Marco Capitoni e la sua azienda nella Toscana da cartolina. Qui c’è il segreto di un vino in anfora che racconta il Sangiovese cresciuto su antichi fondali marini. Qui ci sono vecchi vocaboli recuperati e innovazioni Qui c’è il racconto di un produttore che sa trasmettere al 100% l’eredità di valori dei suoi avi.
Marco Capitoni proviene da una famiglia di agricoltori, da generazioni. Un bel podere in Val d’Orcia, a Pienza, la zona che ci regala panorami da cartolina per cui la Toscana è sognata in tutto il mondo.
Arrivare da Marco Capitoni ci permette di attraversare quelle meravigliose strade bianche, polverose e sconnesse, che corrono su e giù per le colline toscane. Strade fiancheggiate da cipressi, mentre le vigne ci scorrono veloci accanto.
Fa molto caldo in questa estate priva di piogge ma le viti non sembrano aver sofferto troppo il sole a picco e la mancanza d’acqua. Merito anche di una lavorazione del terreno “adatta”, come ci spiega poi Marco.
Vini in anfora: non più solo una moda
Siamo qui perché, ormai da tempo, abbiamo una certa curiosità per la vinificazione in anfora. Avevamo conosciuto l’azienda Capitoni al Vinitaly qualche anno fa e abbiamo deciso di andare a vedere, di toccare con mano. Insieme alla cordialità di Marco Capitoni e a un panorama mozzafiato, ci accoglie una cantina dotata di fascino,. Non grandissima ma una di quelle da cui non vorresti mai uscire.
Una vecchia immagine: la famiglia del passato che vigila sul presente.
La “famiglia”, il passato, fatto di lavoro duro di generazioni ci fanno compagnia nella nostra visita. Lo fanno con discrezione, occhieggiando da una vecchia foto di famiglia appesa proprio sopra le anfore, gli orci di terracotta. Volti duri e provati, nei loro vestiti buoni messi per quella istantanea di famiglia, che oggi ammiriamo. Sono loro le persone che hanno trasmesso a Marco Capitoni la passione per questa sua azienda dove oggi, alla manualità del passato, si aggiungono le nuove conoscenze acquisite.
I vini in anfora vanno di moda. Finita l’era del “legno a tutti i costi” con vini che talvolta sapevano di “trucioli” di legno, l’arrivo delle anfore in terracotta per vino sono le benvenute. Ma ora il vino avrà un sapore terroso?
Passione 100% e un vino con un “diario di bordo”.
Girando per cantine, conoscendo tanti produttori si incontra passione e conoscenza a go-go. Ma Marco Capitoni ci mette qualcosa in più nel suo racconto, una “grazia” particolare Assaggiando la ritroviamo nel suo “Frasi”, un vino che in ogni annata “raccoglie e racconta il suo pensiero”.
Ogni anno, infatti, un’ etichetta riporta, anzi per meglio dire, fotografa il carattere di quella vendemmia. Racconta lo stato d’animo che ha accompagnato la nascita di quel vino, una sorta di diario di bordo dell’anima che il produttore trasmette a chi quel vino lo berrà.
Dentro ad ogni vino con scelte anche difficili: l‘esperienza del Troccolone
Marco Capitoni è dentro ad ogni suo vino. In questo suo “Frasi” c’è l’ interpretazione del Sangiovese (aiutato da un po’ di Canaiolo e pochissimo Colorino) di un vigneto di appena 1 ettaro. Qui l’antico fondale marino riaffiora nei frammenti di fossili e conchiglie. Stesso terreno per il “Capitoni” , 80% Sangiovese- 20% Merlot , che cresce in eleganza negli anni.
Ma noi siamo venuti anche, e soprattutto, attirati dal quel suo vino in anfora. Qui in Val d’orcia, il metodo permette di valorizzare le uve di una porzione di vigneto a Sangiovese.
Sentir parlare Marco Capitoni di questo suo vino è un’altra esperienza perché la scelta di vinificare in anfora non è un’impresa facile. Le potenzialità della vinificazione in anfora oggi sono conosciute ma in Toscana siamo ancora ad una fase che possiamo definire di sperimentazione. Si migliora anno dopo anno.
Dei precedenti assaggi da produttori che stanno provando questo tipo di vinificazione non eravamo rimasti del tutto convinti. Nonostante i netti miglioramenti ancora tanti difetti. Quindi scarsa godibilità del prodotto scarsa ma il Troccolone Orcia Sangiovese di Capitoni ci ha rivelato tante sorprese. Rutte belle.
Una figura scomparsa: il troccolone.
Troccolone, parola dialettale che Marco ha voluto recuperare e mantenere viva per legare questo sua creatura al territorio. Ma chi era il troccolone? Era la figura che frequentava i poderi della Val d’Orcia, vendendo di tutto un po’, dai bottoni, ai picconi, a utensili e vendeva per baratto. Un affarista, un furbacchione, solo apparentemente un sempliciotto, che sapeva come trarre il maggior profitto dai suoi affari. E le donne che rimanevano a casa mentre gli uomini erano nei campi si facevano corteggiare volentieri…
Trarre maggior profitto ed è questo che il Troccolone di Capitoni fa dal Sangiovese. Un vino sicuramente diverso e forse non adatto a chi ormai è troppo abituato ai passaggi in barriques. Un vino “vero” che profuma di Val d’Orcia e che si indirizza verso un nuovo tipo di consumatore, attento e alla ricerca della naturalezza.
La scelta dell’anfora è stata una scelta “tattica” per Marco Capitoni. Le prime prove nel 2012 hanno portato alla decisione di usare anfore da 5 hl fatte all’ Impruneta (con quella sua terra speciale e unica). Anfore realizzate con la tecnica manuale del “colombino” cioè senza l’uso di stampi non smaltate o vetrificate.
L’estrema pulizia dei contenitori e il saper far vino regalano questo vino d’anfora che meglio di altri racconta il Sangiovese di questa parte di Toscana.
Ma Marco Capitoni ha continuato a sorprenderci: partendo dal disegno sulle sue etichette. Ma questa è un’altra storia che racconteremo nel prossimo articolo.
Per le schede tecniche dei vini di cui vi abbiamo parlato vi rimandiamo a www.capitoni.eu
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[…] Di marco Capitoni e della sua azienda ho scritto durante la mia visita e vi invito a leggere l’articolo su gsutarviaggiando. […]