Articolo di Roberta Capanni per la rubrica “In Vino Veritas” – Gli italiani hanno ancora problemi ad immaginarsi un vino con il tappo a vite, associando a questo tipo di chiusura una scarsa qualità del prodotto. Eppure, di esperienze ce sono e, soprattutto in alcuni paesi, la richiesta è crescente. Da cosa viene questa ritrosia?
Il tappo di sughero è tradizione e tutti sanno che ha la capacità di favorire gli scambi di gas, permettendo al vino di invecchiare alla perfezione. A questo si aggiunge il lato “romantico”: i gesti dell’apertura, il suono delicato o vigoroso mentre il tappo lascia la bottiglia e via dicendo. Quindi, per chi fa vino di qualità, decidere di usare il tappo a vite è una scelta coraggiosa.
Un’azienda a cui il coraggio non è mai mancato: Tamburini
All’azienda Tamburini di Gambassi Terme in Toscana il coraggio non è mai mancato. Oggi l’azienda, oltre la sua sede storica nel Chianti, situata in quello che nel medioevo è stato un monastero, ha inaugurato una nuova cantina a Montalcino segnando così una crescita aziendale di tutto rispetto in un momento di grande cambiamento globale.
La nuova etichetta: Mike
Mike è il Sangiovese con tappo a vite che va ad arricchire la “Family Selection” di Emanuela Tamburini, donna eclettica, solare, determinata. Mike entra a far parte della linea dei rossi Igt, prodotto con uve sangiovese in purezza, parte con sole 600 bottiglie annata 2020 arrivate sul mercato nell’aprile del 2024.
La voglia di sperimentare di Emanuela e del marito Michele Jermann, fervido sostenitore del tappo a vite data la sua esperienza friulana, ha portato l’azienda a proporre il tappo a vite anche nel mercato dei vini fatti per migliorare nel tempo. “Il tappo a vite “ ricorda Michele Jermann- – permette di garantire anche su vini importanti una maggior freschezza e longevità, oltre ad una costanza a livello sensoriale.”
La bottiglia del Mike rispetta il profilo della Family Collection: Emanuela Tamburini ha dedicato “Mike” a suo marito come “Italo”, Chianti Docg Riserv,a è dedicato al nonno e “Theboss”, Chianti Docg, è dedicato al padre Mauro. Da questo si comprende come per questa azienda la famiglia sia la base e la forza per andare incontro, con coraggio, a ogni cosa.
Il nostro assaggio
Il colore rosso rubino intenso ricorda un vino più giovane, carico di aspettative. Il panorama olfattivo è ampio e giocoso, a nostro avviso, è un vino che mantiene vitalità, che si arricchisce senza scaricarsi. Piacevoli note di prugna e toscanissime more di rovo. Una leggera, fresca nota balsamica, la piacevolezza della vaniglia e del tabacco.
Il momento dell’assaggio è sempre rivelatore e Mike non lascia indifferenti: la freschezza è la nota che colpisce. I tannini sono vivaci, non invasivi. Un vino sapido, che invita al sorso. Lo abbiamo provato con tagliatelle al ragù con cui ha dialogato davvero molto bene. Sicuramente adatto a piatti di carne e salumi e formaggi con stagionatura importante.
Chi ci segue sa bene che, per noi, la verità viene prima di tutto e che la vitalità di un vino (un vino può risultare “morto” anche se giovane) è alla base di tutto. Abbiamo quindi misurato la sua vitalità con i nostri sistemi e il Mike è stato promosso a pieni voti!
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