Lo dirò al prossimo che mi viene a dire che i veri viaggi, i viaggi che contano, sono quelli che ti portano lontano. Quelli che ti obbligano a macinare molti chilometri, prima. Lago di Bolsena, poco più di due ore di macchina da casa mia. Un’escursione che si può tentare anche in giornata: e altre volte m’è scappata una sosta, di passaggio, magari giusto per sgranchirmi le gambe.

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Questa volta mi sono fermato per alcuni giorni e sulle sue sponde mi è sembrato di essermi spinto assai più lontano che per destinazioni che magari ho raggiunto in aereo. Sarà che mi è capitato di assaporare le stesse sensazioni che ho trovato nel cammino lungo il Vallo di Adriano oppure sulle dune affacciate sul Baltico. Mi sono fatto compagnia con le ombre del passato: con le loro vicende, con le loro presenze ancora vive.

 Quanta storia, quante storie, da cui lasciarsi accompagnare, tuffandosi in queste acque scure solo per la sabbia vulcanica, oppure passo dopo passo, lungo l’antica strada dei pellegrini, quella via Francigena che, dopo aver attraversato e abbandonato la Toscana, qui inizia il countdown verso Roma (scollinando Montefiascone mancano ormai “solo” 100 chilometri).

Le suggestioni – e le letture per alimentarle – appartengono solo a chi intende accoglierle: non aggiungo altro. Meglio concludere con una manciata di consigli.

Trebbiano

Il vino: non può che essere quello che ricompone lo sguardo sulle colline intorno al lago con il senso della storia. E racconta la storia del vescovo che, sulla strada verso Roma insieme all’imperatore Enrico V, mandò in avanscoperta il suo coppiere perché segnalasse i vini migliori tracciando un “est” (cioè un “c’é”) vicino alla porta della locanda o della cantina. Il vino di Montefiascone meritò per tre volte quel segnale, con tanto di sei punti esclamativi. Era il 1111 e da allora si fa bere, e bene, l’Est Est Est.

 Il pesce: magari storcerete il naso, di fronte al pesce di lago. Anch’io voto per sogliole e branzini. Però provate a cedere anche a questa tentazione. Magari previa visita al piccolo ma piacevole acquario di Bolsena, dedicato per l’appunto ai pesci di lago. So che non è bello metterla così, ma poi viene più facile pensare a un coregone (così chiamano da queste parti il lavarello) servito arrosto.

Infine, a Bolsena ci sono due posti tra i tanti che regalano qualcosa che non ha che vedere solo con ciò che potrete bere e mangiare. Anche solo per vederli: una osteria che porta il nome della Francigena e in cui potrete facilmente immaginarvi pellegrini di altri secoli (anche a prescindere dalla polenta al sugo di cinghiale e dalle lumache) e una libreria, una piccola accogliente libreria che vi servirà buone cose seduti tra molti libri.

E poiché sapete come la penso delle librerie, di quanto ci tengo, spero che non mi tocchi tornare a Bolsena per ritrovare un posto che mi nutra insieme il corpo e lo spirito. Ci fosse anche sotto casa, perché no.

Paolo Ciampi