Alzi gli occhi e non puoi che notarlo il Vittoriale degli italiani. Imponente e austero sulla collina. Passeggi sull’elegante lungolago di Gardone Riviera, fra un elegante negozio e un bar alla moda e lo vedi.
É una delle attrazione della piccola cittadina, ma senza ombra di dubbio è uno dei luoghi che più merita una visita della zona del lago di Garda.
Sarà perché lasciandosi sfiorare i capelli dalla brezza, sempre presente sul Garda, pare di sentire riecheggiare le sue odi. Suggestione? Sicuramente, ma è indubbio che la figura ingombrante di Gabriele d’Annunzio lascia sempre sensazioni forti.
La villa dove suonava Liszt
Sull’onda di queste sensazioni saliamo a quello che è, senza ombra di dubbio, uno dei luoghi più interessanti del nostro paese il Vittoriale degli Italiani.
Difficile definire con poche parole questa casa-giardino-museo di uno dei personaggi più eclettici della storia italiana. E pensare che era solo una elegante villetta di campagna prima che il gusto istrionico del poeta non la trasformasse.
Gabriele D’Annunzio volle trascorrere in questo luogo i suoi ultimi anni di vita. Quasi un auto esilio quando capì che Mussolini lo aveva messo da parte.
Il Vittoriale degli italiani è un caleidoscopio di vie, piazze, giardini, corsi d’acqua e persino un teatro all’aperto dove niente è banale. Un paese nel paese vista lago.
Un sogno utopico diventato realtà grazie all’aiuto del fedele architetto Carlo Moroni. L’intento (riuscito) di celebrare ad eterna memoria la sua “vita inimitabile” di poeta-soldato e quella degli altri eroi italiani della Prima Guerra Mondiale.
Era il 1921 quando l’affittò per 600 lire al mese e per solo un anno da uno studioso d’arte dove ospitò anche un quasi sconosciuto allora Mussolini. Poco dopo però l’acquistò per 130.000 lire e altrettante ne spese per acquistarne anche il contenuto fra cui la biblioteca con 6000 libri, il pianoforte appartenuto a Liszt, i manoscritti di Wagner e altri importanti cimeli.
Quella caduta che ha cambiato la storia d’Italia
Un luogo ricco di ricordi e di storia perché essa da qui, banalmente è transitata quando si chiamava cronaca.
Era ancora un uomo inquieto D’Annunzio quando abitò questo luogo. L’impresa di Fiume era appena dietro le spalle e il malumore della “vittoria mutilata” una ferita profonda nel suo animo.
E poi il mistero di quella rovinosa caduta dal primo piano dove si ferì alla testa che gli impedì di ospitare Mussolini e Nitti in un incontro a tre che se si fosse svolse forse avrebbe cambiato le sorti dell’Italia.
Non a caso pochi mesi dopo Mussolini con i suoi marciò su Roma informando il poeta solo a cose fatte.
All’Italia che profondamente amava e per cui aveva dato molto D’Annunzio, senza eredi e depresso, donò il suo buen ritiro.
Quasi come atto di rivalsa contro il nuovo Duce degli italiani da cui in cambio pretese e ottenne l’investitura ad eroe nazionale e molte risorse.
Aerei, navi e sommergibili in casa e in giardino
Così anno dopo anno il Vittoriale divenne quello che è oggi arricchendosi di quei cimeli che lo rendono speciale.
Lo Sva dell’eroico volo su Vienna, alcuni massi di guerra (Adamello, Sabotino, Pasubio, San Michele, Grappa) collocati nei giardini, i Mas (Motoscafo Anti Sommergibile, ma per d’Annunzio l’acronimo si scioglie in Memento Audere Semper) con il quale aveva compiuto nel 1918 la “Beffa di Buccari”, una ventina di vagoni ferroviari, l’idrovolante S 16 e la prua della Nave Puglia rimontata e collocata sul promontorio “la Fida”.
Un luogo di fermento e fantasia plasmato ad immagine e somiglianza del proprietario dove il poeta e il suo architetto, giorno dopo giorno, creano, migliorano, restaurano e stravolgono ambienti e giardini.
A tutto fiato dalla Priora allo Schifamondo
Visitato ogni anno da oltre 180.000 persone il Vittoriale emoziona, incanta, travolge e stravolge.
D’Annunzio è tutto lì, appena oltre la coppia d’archi dell’ingresso monumentale su cui troneggia la scritta “cogli la rosa, ma evita le spine”. Incredibile l’anfiteatro. Quasi magico essere lì al centro immaginare Pompei che ha ispirato la sua costruzione e scorgere il Monte Baldo, Sirmione e la rocca di Manerba.
Ecco poi “la Priora” sua ultima dimora e bottino di guerra della Grande Guerra, il suo proprietario era tedesco, dove sono tantissimi dei suoi libri e gli oggetti d’arredo provenienti da ogni parte del mondo.
Entrando nella casa colpiscono le tende, i drappeggi, i vetri variopinti e quell’ambiente sempre in totale penombra e non puoi che pensare alla fotofobia che l’ossessionava dopo la ferita all’occhio rimediata in guerra. In quella penombra ti pare quasi di vederlo aggirarsi nella stanza. Sarà per i suoi occhiali appoggiati lì, quasi a caso sullo scrittoio accanto ai libri impilati e la tavola apparecchiata.
Poi ecco la Zambraccia, quello studiolo sul cui scrittoio si chinò e morì il 1 marzo 1938.
Un tourbillon di emozioni, stanza dopo stanza, simbolo dopo simbolo, fino a riuscire all’aria aperta dove fra ruscelli, boschi, prati e fontane spuntano i cimeli di guerra. Perfettamente inseriti, pur nella loro stranezza, nel contesto ambientale.
Al Vittoriale un aereo per lampadario
Prima di uscire e tornare nel mondo reale non possiamo che transitare per lo Schifamondo pensato e voluto come la riproduzione dell’interno di un transatlantico con tanto di oblò, stretti corridoi e ponte di comando.
Un luogo pensato per ospitare mostre, conferenze e concerti coperto da una cupola e su cui cala, a mo’ di lampadario, l’aereo da caccia con cui sorvolò Vienna beffando gli austro-ungarici.
Un luogo di fermento e fantasia plasmato ad immagine e somiglianza del proprietario dove il poeta e il suo architetto, giorno dopo giorno, plasmano, migliorano, restaurano e stravolgono ambienti e giardini.
Esci da il Vittoriale, guardi il lago e respiri. D’Annunzio è sempre lì, quasi presente accanto a noi.
“Sono avido di silenzio dopo tanto rumore, e di pace dopo tanta guerra.” dichiarava dopo l’impresa di Fiume, ma neanche sulle rive del lago di Garda a dire il vero ha mai trovato pace.
E pensare che fra i limoneti, le olivete e la collina degradante fin quasi a sfiorare le rive del lago doveva abitare solo per un breve soggiorno…
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