Articolo di Enrico Zoi  per la rubrica Anniversari –  Un quarto di secolo senza Frank Sinatra, sembra quasi impossibile. Per lo meno per quelli delle generazioni del secondo dopoguerra, che sono cresciuti ascoltando l’inconfondibile suono della voce – The Voice – del cantante e attore italoamericano.

Eppure, il 14 maggio del 1998, Frank Sinatra muore al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles (California, Stati Uniti), lui che era nato a Hoboken, nel New Jersey, il 12 dicembre del 1915, come Francis Albert Sinatra.

Fa quasi specie dover ricordare la sua grandezza artistica: tra 1932 e 1996, spaziando nei generi pop, jazz e swing, la star incide ben 166 album e vende 150 milioni di dischi, e dal 1941 al 1995 partecipa come attore a 72 opere, tra film per il grande schermo, tv-movies ed episodi di serie televisive.

Vince tre Oscar, uno dei quali, memorabile, come miglior attore non protagonista in Da qui all’eternità (From Here to Eternity, 1953, regia di Fred Zinnemann), al fianco di Burt Lancaster, Montgomery Clift, Deborah Kerr, Donna Reed ed Ernest Borgnine.

È uno dei miti del ‘900, non c’è dubbio.

 

Frank Sinatra a tavola

E a tavola? In cucina? Al ristorante? Com’era Sinatra?

Le curiosità

La “zona alimentare” della biografia di Sinatra è ovviamente costellata di aneddoti e di suggestioni tra il vero e il faceto. Qualche esempio?

Al di là delle convinzioni politiche dell’artista, non sempre coerenti, si sa che il presidente statunitense Richard Nixon fu un suo grande ammiratore e che, nel lustro del suo mandato, i due cenarono insieme alla Casa Bianca almeno cinque o sei volte ogni anno. Pasti importanti dunque! E reiterati…

Pare poi che, nel suo periodo d’oro, Sinatra fumasse moltissimo e bevesse un litro di whisky al giorno!

Se poi diamo retta ai resoconti del suo maggiordomo-autista, George Jacobs, prodigo di notizie (anche, ma non solo) enogastronomiche sul suo illustre datore di lavoro, allora dobbiamo mettere agli atti come non si gli dovesse mai servire il sushi, nessuna verdura a parte le melanzane alla parmigiana e mai carne poco cotta. Nelle sue memorie, per la precisione, Jacobs scrive:

B28-099, 24-07-2003, 12:21, 8C, 4144×3248 (859+3118), 100%, IISG/zw/wt, 1/120 s, R66.8, G48.7, B56.5

Ci ha messo un’ora in cucina… per raccontarmi come gli piaceva che venisse servita ogni cosa. Il modo corretto di preparargli le sottilissime bistecche e braciole di maiale, i tramezzini con le uova strapazzate, il pane da rosolare in olio d’oliva italiano (mai spagnolo), le fette di bacon morbide e mai croccanti che voleva a colazione. Sottolineò il suo disinteresse per la maggior parte delle verdure, fatta eccezione per la parmigiana di melanzane e i peperoni arrostiti... Infine, naturalmente, quella salsa alla marinara, con i pomodorini italiani schiacciati, e il prescritto equilibrio di aglio, prezzemolo e olio”.

E poi gli spaghetti dovevano essere al dente e conditi con lo ‘scarpariello alla New Jersey’ (come da insegnamento di Natalina – o Natalie – Garaventa, ovvero mamma Sinatra). Né doveva mai mancare una scorta di zuppa Campbell’s con i fagioli, che il cantante amava consumare in solitudine, davanti alla televisione. Se poi aveva come ospiti a cena Dean Martin e la moglie, bisognava accompagnare il pasto di quest’ultima con la sua ‘letteratura’ favorita (le riviste porno!); se, al contrario, l’invitata era Greta Garbo, non si doveva scordare che la Divina era vegana!

L’ultimo pasto di Frank Sinatra prima di morire? Formaggio alla griglia.

 

I suoi cibi preferiti

Leggende e gossip a parte, i cibi preferiti da Frank Sinatra erano: l’agnello alla brace; i fusilli con aglio e acciughe; gli spaghetti alla marinara; la pasta e fagioli; Bourbon, cipolla caramellata e hamburger blu; la già citata parmigiana di melanzane al forno; la bistecca alla griglia; il vitello alla milanese; le alette di pollo fritte; il piatto con pollo, patate e cipolle; e il cheesecake di ricotta al limone con guarnizione di fragole.

Insomma, il suo menu ideale nasceva anche dagli incroci ‘geografici’ fra una madre ligure (di Rosso di Lumarzo, nei pressi di Genova), un padre siciliano (Antonio Martino) e la sua vita statunitense. Mediterraneo più Oceano Atlantico, in altre parole. Questo sia fra le mura domestiche della sua abitazione di Palm Springs, sia fuori casa, nei ristoranti che godevano più di altri della sua fiducia e del suo apprezzamento, come il Patsy’s di New York e il Leo’s Grandezvous della sua città natale, Hoboken.

Sinatra in cucina

Jenny Hammerton, nota autrice di numerosi libri di cucina, ha scritto: “Frank Sinatra, a detta di tutti, era un cuoco molto abile. Naturalmente prediligeva le ricette italiane e si proclamava la prova vivente di un uomo che amava tutta la pasta, i sughi e i pani tradizionali d’Italia; nonostante ciò, si manteneva snello e magro”.

L’artista stesso fu autore di un libro di cucina: ‘The Sinatra Celebrity Cookbook’, del 1996, che metteva insieme, come in un’antologia, tanto le ricette provenienti dalla casa di Frank e di sua moglie Barbara, quanto quelle dalle cucine, fra gli altri, di – ancora lui! – Dean Martin (antipasti di patate al caviale) e Jerry Lewis (pasta con verdure e pesto, per rimanere nel tema ligure/materno).

E la musica?

I titoli di coda di questo breve excursus enogastronomico su Sinatra viaggiano sulle note di una sua canzone… in tema! Ovvero ‘The Coffee Song’, di Bob Hilliard e Dick Miles, dedicata con ironia al caffè brasiliano.

La potete ascoltare qui: https://www.youtube.com/watch?v=zTbJBnkRkFo

Evviva Frank Sinatra!