Storia di un prodotto e di un territorio. Conoscere le dop italiane

il miele di castagno della Lunigiana è il più anziano dei tre DOP italiani ed è figlio di una terra per la quale l’apicoltura rappresenta storicamente una splendida risorsa. E’ uno di quei pochissimi nettari dal gusto amaro. E’ stato il primo, in ordine cronologico, a ottenere il riconoscimento DOP italiano. Stiamo parlando del miele di castagno della Lunigiana, territorio di circa 97.000 ettari all’interno della provincia di Massa Carrara.

Il miele risorsa del territorio

Che il miele in queste zone abbia sempre rappresentato un’importante risorsa è attestato dai libri dell’Estimo generale della Comunità di Pontremoli a partire dall’anno 150. Qui infatti si afferma che era prevista una tassa per ogni alveare posseduto. In quell’anno quelli censiti furono 331, appartenenti prevalentemente alle famiglie ricche che li facevano condurre a terzi con forme d’affitto. Per fare un paragone, basta confrontare il numero degli alveari con quello dei capi di bestiame altrettanto censiti: 447 mucche, 15 asini, 32 cavalli, 41 maiali!

Da questi documenti si ricavano ulteriori notizie sia sull’utilizzazione dei prodotti dell’alveare. Il miele veniva usato come dolcificante, come materia prima per dolci e come medicinale e per la cera per la costruzione di candele .C’erano regole sull’iter che un apicoltore doveva utilizzare dopo un’eventuale “sciamatura”. infatti, aveva massimo 24 ore di tempo per il recupero, dopodiché il proprietario del terreno entrava in possesso dei volatili d’oro.

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L’ultima rilevazione parla di 225 apiari e 4324 arnie, situati soprattutto nei Comuni di Pontremoli, Zeri, Mulazzo, Tresana, Podenzana, Aulla, Fosdinovo, Filattiera, Bagnone, Villafranca in Lunigiana, Licciana Nardi, Comano, Fivizzano, Casola in Lunigiana, per una produzione che supera le 100 tonnellate annue.

Il castagno la pianta che fa vivere la montagna

Il castagno è il fiore all’occhiello. Coltivato sin dal tempo dei Romani, rappresenta da sempre un’importante risorsa per le famiglie contadine della Lunigiana. Una fonte basilare per l’alimentazione insieme alla possibilità di ricavarne altri prodotti come legname, carbone e tannino. E anche oggi è possibile trovare i segni di questa antica coltura nelle molte preparazioni tipiche a base di farina di castagne: lasagne bastarde, pattona, bollenti, frittelle, armogliolo.

Api e castagni

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Attualmente le superfici boschive della Lunigiana ammontano a circa 65.000 ettari e costituiscono il 67% del territorio. La superficie interessata dal castagno è stimata a sua volta intorno ai 20.000 ettari. Le api frequentano il castagno durante il periodo di fioritura che avviene nei mesi di giugno-luglio. Una fioritura breve ma intensa che frutta grandi quantità di nettare. Prova ne sia che molte aziende italiane praticano qui il “nomadismo” attirate dalla garanzia di produzioni con caratteristiche superiori per qualità e quantità.

caratteristiche del miele di castagno della Lunigiana

Il miele di castagno della Lunigiana presenta le seguenti caratteristiche: colore ambra scuro, spesso con tonalità rossastra; odore forte e penetrante; sapore persistente con componente amara più o meno accentuata. Un’altra qualità che invogli a provarlo? Si mantiene per lungo tempo allo stato liquido, quasi quanto la beneamata acacia.

Maurizio Melani