Focus su William Friedkin, sì, proprio lui, il regista dell’Esorcista, film horror ancora terrificante a mezzo secolo dalla sua uscita! A proposito del rapporto con il cibo del grande regista di Chicago, abbiamo interpellato la critica e storica cinematografica Daniela Catelli, che gli ha dedicato ben tre libri. “Friedkin. Il brivido dell’ambiguità” (1997, prima monografia italiana ed europea a lui dedicata), “L’esorcista 25 anni dopo” (1999) e, assieme a Danilo Arona, “L’esorcista, il cinema, il mito” (2002).

Friedkin Collage french connection

Il braccio violento della Legge

A tavola con… William Friedkin

“La prima cosa che mi è venuta in mente pensando al cinema di William Friedkin e al suo rapporto col cibo, è stata ‘non ci sono scene di pranzi o cene nei suoi film’ – esordisce Daniela Catelli.  Subito dopo ho ricordato un momento fondamentale de ‘Il braccio violento della legge’, premiato con l’Oscar nel 1972, che esprime in modo sintetico ed esemplare il nucleo tematico del film, che è poi un leit-motiv del regista: la contrapposizione totale tra due mondi, che si scontrano e finiscono per confondersi, in un ambiguo accavallamento morale in cui la distinzione tra bene e male, legge e crimine, giusto e sbagliato, si fa indistinta fino a scomparire.

La scena, molto famosa, è quella in cui ‘Popeye’ Doyle (Gene Hackman), il detective senza mezze misure ispirato al vero poliziotto Eddie Egan, è appostato col suo partner ‘Cloudy’ Russo (Roy Scheider) fuori da un ristorante di lusso (The Copain, oggi scomparso). Qui al caldo, sedute a una tavola imbandita, le loro prede, l’elegante Charnier (Fernando Rey) e il killer Nicoli (Marcel Bozzuffi), pasteggiano a vino d’annata e consommé.

A questo fanno seguito un succulento arrosto, dolce alla frutta, caffè e sigaretta, mentre lui fuori, intirizzito dal gelo di una New York già addobbata per Natale, riceve dal collega un trancio di pizza gommosa e del caffè oleoso che dopo un sorso rovescia disgustato per terra. Non è un caso se Russo prima di darglieli gli ha chiesto con ironia: ‘lo preferisci rosso o bianco?’. I criminali si possono permettere quello che nessun poliziotto potrà mai avere e questo contribuisce ad alimentare la rabbia e l’ossessione del protagonista, anche se è probabile, abituato com’è a pasti rapidi e freddi, che il suo palato non sopporterebbe le raffinate vivande”.

Friedkin 3 Bar

Il salario della paura – Il bar di Porvenir

I ricordi di Daniela Catelli

È vero, gran ricordo! Ne hai ancora?

“A Porvenir, ritrovo di tutte le anime perse nello splendido ‘Sorcerer – Il salario della paura’ (1977), il cibo è un mezzo di sussistenza inadeguato e i reietti protagonisti, come gli schiavi della società petrolifera, si consolano nell’unico bar di un posto dimenticato da Dio, bevendo alcool di pessima qualità.

A memoria, non ricordo nessun film di Friedkin in cui ci siano scene conviviali serene, in cui il cibo abbia un valore positivo (forse appare con una valenza più normale nelle sue poche commedie, come ‘Pollice da scasso’). In compenso, avendo avuto il piacere di cenarci diverse volte nel corso della nostra pluridecennale conoscenza, posso affermare che Billy Friedkin è un palato raffinato e un vero gourmet e apprezza particolarmente la cucina italiana.

A Lucca ha amato molto quella del Giglio e soprattutto della rinomata Buca di Sant’Antonio, ad esempio. Lui e la moglie, la grande produttrice ed ex presidente della Paramount Sherry Lansing, non sono certo tipici americani, ma hanno gusti nettamente europei per quel che riguarda l’arte, il cinema, la musica, la letteratura e ovviamente il vino e il cibo. Diciamo che, al contrario dei suoi antieroi che vivono in quelle disgraziate terre di confine, William Friedkin ha un bel rapporto con il cibo e la cucina, non si abbuffa ma sa cosa e dove mangiare. E ovviamente può permettersi di scegliere il meglio!”.

Viaggio nella filmografia di William Friedkin

E visto che si tratta di… gustar viaggiando… un breve racconto del tema del viaggio nella sua filmografia?

“Il viaggio nel cinema di William Friedkin è sempre una fuga – spiega la Catelli -: quello che lui stesso preferisce tra i suoi film, il già citato ‘Il salario della paura’, tratto dallo stesso romanzo di Georges Arnaud che ha ispirato il capolavoro ‘Vite vendute’ di Henry-Georges Clouzot, ci porta in giro per il mondo fin dall’inizio. Dalla Parigi regno del grande capitale corrotto, alla Gerusalemme lacerata dal terrorismo, fino al mondo criminale del Messico e del New Jersey.

