Vino che passione ovvero, perchè ci sono sempre più appassionati

Tutti intenditori?

La passione per il vino sembra aver colpito un po’ tutti. Basta andare in un qualsiasi ristorante e vedere come ai tavoli tutti, o quasi, assumano quell’aria da inteditori di lungo corso, come i bicchieri siano roteati ad arte, come il naso si insinui nei calici alla ricerca di sentori primari.

Dagli anni ’80 il percorso fatto dal vino italiano e non solo è stato una ricerca volta alla qualità. Gli italiani hanno compreso che avevano una risorsa tra le mani e molti si son trasformati da contadini a vigneron alla francese. Altri sono arrivati e hanno studiato, compreso, si son messi in gioco e oggi il vino italiano è tra i più amati nonostante la forte concorrenza estera.

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Abbiamo i terreni dalla nostra e la professionalità acquisita. In questa situazione l’ago della bilancia punta verso la moda, il vino è diventato uno status con il quale bisognaimparare a convivere.

E se i corsi per sommelier registrano sempre più iscritti e quelli di avvicinamento fanno sempre il tutto esaurito c’è chi in rete suggerisce “trucchi per sembrare esperti” e fingervi pure wine influencer. Ma fingersi non serve è meglio farsi almeno un po’ di infarinatura leggendo libri e partecipando alle migliaia di degustazioni che le associazioni e le cantine organizzano anche a prezzi accessibili.

Sicuramente, anche se non diventerete esperti, poi vi sarà difficile trovare buono il vino del contadino, quello che l’acidità te la regala anche al naso! Intanto potrete diverstirvi a smarcherare chi esperto si finge.

Come scoprire chi si finge esperto.
È facile capire se chi avete davanti non è proprio un esperto anche se prendendo in mano la carta dei vini assume dell’aria di sufficenza da intellettuale di sinistra con le scarpe da 2000 euro (almeno).

L’attenzione va posta alle parole che dice. Non fidatevi di chi vi chiede, per esempio, se preferite delle “bollicine”, si è già smascherato da solo. Sicuramente scarterà i vini blasonati, con qualche smorfietta, arricciando il naso e dicendo che  preferisce cantine dove si fa ricerca. Vi elencherà poi  una serie di nomi a voi sconosciuti e tanto velocemente che non avrete neanche modo di verificare la veridicità delle sue affermazioni sul cellulare.

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Sicuramente vi dirà che la sua passione lo porta a non amare  la barrique e le note vanigliate che regala al vino,  e ancora proseguirà che sui rosati ha qualche riserva e che di bianchi ne salva pochissimi nel panorama italiano.

Poi vi parlerà di territorio, più volte. passione e territorio. E vi dirà come ogni vino racconta la storia del territorio a cui appartiene, vi parlerà di vitigni autoctoni e qui potrete fare fare qualche domanda. Provate a chiedere, regione per regione, il nome di qualche vitigno e, dalla reazione, vedrete quanto ne sa.

Quando il vino scelto arriverà in tavola arriverà il momento che sentirete parlare di frutti rossi, di frutta matura, di spezie, tabacco, pepe nero e altro ancora se avrete davanti un rosso; frutti a polpa bianca, fiori bianchi e via dicendo se la scelta è finita su un bianco.

Sentirete parlare poi  di acidità, tannini ben bilanciati e di mineralità. Se siete cortesi non chiedete, se volete infierire, fate domande su domande. Gli abbiamanti con il cibo fanno caderi i più ma non infierite se è solo uno che passione questo passo decisivo non lo ha fatto.

E intanto voi preparatevi perchè pare che oggi non essere esperti di vino sia una colpa e può anche ssere l’occasione per fare belle amicizie.

Rosy Pergola