Diciamolo chiaro: quanti di voi sono convinti che i ristoranti siano una fonte di contagio Covid? Non pensate forse che lo siano di più le code in una mensa, quelle del supermercato o salire su un bus? I ristoratori in questa pandemia sono quelli che ci hanno rimesso di più e con loro tutta la filiera produttiva e lavorativa che si portavano dietro. Aziende di vino, produttori, lavanderie e chi più ne ha ne metta.
Non sono certo il delivery e i miseri ristori a sistemare i conti (e l’anima) di chi ha messo nella sua cucina passione, denaro e aspettative di vita.
Ristoratori bravi cittadini
Da bravi cittadini i ristoratori hanno chiuso quando è stato loro detto. hanno creduto a chi diceva loro che le loro attività “erano una prima fotne di contagio”. Poi hanno investito di tasca propria per mettere “a norma” igienica i loro locali. Poi hanno chiuso e riaperto seguendo i semafori imposti dai Dcpm del Governo arrivati all’aultimo anche quando si era già fatti acquisti e ordinato merci.
Nonostante tutto l’impegno della ristorazione italiana il contagio persiste. Non è che sotto queste chiusure forzate c’è dell’altro? C’è da domandarselo seriamente.
Spesso si fa confusione tra chi condivide aperitivi, sigarette e chiacchierare in uan piazza all’aperto e chi regola i flussi della clientela e la controlla.
Noi di GustarViaggiando siamo degli “osservatori” e questo non vuol dire negazionisti ma qualcosa sfugge ad ogni logica. Perchè andare al ristorante “crea contagio” nonostante tutte le accortezze prese dai ristoratori e salire su un bus dove siamo molto più vicini e dove nessuno pulisce in continuazione no?
Gli esperti a cui si è affidata la politica sembrano non capire che dietro alla ristorazione c’è un mondo di lavoro, di stipendi, di aziende agricole, di aziende di produzione che avevano nella ristorazione la loro entrata maggiore. Quindi perchè chiudere un ristorante ma tenere aperto un parrucchiere che mette le mani sulla persona stessa giusto per fare un esempio?
Chi ha interesse a chiudere l’eccellenza italiana?
Viene da domandarsi: chi ha interesse a far chiudere l’eccellenza italiana, e aggiungo europea, nel mondo? Chi non fa parte di questa società ma è interessato ad impossessarsene, forse? “La pensiamo da complottisti”? No, mettiamo solo insieme i fatti, i discorsi,i dati, le cifre, i numeri, le percentuali, guardiamo in questo e in altri settori della nostra società, con occhio critico senza prendere tutto per oro colato da qualunque parte arrivi.
L’Unione dei Ristoranti del Buon Ricordo, nata nel 1964 aveva iniziato a dare l’allarme già a marzo 2020. Allarme ripeturo in aprile e in maggio. Si è scontrata con una realtà difficile fatta anche di divisioni interne che non hanno giovato. “non c’è più tempo” gridano dall’Unione. E noi ne siamo consapevoli. I ristori in molti casi non sono serviti a pagare neanche gli affitti, la cassa integrazione non sempre è arrivata e i ristoratori si sono dovuti esporre, le tasse “scorrono” e si è fiaccati.
C’è ancora chi reagisce ma, se non cambieranno le cose, per molti non resta che la chiusura.
L’appello dell’Unione Ristoranti del Buon Ricordo
Noi da queste pagine rilanciamo l’appello dell‘Unione Ristoratori del Buon Ricordo nella speranza che i ristoratori si uniscano. Noi speriamo invece che si facciamo promotori di una protesta pacifica e seria che potrebbe partire con la riapertura dei loro locali. Se tutti fanno la stessa cosa forse chi di dovere capirà.