Nell’introduzione, in modo simile a come aveva fatto ne ‘L’Esorcista’ con l’Iraq, Friedkin inquadra le vite perdute dei suoi protagonisti. Nei suoi film, non si viaggia mai per diletto, per scoprire nuovi mondi: lo si fa per sfuggire a chi ti dà la caccia, ai peccati passati che ti rincorrono e richiedono sacrifici umani, oppure al Male in senso stretto.

William Friedkin, in compenso, grazie ai suoi film, alla regia delle opere liriche, ai festival che lo hanno tardivamente riscoperto, e nella vita privata, ha viaggiato ovunque, spesso col massimo comfort, e si è sempre confrontato con gli altri. Ex ragazzo cresciuto in strada, ha trovato i suoi amici tra peccatori e santi, potenti e gente comune, sempre disposto al dialogo, giustamente insofferente nei confronti della stupidità, ma aperto all’umanità, di cui ha abbracciato allo stesso modo le zone d’ombra e le luminose potenzialità.

I suoi film, in fondo, sono tutti dei viaggi alla scoperta di un mistero, che sia quello della fede o della abiezione umana, e immergersi nel suo cinema vuol dire trovarsi di fronte a specchi in cui – se si ha il coraggio e la volontà di riflettersi – scopriamo ogni volta nuove cose su di noi, vivendo la follia, la paura e l’adrenalina che nelle nostre vite tranquille ci sono fortunatamente risparmiate. Fosse anche solo per questo, William Friedkin resta uno dei più grandi registi della storia del cinema”.

dal film l'Esorcista

dal film l’Esorcista

La Daniela Catelli prossima ventura?

“Dopo tanti anni di onorata professione, rischio come molti di perdere il lavoro o di trovarmi comunque in una condizione di semi povertà che mi accomunerà purtroppo a certi personaggi friedkiniani. Prima della pandemia ho partecipato a un documentario, al momento ancora inedito, su un altro mio amore cinematografico, ‘La casa dalle finestre che ridono’.

Continuo a scrivere per il momento su Comingsoon.it, a vedere film horror (ma ovviamente non solo) e spettacoli teatrali e a occuparmi di cinema e serie tv, mantenendo sempre una mia visione indipendente, onesta e analitica sulle cose e riuscendo a volte, come è successo nel 1994 proprio con Friedkin, a stabilire ancora rapporti con persone belle e creative che esistono anche in questo ambiente. Nonostante il crollo verticale di qualità e di senso nella mia professione, sono convinta che non può piovere per sempre e sono ancora combattiva e vitale, anche se sul futuro, dati i tempi e il Paese sempre più ignorante in cui viviamo, non riesco a essere ottimista più di tanto”

Daniela Catelli

Daniela Catelli

Chi è Daniela Catelli

Daniela Catelli nasce nel 1958 a Lucca, dove compie i primi passi nella critica cinematografica sulla rivista “La linea dell’occhio”. Collabora per molti anni a “Segnocinema”, “Duel”, “X-Files” e alle webzine “It”, “Halcinema”, “RevisionCinema”. Dal 1990 vive a Roma, dove inizia nel 1999 l’esperienza di Coming Soon Television in qualità di redattrice-autrice, lavoro che svolge tuttora per Anicaflash, società proprietaria del marchio, anche dopo la chiusura del canale, sul sito www.comingsoon.it.

Ha collaborato al Noir in Festival e ad altri festival cinematografici e ha partecipato a volumi collettivi di saggistica su David Lynch, David Cronenberg, Wes Craven, Mel Gibson, Christopher Lee. Da sola ha pubblicato “Ciak si trema” (Teoria 1996, seconda edizione riveduta e ampliata Costa & Nolan 2007), “Friedkin. Il brivido dell’ambiguità” (Transeuropa, 1997, prima monografia italiana ed europea dedicata al regista), “L’esorcista 25 anni dopo” (Puntozero, 1999).

Assieme a Danilo Arona ha pubblicato nel 2002 “L’esorcista, il cinema, il mito” (Falsopiano). Dal 1999 al 2014 ha realizzato per Coming Soon Television centinaia di interviste e servizi news, tradotto altrettante ore di documentari, interviste e backstage americani, scritto e realizzato programmi settimanali come Director’s Chair, Horror Night, Alfabeto, Keyword, Coming Attractions, è apparsa come critico ospite nei programmi della rete (Cinepatici, Pandora, Siamo Stati Uniti, Square), ha recensito film e pubblicato le proprie interviste sul sito www.comingsoon.it.

Ha collaborato con interviste e traduzioni dall’italiano all’inglese al premiato volume di Tim Lucas: Mario Bava. All the Colors of the Dark (Video Watchdog, 2008). Nell 2017, per conto di Comingsoon, ha scritto i testi dei primi cinquanta documentari sul cinema italiano de ‘La fabbrica dei sogni’ e sei episodi di ‘Donne da Oscar’ condotti da Margherita Buy per il nuovo canale del digitale terrestre Cine Sony.