Enrico Zoi per la rubrica “Anniversari” – Il 12 febbraio del 1923, a Firenze, vede la luce Gian Franco Corsi, universalmente noto come Franco Zeffirelli. In tutto il mondo, in questi giorni, si celebra il centenario della nascita di questo estroverso e controverso regista, sceneggiatore, scenografo e politico italiano, scomparso nel 2019. Uno di quei personaggi che ha contribuito a far conoscere la cultura italiana nei due emisferi.

Il suo lavoro

Al suo attivo tante regie teatrali (Shakespeare, Pirandello, Miller, Bene, Eduardo…), moltissime opere liriche (Boheme, Traviata, Rigoletto, Trovatore, Cavalleria rusticana, Otello, Don Giovanni…), monumentali sceneggiati televisivi (Gesù di Nazareth) e una serie di celeberrimi film, fra i quali ricordiamo La bisbetica domata, Romeo e Giulietta, Fratello sole, sorella luna, Il campione, La traviata, Otello, Il giovane Toscanini, Un tè con Mussolini e Callas Forever. Senza dimenticare il ruolo di aiutoregista di Luchino Visconti ne La terra trema e in Senso.

Un tè con Mussolini

Spulciando, come sempre a memoria, nella sua opera, personalmente, fra i suoi film con allusioni enogastronomiche, mi sovviene per primo Un tè con Mussolini, pellicola storica del 1999. Lo spunto del titolo rappresenta la scintilla dell’intera trama. Siamo nella Firenze del 1935. Una signora inglese che risiede nel nostro Paese Mary Wallace (Joan Plowright), si prende cura di Luca (Baird Wallace), figlio ‘illegittimo’ di Paolo (Massimo Ghini), un commerciante di stoffe che non lo vuole riconoscere.

Hester Random (Maggie Smith), altra signora inglese amica della Wallace, vedova dell’ambasciatore inglese in Italia e simpatizzante del fascismo, riesce prendere un tè con il Duce e ad ottenere promesse di garanzie per il ragazzo. Da quel tè si sviluppa la vicenda del lungometraggio, che, nel 2000, vince il Premio Bafta alla migliore attrice non protagonista (Maggie Smith) e il Nastro d’argento per i migliori costumi ad Anna Anni e Alberto Spiazzi.

Anna Magnani e Maria Callas

Di Franco Zeffirelli è anche divertente citare le sue frequentazioni della trattoria Frattina di Roma, ma anche riportare alcuni episodi di vita quotidiana, come quello riferito qualche tempo dalla giornalista Sara Recordati: “Franco Zeffirelli mi raccontava questo aneddoto con grande affetto per due donne straordinarie: aveva invitato a cena.

Una era Anna Magnani, che voleva essere da sola con lui, ma la stessa sera, Maria Callas gli telefonò dicendogli che era a Roma e lui non poté fare a meno di invitarla. Si ritrovò a tavola con queste due tigri. Alla fine le due si piacquero e si capirono, perché erano molto simili, forti e fragili allo stesso tempo, e finì che chiacchierarono loro due come sorelle, ignorandolo!”.

Richard Burton ed Elizabeth Taylor a cena dalle mie zie

Un secondo aneddoto nasce da un ricordo personale. Come molti forse già sanno, ho avuto come zio Piero Nenciolini (attore in Berlinguer ti voglio bene, direttore di teatri e regista egli stesso), il quale era amico d’infanzia di Franco Zeffirelli. Ebbene, quando quest’ultimo era impegnato nella regia de La bisbetica domata (eravamo probabilmente nel 1966, visto che il film uscì ai primi del 1967), lo zio portò Zeffirelli, Richard Burton ed Elizabeth Taylor a cena a casa sua in via Ricasoli a Firenze.

Ai fornelli le mitiche, anziane zie, di cui purtroppo non ricordo i nomi. Rammento però benissimo che la loro cucina era ottima e, quando capitava anche a me di accomodarmi alla loro tavola, non potevo non pensare, pur bambino, che su quelle stesse sedie avevano sostato e mangiato due divi come la Taylor e Burton!

Romeo e Giulietta

Da uno Shakespeare all’altro, ci piace ricordare anche come Zeffirelli reinterpretasse la cultura enogastronomica dei tempi del Bardo nel suo Romeo e Giulietta. E lo facciamo riportando brevemente quanto scrive Mariacristina Cavecchi nel suo saggio La dieta Mediterranea di Shakespeare al cinema, del 2016:

“Zeffirelli riscrive la tragedia Romeo e Giulietta per i giovani degli anni Sessanta affidandosi ai volti sconosciuti dei giovanissimi (e inesperti) Leonard Whiting e Olivia Hussey. L’allora direttore artistico dell’Old Vic, Michael Benthall, gli chiedeva inoltre ‘di portare alla produzione un tocco d’Italia’ e qualcosa di ‘veramente mediterraneo: la luce del sole su una fontana, vino, olive e aglio’.

In questa produzione, che divenne un punto di riferimento imprescindibile per gli allestimenti successivi della tragedia, il dettaglio naturalistico della scena si arricchì di una ben nota attenzione per il cibo e per l’atto del mangiare, così che sbocconcellare una mela finì per diventare un gesto scenico che serviva a conferire vitalità e naturalezza. Ma forse il regista era a conoscenza del fatto che in età elisabettiana si riteneva che le mele fresche fossero indigeste e che mangiarle senza cuocerle fosse segno di una gioventù impetuosa”.

L’Ultima Cena

Senza alcuna irriverenza, ma per omaggiare Zeffirelli, ci piace infine menzionare e rendere disponibile alla visione qui un pasto un po’ particolare, l’Ultima Cena, occasione più unica che rara per ammirare la maestria del regista anche al cospetto di una produzione televisiva, quella del Gesù di Nazareth, andato in onda sulle reti Rai nel 1977.

Buon centenario, Maestro!