti culturali che si interscambiavano in una Firenze molto eclettica e fervida, donna capace di comprendere ogni cambiamento che si stava sviluppando nella società.
La sua splendida casa era a Poggio Gherardo, vicino a Settignano, una villa con vista sul panorama di Firenze, con un incantevole giardino che descriverà con enfasi in molte delle sue lettere indirizzate ad amiche nel Regno Unito .
La scrittrice, fu amica di Bernard e Mary Berenson, famoso storico dell’arte di fama mondiale, e di sua moglie (vivevano in Firenze) mecenati e collezionisti di grandi opere. Janet, pubblicò un libro sulla vita della propria madre, Lucie Duff-Gordon, donna molto aperta verso la conoscenza e la cultura, tanto da decidere di vivere gli ultimi sei anni della propria vita in Egitto.
La collezione in primis, fu donata alla Biblioteca dell’Istituto da Nigel Beevor, a nome della famiglia, nell’ottobre del 2001, (Nigel Beevor è figlio di Carinthia (Kinta) Beevor, figlia di Lina Waterfield). In quell’occasione la Biblioteca ricevette materiale bibliografico, lettere, saggi, fotografie, manoscritti inediti, un libro pubblicato e un quadro. Kinta Beevor e Gordon Waterfield raccolsero il materiale e lo pubblicarono in Inghilterra. Nell’ottobre 2002 fu aggiunto altro materiale e altri manoscritti , fotografie e pubblicazioni ampliando molto il fondo.
Janet, oltre ad essere una nota scrittrice nella cerchia della comunità anglo-americana residente a Firenze, divenne ancora più conosciuta come giornalista corrispondente del Time, durante gli anni di Firenze capitale, la nuova capitale del nuovo Regno d’Italia, della quale sia in Inghilterra ed in America, i lettori desideravano conoscere tutto. Erano gli albori dell’affermazione delle donne in campo letterario e giornalistico, l’affermazione del movimento rivoluzionario delle suffragette che aveva aperto la nuova via ai diritti femminili. Solo tramite le cronache possiamo comprendere il quotidiano ormai scomparso, e il resoconto sia personale che delle sue amicizie lo ritroviamo nel libro The Fourth Generation (London 1912).
Lina Waterfield fu tra i fondatori del British Institute nel 1917 e mantenne sempre un forte legame affettivo con l’Istituto. Insieme al marito, il pittore Aubrey Waterfield (morto nel 1944), restaurò quella che divenne la loro residenza, la Fortezza della Brunella ad Aulla, in Lunigiana, e diresse una scuola a Poggio Gherardo negli anni ’30, lasciando poi l’Italia nel 1940. Lina Waterfield fu corrispondente dall’Italia del giornale The Observer dal 1921 al 1939, e corrispondente estero per la Kelmsley Press dal 1946 al 1950.
Il marito fu autore di The Manchester Guardian pubblicato negli anni ’20.La maggior parte delle lettere, che furono scritte da Janet Ross e Lina Waterfield a diversi corrispondenti dislocati in tutto il mondo, fanno oggi parte del fondo, lettere e scritti indirizzati da Janet Ross a Austin Henry Layard (1817-1894, archeologo e diplomatico), a Bernard Berenson (1865-1959, critico d’arte e intellettuale), a Mary Berenson (Mary Pearsall Smith, poi Costello e infine Berenson, scrittrice, 1864-1945), a Madge Symonds Vaughan, Lina Waterfield e altri personaggi meno noti e conosciuti a noi italiani, ma amanti e studiosi del nostro paese.
La comunità anglo-Fiorentina era una società colta, che studiava e collezionava opere d’arte, scriveva raccontando e descrivendo le bellezze dei monumenti e dei paesaggi meravigliosamente unici della città di Firenze, corrispondenze di viaggio, racconti e descrizioni della campagna toscana, parole dedicate alle loro residenze situate sopra i più bei colli dominanti la città. Dobbiamo molto alla comunità anglo-fiorentina, che ha arricchito e trasmesso una grande apertura mentale e culturale fin dagli albori di Lady Orford, uno dei primi esempi di scelta residenziale in Firenze, acquistando Villa Medici a Fiesole nel 1772 (che divenne Villa Spence nell’Ottocento e restando anche dopo anni, proprietà di area anglosassone), George Nassau che risiedeva a Villa Palmieri, o di Lord Holland, ambasciatore inglese presso la corte toscana, che prese in affitto nel 1845 la Villa di Careggi. L’immagine della comunità inglese a Firenze è strettamente legata all’arte, alla letteratura e alla poesia, ma non da meno alla storia di politica estera, bancaria e finanziaria del nuovo Regno Italiano, della quale avremo occasione di parlarvene successivamente.
Elena Tempestini